CALCIO
La bellezza dell'attesa
Il Letzi, nel pomeriggio di sole che ammanta Zurigo, è una reminiscenza di Provenza
Pubblicato il 24.04.2023 08:36
di Giorgio Genetelli
Le ore prima del match sono quanto di più spirituale o leopardiano si possa sperare, anche meglio che stare nel bosco o in una spiaggia deserta. Lo stadio è vuoto, le squadre riposano nei ritiri, gli allenatori pensano solitari, gli addetti allo stadio preparano con una calma quasi innaturale e muta, le bibite si raffreddano, i cibi si scaldano, e noi ci godiamo il tempo sospeso nel cuore frenetico della città. Tutto questo sparirà in una bolgia di emozioni che covate a lungo si scontreranno con clangore di cuori e pensieri alla rinfusa. Ma non ora, ora si possono scrivere fogliettini artistici pieni di note e immaginare schieramenti, riempire i vuoti con la fantasia, sentire il proprio respiro nelle cuffie silenti.
L’immenso Letzigrund è il meglio, è un impianto vecchio e ampio con la sua pista olimpica come una collana arancione sul maglione verdissimo dell’erba. Altri stadi, moderni, sono più freddi e capisci che oltre alla partita che verrà si preparano anche, se non soprattutto, allo shopping variegato che appare un orpello da bisognosi. Alcuni hanno anche l’erba di plastica, altri sono linee di ferro e brillano di luci fredde. Il Letzi no, nel pomeriggio di sole che ammanta Zurigo con una reminiscenza di Provenza, c’è una dolcezza che spinge con delicatezza al raccoglimento prima della messa laica e furente che seguirà.
È un godimento da privilegiati che aiuta a preparare quel piccolo pezzo di storia in diretta, e quindi imprevedibile, che è una partita di calcio. Alla quale va dato impegno, serietà e parole in equilibrio tra tecnica e improvvisazione.
Poi, dopo questo viaggio nel silenzio, arriveranno incontri e confronti, ma a quel punto tutti sapremo più o meno cosa fare per tenere lontane le brutture del mondo là fuori e divertirci, come compagni in gita scolastica.