I diritti vanno prima riconosciuti e poi garantiti
Senza libertà non c’è uguaglianza
Spetta alla donna svelare se stessa
Pubblicato il 07.03.2021 23:01
di Angelo Lungo
Il femminismo è un fenomeno contraddistinto da due aspetti correlati tra di loro: da un lato è un movimento politico di donne che si sono battute e si battono per vedersi riconosciuti e garantiti i diritti sociali, politici ed economici; dall’altro un’elaborazione teorica e concettuale che ha l’obiettivo di denunciare e analizzare le strumentazioni culturali che storicamente determinano il predominio maschile sulle donne.
Le origini del pensiero femminista sono da inquadrare nel periodo della Rivoluzione francese in due paesi: la Francia e l’Inghilterra.
Le figure antesignane sono due.
Olympe de Gouges nacque nel 1748 a Montauban, era figlia di un macellaio. Si sposò a 16 anni ma due anni dopo era già separata. Si trasferì a Parigi e cominciò a scrivere numerose commedie. Ardente sostenitrice della Rivoluzione, nel 1791 fu la prima a codificare i diritti della donna pubblicando: “Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne”. Oppositrice di Robespierre fu arrestata nel 1793 e ghigliottinata.
“Uomo, sei tu capace di essere giusto? Chi ti pone questa domanda è una donna: questo diritto, almeno non glielo toglierai. Dimmi. Chi ti ha dato il potere sovrano di opprimere il mio sesso? la tua forza? Le tue capacità? Osserva il creatore nella sua saggezza; percorri la natura in tutta la sua grandezza, alla quale sembri volerti avvicinare, e dammi, se ne hai il coraggio, un esempio di questo potere tirannico”.
Mary Wollstonecraft nacque a Londra nel 1759. La sua fu una vita breve e avventurosa. Visse un’infanzia di povertà e stenti, condizionata dall’alcolismo del padre. Si rese indipendente con le proprie forze, si formò un’istruzione in maniera personale. Intrecciò relazioni tempestose. Sposò il filosofo William Godwin, precursore dell’anarchismo, dal quale ebbe la figlia Mary.
Mary Shelley (dal cognome del marito) autrice del celeberrimo: “Frankenstein; or, The Modern Prometheus".
Mary Wollstonecraft diede alle stampe nel 1792 il testo fondamentale: “A Vindication of the Rights of Woman”, ritenuto un capolavoro.
“Amo l’uomo in quanto mio simile, ma il suo scettro, reale o usurpato, non mi riguarda, a meno che l’intelletto di un singolo non meriti il mio omaggio; e persino allora la sottomissione è alla ragione e non all’uomo”.
Sostiene Michela Marzano: “Essere dalla parte delle donne non significa sognare un mondo in cui i rapporti di dominio possano finalmente capovolgersi per far subire all'uomo ciò che la donna ha subito per secoli. Essere dalla parte delle donne vuol dire lottare per costruire una società egualitaria, in cui essere uomo o donna sia «indifferente», non abbia alcuna rilevanza. Non perché essere uomo o donna sia la stessa cosa, ma perché sia gli uomini sia le donne sono esseri umani che condividono il meglio e il peggio della condizione umana. L'obiettivo della donna non è quello di dominare l'uomo, dopo essere stata dominata per secoli, ma di lottare perché si esca progressivamente da questa logica di dominio”.