Uno dei commenti neutrali più diffusi, guardando
Milan-Inter, è che Real-City del giorno prima è di un altro livello, quasi un
altro sport. Commenti superficiali, o tendenziosi, dato che ognuno gioca a modo
suo e sono semifinali di Champions, non il torneo di Peccia. Quattro squadre
che per arrivare lì hanno disputato dieci incontri, spartiti tra gironi, ottavi
e quarti del torneo più difficile al mondo. Squadre vere, squadre forti.
Osservando la spettacolare partita tra spagnoli e inglesi
balzano all’occhio due caratteristiche: il Real sa far valere una specie di
“nonnismo” basato sul miedo escenico e con questa protervia sportiva incute
timore e peso della tradizione a chiunque; anche a un City sempre un po’
inquieto quando deve affrontare i match europei decisivi (mai vinta la
Champions e l’anno scorso fu proprio travolto dalla fermezza del Real). Il City
è una squadra-laboratorio zeppa di talenti ai quali Guardiola chiede studio e
applicazione, ma spesso vengono a cedere nervi e a mancare un po’ di cuore; si
annida in questa squadra un filo di incertezza che diventa spinato quando
l’avversario non si fa impressionare.
Ancelotti invece applica l’esperienza e un tocco di umana
passione a un gruppo che somma un capitale di esperienza ineguagliabile e la
follia rivoluzionaria del suo attacco, tra Vinicious e Benzema. Di là, Haaland
è un terminale che le squadre di Guardiola non hanno mai avuto, ma è anche un
riferimento comprensibile per le difese, dato che lo spazio lo riempie al
contrario del famoso vuoto guardiolesco.
Milan e Inter sono molto diverse. La squadra di Pioli ha
deluso, poteva cappottarsi già dopo il
primo tempo e non sembra avere la qualità nei singoli per frenare un’Inter
erculea. Già, l’Inter: Inzaghi è riuscito ad avere la squadra al meglio proprio
in questo finale di stagione, proponendo un copione ferreo e nel quale i
singoli sono sembrati in grado di non sbagliare quasi mai.
Tutto è ancora in bilico per il ritorno a Manchester, mentre
la sensazione palpabile è che al Meazza casalingo si decida tutto a favore dei
nerazzurri.
Abbozziamo un pronostico per la finale di Istanbul? City e
Inter. E per restare ai luoghi comuni, in una partita secca può succedere di
tutto. Ma il visionario Guardiola potrebbe soccombere di fronte a un Inzaghi da
acqua bassa, ma ferreo nelle sue idee e con in mano una squadra che nei ricambi
da panchina, specialmente in attacco, sembra perfino superiore agli inglesi.
In quanti si staranno toccando, ma la scaramanzia è
superstizione: sul campo e nel giornalismo è addirittura ridicola. Chi segna
vince, questa è la sola realtà a cui appoggiarsi. Il resto è roba da bar.