CALCIO
Urs Fischer e l'innominabile League
L'allenatore zurighese sta portando l'Union in Champions a colpi di "scaramanzia"
Pubblicato il 17.04.2023 17:24
di Giorgio Keller
Union Berlin in Champions League? Sì, no, sì, no, ni. Inchiodato in casa sul pari dal Bochum in quest’ultimo turno, la squadra di Köpenick (Berlino est) rimane però al terzo posto in Bundesliga a quota 52 punti (Bayern 59, Dortmund 57), uno davanti al Lipsia e due sul Friborgo.
L’allenatore zurighese Urs Fischer è dunque in corsa per la Champions League ma malgrado ciò preferisce non avventurarsi in questo tema: la parola Champions da molte settimane è proibitissima sia all’interno dello spogliatoio che in ogni genere di dichiarazioni o interviste.
Ma che cosa sta succedendo a Berlino? A dire il vero, una situazione finora unica nella storia dell’Union, la squadra detta “Arbeitermannschaft” (squadra dei lavoratori) è giunta nella massima lega tedesca alcune stagioni fa quando Urs Fischer ne assunse le redini in 2. Bundesliga.
Giacché parliamo di lavoratori, anche a Urs Fischer venne dato dell’”Arbeitersohn” (figlio di lavoratori) da parte della stampa svizzerotedesca, ma più che altro per il fatto del suo carattere modesto ma amichevole e oltremodo altruista. Ha giocato 545 partite tra Zurigo e San Gallo e allenato lo stesso Zurigo (un secondo posto finale), Thun (quarto) ma soprattutto in due anni a Basilea ha colto due titoli e una coppa… per poi venir ringraziato per tutto quanto fece al St. Jakob al termine della seconda stagione.
Ma torniamo alla Alte Försterei (“vecchia selvicoltura”) dove si trovano stadio e campi di allenamento dell’Union. La scorsa settimana alcuni lavoratori – scusate, addetti ai lavori – hanno rinnovato l’intero impianto di altoparlanti dello stadio e naturalmente hanno provveduto al classico “sound check”.
Volente o nolente, dai nuovi altoparlanti è uscito proprio l’inno della Champions League, allorché Fischer (madre italiana, regione Passo della Cisa, Appennino tosco-emiliano) si è girato di un botto chiedendo delucidazioni in merito: “Doveva essere assolutamente necessario compiere questi test proprio durante una seduta d’allenamento?”.
All’infastidito mister sono giunte sia le scuse che le giustificazioni. Gli addetti ai lavori hanno compiuto il loro lavoro abituale senza sapere della seduta d’allenamento poco lontano; bisogna sapere che all’Union (fondato nel 1910 come SG Union Oberschöneweide) non dispongono delle attrezzature di un Bayern o un Dortmund, addirittura furono proprio i tifosi dell’”Arbeitermannschaft” a metter mano al rinnovamento dello stadio alcuni anni or sono. E il tabellone luminoso è ancora sostituito dal lavoro a mano coi cartelli, un po’ come al vecchio Comacini di Chiasso di una volta: se una squadra segna 10 gol, problemi "logistici"…
L’irritato Fischer (in tedesco “pescatore”) in definitiva l’ha presa sul ridere quando gli hanno spiegato che la musica emanata dagli altoparlanti faceva parte di uno standard impiegato nei test in tutti gli stadi: “Va bene, va bene. Francamente, per il momento preferisco delle melodie di AC/DC che non quella della Champions, le quali, se potessi scegliere, preferirei sentirle in settembre”.
Ma coincidenza musicale o no, a Köpenick più che a (non) qualificarsi per l’innominabile “League” hanno paura di qualcos’altro: che un grosso club venga a pescarsi il loro allenatore.
 
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