Calcio
Il Sion affondato da Cibelli
Un errore inaccettabile, commesso dall'arbitro in campo e da quelli davanti ai monitor
Pubblicato il 07.05.2023 15:01
di Giorgio Genetelli
Chiacchierando con Numa Lavanchy, prima del match che ieri ha visto il Sion precipitare all’ultimo posto, ci si diceva che un rigore come quello della settimana prima - assegnato da Wolfensberger con la solita manfrina del video a bordo campo guardato attentamente come a convincersi dell’irrealtà del cosmo, con Dzemaili che lo tira due volte e pareggia, togliendo ai vallesani due punti che meritavano - beh, quel rigore l’avrebbero fischiato solo contro il Sion, il Lugano e magari il Servette. Ma suvvia, siamo tutti un po’ complottisti, ma io non ci credo, come dice Crozza.
Poi arriva al Tourbillon l’arbitro Luca Cibelli, che come onomastica non gira attorno allo Zytglogge e non si radica sull’Hütttliberg e anzi assomiglia un po’ al Seve Piacquadio, e in un finale drammatico con il Winterthur in vantaggio assegna un rigore al Sion per un tocco di mano chiarissimo di Schmid. Ma poi il Var (Very Important Rotam) lo invita alla televisioncina di bordocampo e per tre minuti vediamo anche noi sul monitor l’episodio, una quindicina di volte: rigore limpido, adesso conferma la sua decisione, è scontato. E invece no, Cibelli agita in orizzontale le braccia e come una forbice taglia e annulla il rigore e sé stesso. Il Sion perde la partita e un altro punto. E fanno tre, in sette giorni. Ora, i casi sono tre anch’essi: o tutto l’armamentario messo in campo per togliere ogni dubbio non funziona, oppure l’umano è incompetente, oppure è la vecchia malafede. È che quando l’arbitro era solo col suo fischietto si era tenuti a rispettarne le decisioni prese in un istante, anche quelle sbagliate. Era una questione di etica dell’errore umano, bisognava armarsi di tolleranza e civiltà. Adesso che invece c’è tutto a disposizione, come per i bambini, sono inaccettabili errori di team composti da quattro arbitri sul campo, tre davanti ai monitor, decine di telecamere, tecnologia da hacker e qualche superiore in tribuna, tutti istruiti in lunghissimi seminari e fermi nell’idea di progresso.
Eh sì… Poi invece succedono catastrofi, come ieri a Sion, in un match di importanza capitale per la salvezza delle due squadre in campo. Il peggio, però, sarà che con circonvoluzioni ipnotiche l’apparato arbitrale dirà che il regolamento è stato rispettato, cavillando a più non posso su un pallone che finisce per ben tre volte sulle braccia di Schmid, ma non è rigore perché il regolamento qua e il regolamento là. Cibelli l’ha fatto sorridendo alla telecamera, inusitato mezzo di propaganda. Siamo alla prostituzione intellettuale (diceva uno), però legale e smentita dai regolamenti flessibili ad minchiam. E l’arbitro? Non serve più e quindi fa danni, è un uomo confuso al quale hanno sottratto responsabilità e autorevolezza e vive malissimo correndo qua e là sul campo all’impazzata come i preti di una volta, con la schiuma da barba, i taschini rigonfi e le oreillettes a comandarlo come quelli del fastfood. Forse Cibelli si è ribellato e noi non lo sappiamo. Intanto, lo danno asserragliato nel castello della foto in attesa dei Tartari.