Chiacchierando
con Numa Lavanchy, prima del match che ieri ha visto il Sion
precipitare all’ultimo posto, ci si diceva che un rigore come
quello della settimana prima - assegnato da Wolfensberger con la
solita manfrina del video a bordo campo guardato attentamente come a
convincersi dell’irrealtà del cosmo, con Dzemaili che lo tira due
volte e pareggia, togliendo ai vallesani due punti che meritavano -
beh, quel rigore l’avrebbero
fischiato solo contro il Sion, il Lugano e magari il Servette. Ma
suvvia, siamo tutti un po’ complottisti, ma io non ci credo, come
dice Crozza.
Poi arriva al Tourbillon l’arbitro Luca Cibelli, che
come onomastica non gira attorno allo Zytglogge e non si radica
sull’Hütttliberg e anzi assomiglia un po’ al Seve Piacquadio, e
in un finale drammatico con il Winterthur in vantaggio assegna un
rigore al Sion per un tocco di mano chiarissimo di Schmid. Ma poi il
Var (Very Important Rotam) lo invita alla televisioncina di
bordocampo e per tre minuti vediamo anche noi sul monitor
l’episodio, una quindicina di volte: rigore limpido, adesso
conferma la sua decisione, è scontato. E invece no, Cibelli agita in
orizzontale le braccia e come una forbice taglia e annulla il rigore
e sé stesso. Il Sion perde la partita e un altro punto. E fanno tre,
in sette giorni. Ora, i casi sono tre anch’essi: o tutto
l’armamentario messo in campo per togliere ogni dubbio non
funziona, oppure l’umano è incompetente, oppure è la vecchia
malafede. È che quando l’arbitro era solo col suo fischietto si
era tenuti a rispettarne le decisioni prese in un istante, anche
quelle sbagliate. Era una questione di etica dell’errore umano,
bisognava armarsi di tolleranza e civiltà. Adesso che invece c’è
tutto a disposizione, come per i bambini, sono inaccettabili errori
di team composti da quattro arbitri sul campo, tre davanti ai
monitor, decine di telecamere, tecnologia da hacker e qualche
superiore in tribuna, tutti istruiti in lunghissimi seminari e fermi
nell’idea di progresso.
Eh sì… Poi
invece succedono catastrofi, come ieri a Sion, in un match di
importanza capitale per la salvezza delle due squadre in campo. Il
peggio, però, sarà che con circonvoluzioni ipnotiche l’apparato
arbitrale dirà che il regolamento è stato rispettato, cavillando a
più non posso su un pallone che finisce per ben tre volte sulle
braccia di Schmid, ma non è rigore perché il regolamento qua e il
regolamento là. Cibelli l’ha fatto sorridendo alla telecamera,
inusitato mezzo di propaganda. Siamo
alla prostituzione intellettuale (diceva uno), però legale e
smentita dai regolamenti flessibili ad minchiam. E l’arbitro? Non
serve più e quindi fa danni, è un uomo confuso al quale hanno
sottratto responsabilità e autorevolezza e vive malissimo correndo
qua e là sul campo all’impazzata
come i preti di una volta, con la schiuma da barba, i taschini
rigonfi e le oreillettes a comandarlo come quelli del fastfood. Forse
Cibelli si è ribellato e noi non lo sappiamo. Intanto, lo danno
asserragliato nel castello della foto in attesa dei Tartari.