Podismo
La sfida estrema di Filippo Rossi
Il podista ticinese, in partenza per l'Australia, è pronto per una grande impresa
Pubblicato il 10.05.2023 07:03
di Angelo Lungo
Filippo Rossi, ha 33 anni, è attratto dalle corse lunghe. Vive a Lugano ma si sposta per il mondo. È un ultramaratoneta, partecipa a competizioni dure, dove è necessario un allenamento specifico ma soprattutto una forte motivazione. E serve una dose di coraggio immane, le energie quando mancano bisogna trovarle nel profondo: dove c'è l'anima.
Si è appena conclusa la Marathon des sables.
“Ho un ricordo che ancora oggi mi dà i brividi, era il 2014. Rammento la maestosità, la grandezza della gara. Il percorso è duro e difficile, per me era un sogno: andare dove c'erano i grandi. E poi il deserto con tutta la sua solitudine che mi chiamava. Ero impressionato dall'organizzazione, una 'macchina da guerra', con tutti i suoi partecipanti, con tutta la sua fama. Io, però, prediligo gare più piccole a livello di impatto mediatico”.
Cosa rappresenta per lei la corsa?
“Con il tempo è divenuta una parte importante della mia vita. Faccio 2 o 3 gare l'anno, è un sacrificio specie per chi ha lavoro e famiglia, sostengo 12-13 allenamenti a settimana, sono oltre 10 ore, poi c'è la palestra, insomma un impegno quotidiano. Ma dalla corsa non posso più prescindere. Quando corro mi sento rilassato e a mio agio, entro in una dimensione speciale”.
Come è arrivato alla corsa estrema?
“Per caso, uno dei miei primi allenatori me ne ha cominciato a parlare. Ho visto delle foto e via, ho accettato la scommessa, quella di misurarmi con qualcosa di nuovo. Quando ho partecipato alla Marathon des sables avevo solo 24 anni, ero tra i più giovani del gruppo”.
La preparazione alle competizioni.
“Sono nella situazione ideale. Non devo riportare obbligatoriamente dei risultati. Ho la fortuna di avere degli sponsor che mi aiutano. Le pressioni sono relative, devo finire la gara. Sono autonomo nelle scelte e posso concentrarmi a modo mio”.
I ricordi più belli?
“Ho corso per 11 deserti, tutti diversi, tutti belli nella loro particolarità. Sono delle esperienze magnifiche e profonde. Sento sempre di avere uno spirito fresco che mi alimenta. Non faccio mai la stessa gara. Farei un'eccezione per la Marathon des sables, vorrei ritornarci, per migliorare il mio risultato, la mia posizione e correre più forte”.
È in partenza?
“È tutto pronto. L'appuntamento è in Australia, il 17 maggio sarò al via della “The Track”. Mi aspettano 540 km da percorrere in 10 giorni, per un totale di 9 tappe, in autosufficienza e su di un terreno sterrato. Mi spinge la voglia di mettermi ancora alla prova: è una sfida personale con me stesso. E poi c'è l'emozione di una nuova avventura. La vittoria è l'obiettivo concreto che vorrei cogliere”.
Lei è un giornalista freelance.
“Sono stato un reporter in giro per il mondo, specie nelle zone di guerra. Ora mi sono un po' ritirato. Non ho più condiviso quel modo di fare giornalismo, la propaganda con cui ero confrontato e quel mare di odio”.