LIBRI
I conti con la storia
Li fa nuovamente, nella sua ultima fatica letteraria, l'ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli
Pubblicato il 12.05.2023 04:55
di Carlo Scolozzi
Fare i conti con la storia è sempre un esercizio scomodo e piuttosto arduo. Non la pensa così Paolo Mieli, ex direttore del Corriere della Sera, che li fa nuovamente nella sua ultima fatica letteraria. Attualmente in libreria, Ferite ancora aperte si occupa di guerre, aggressioni e congiure, come recita il sottotitolo dell'opera.
"Le ferite del passato non si cicatrizzano mai. Niente può considerarsi definitivo per quel che attiene alla "guarigione", più o meno apparente, dalle lesioni prodottesi in anni, decenni, secoli, addirittura millenni" scrive Paolo Mieli. E la verità delle sue parole la stiamo appunto constatando in questi mesi, di fronte all'aggressione russa in Ucraina e al sangue che scorre da quella frattura storica mai rimarginata. Il volume si china sulla questione già nei primi due capitoli, ovvero L'Ucraina di cento anni fa e La Russia di Pietro il Grande.
Poi tocca alla congiura che portò all'assassinio di Giulio Cesare e alle leggende che fondano la storia di Roma; a personaggi ed episodi del Medioevo, come Cosimo de' Medici e la caccia agli eretici; ai temi centrali del Risorgimento italiano e alla storia europea del Novecento. Mieli, insomma, ci guida con l'abilità del grande saggista alla ricerca di quelle lesioni del passato che ancora oggi fanno sentire le proprie conseguenze. Lesioni che, scrive ancora l'autore "se tenute sotto sorveglianza sono parte della "salute" dell'umanità. Servono a farci capire che i problemi non si risolvono mai una volta per tutte. Si ripresentano, spesso in modo tale da apparire nuovi, laddove invece sono nient'altro che una riproposizione di antichi traumi. Traumi che abbiamo conosciuto, affrontato, in un certo senso risolto. Facendo però poi l'errore di dimenticarcene". Ed è compito della storia e dello storico ricordarci che i fatti del passato, all'apparenza così lontani, ci riguardano da vicino. E che delle ferite ancora aperte occorre prendersi cura.