La Juve è la seconda squadra eliminata agli ottavi di
Champions, ma solo perché ha giocato trenta minuti in più del Siviglia. Un
fallimento proprio mentre Agnelli e l’Eca vorrebbero una Champions elitaria e
l’Uefa un allargamento a 36 squadre, con ben 225 gare al posto delle 125
attuali. Questo paradosso è simbolico della confusione alimentata dalla sete di
denaro dei potenti del calcio europeo. In un momento in cui tutte le
poltroncine degli stadi sono vuoti, un gran tempismo, non c’è che dire. E
ricordiamo che, proprio a causa della pandemia di coronavirus, in agosto si
erano disputati a Lisbona partite secche a partire dai quarti, una decisione
opportuna che ha permesso di concludere il torneo ed è stata giudicata
attrattiva da tutti quanti. Salvo poi capire che in teoria meno gare uguale
meno soldi, soprattutto dalle televisioni, dimenticando che il pozzo non è
senza fine, specialmente adesso.
I soldi, già. Quelli che la Juve ha speso per Ronaldo, per
vincere finalmente la Champions e che l’ha indebitata per un pugno di mosche.
Indebitate lo sono tutte le grandi (vedi Barcellona, oltre il miliardo di rosso).
Quindi, avanti con la comunella guidata proprio dal deluso Agnelli, alla caccia
di ogni maledetto soldino come fosse un topolino da mettere nel piatto.
Poi c’è la questione tecnica, che incrina lo spettacolo che
a noi poveri diavoli tocca vedere da casa: gioco deprimente da parte di quasi
tutte le squadre (Juve – Porto, andata e ritorno, è l’esempio di come si possa
giocare male a quei livelli). Si sta puntando alla saturazione, senza
minimamente tenere in conto la salute degli atleti, costretti a campionati
mostruosi e compressi, a impegni anacronistici con le nazionali tipo l’astrusa Nations
League, a non allenarsi praticamente più. Infortuni a ripetizione, rose
sterminate, costi alle stelle, tamponi e quarantene. E nessun conforto da
stadio, popolato al massimo da pietose repliche digitali di tifosi spariti nel
nulla.
Mentre il mondo riduce tutte le attività e l’occupazione più
grande è rimanere in casa a rimuginarsi l’ombelico, il calcio vuole
moltiplicarsi come un organismo neoplastico.
È una pazzia, neanche bella da vedere e men che
meno divertente.