Derby firmato Jani
Lajunen. Il finnico ha dimostrato di non essere ancora un
giocatore finito. Malgrado la difficile operazione all’anca, sempre delicata per un giocatore di hockey, ha saputo
riprendersi il Lugano. E lo ha fatto da vero gladiatore del ghiaccio.
Uno che sa cosa significa soffrire e prendere colpi a ripetizione per
non risparmiarsi a favore dei compagni. Se chiedete ai giocatori del
Lugano cosa ne pensano di Lajunen, la maggior parte risponde che uno
come lui è fondamentale per il gioco di squadra e per l’equilibrio.
Gioca difensivo aiutando i compagni di
difesa a bloccare i dischi gettandosi a ripetizione sul ghiaccio, si
propone in avanti e si piazza davanti allo slot per coprire il
portiere avversario. Quante reti sono state evitate e fatte? Molte dicono i compagni di squadra.
Contro l’Ambrì Lajunen ha
semplicemente giocato la partita perfetta. Quella che si sogna da
bambino quando si vuole diventare un giocatore protagonista. Buona
parte del successo bianconero è merito suo e dal suo cilindro ha
cavato tutto il miglior repertorio per cui è diventato Jani Lajunen.
Nato il 16 giugno del 1990 e alto 1.89, il nazionale finlandese ha vinto un mondiale nel 2011 in Slovacchia e
un argento in Russa nel 2016.
A Lugano lo ricordiamo grande
protagonista nei play-off disputati dai bianconeri, un giocatore che non si tira indietro quando la lotta si fa dura e ci mette
del suo. Il fisico innanzitutto e la mentalità di squadra. “Si
vince solo con la squadra, mai con il singolo” ama ripetere
solitamente nelle sue interviste.
Partito nell’ultima stagione come
quinto straniero a disposizione dei Rockets in attesa del suo
completo recupero, con la prematura partenza di Carr per la NHL Lajunen non ha mai potuto indossare la maglia della formazione di
Biasca, ma appena guarito gli son bastati una quindicina di giorni di
allenamenti in squadra per convincere subito Serge Pelletier ad
inserirlo come titolare fisso.
"Un giocatore come lui serve sempre" ci
ha detto Serge. E come dagli torto? Certo che lo
scorso anno non aveva convinto pienamente ma aveva un problema non da
poco. Risolto e rimessosi in forma a man mano ha dimostrato di potersi
meritare una chance anche per la prossima stagione.
Nelle ultime partite, oltre a difendere
e a dare fastidio ai portieri avversari, ha pure riscoperto il
vizietto del gol. Giocatore completo il vichingo, che a 31 anni
potrebbe risultare ancora importante per la causa bianconera.
A volte i fuoriclasse non bastano per
vincere, occorrono anche i gladiatori che danno e prendono colpi a
favore del gioco collettivo. Insomma un centro completo quello
ritrovato da Serge Pelletier e un giocatore in scadenza di contratto
che potrebbe fare nuovamente comodo al Lugano in futuro.