CALCIO
Silenzio, parla il VAR
Ora danno la colpa a me per le loro decisioni sbagliate, per le loro inadempienze
Pubblicato il 08.05.2023 08:19
di Giorgio Genetelli
Napoleone è morto, Carlo è imprigionato e anch’io non mi sento tanto bene. Mi chiamano Var, un acronimo, come se non avessi una vita mia e fossi solo un’emanazione dell’Arbitro, anzi, dei tanti Arbitri che a furia di copule mi hanno generato per aiutarli nei campi, come si faceva una volta nelle famiglie contadine. In questi due giorni di maggio me ne hanno fatte di tutti i colori, i miei padri, e ora danno la colpa a me per le loro decisioni sbagliate, per le loro inadempienze. Ma non sono io a fallire, io che sono ridotto a macchinario sofisticato il giusto, nel senso che mi manca sempre un millimetro alla perfezione e in quel millimetro tutti affondano il coltello nascondendo il braccio.
Mi hanno tirato in ballo a San Gallo, a Sion, a Lucerna, a Basilea, un tour de Suisse virtuale dagli schermi di Volketswil, dove c’è una sala a me dedicata e un terzetto di padri (gli Arbitri) che si danno alla gangbang come in un qualsiasi bordello d’altri tempi, accecati dalla libidine letteraria dei loro manuali sulle regole del gioco, un kamasutra dell’offside con cartellini rossi e gialli e l’orgasmo del penalty dato e ritrattato.
A me chiedono solo immagini su immagini, i guardoni. Poi se le scambiano con gli altri padri sguinzagliati nei campi e si eccitano di nuovo mentre io mi sfinisco di lavoro inutile e sempre da rifare, subendo perfino le maledizioni della folla.
Sono stanco. Vorrei tanto andarmene per la mia strada come ogni giovane sogna, magari adottato da una qualche Intelligenza Artificiale che mi sappia amare veramente per quello che sono, lasciando i vecchi padri Arbitri alle loro abitudini e alle loro tradizioni, che stanno scritte in quei libri di cui dicevo e che per loro sono sacri.
Mi sento in colpa, le colpe dei padri ricadono sempre sui figli. Parafrasando il saggio Pulici, il mio sogno è un mondo di orfani. Forse è il sogno anche dei Calciatori, in balìa dei padri Arbitri pure loro. Ma non posso, i padri mi hanno incatenato, anche se vorrei tanto dirvi: Addio.