NUOTO
Il lato umano e debole della "Divina"
Federica Pellegrini si racconta, come atleta e come donna, nella sua autobiografia "Oro"
Pubblicato il 15.05.2023 11:24
di Angelo Lungo
Federica Pellegrini è la “Divina” del nuoto italiano e mondiale. Nella sua carriera ha vinto un oro olimpico e 6 campionati mondiali. Detiene, dal 2009, il record del mondo nei 200 metri stile libero. È in uscita la sua autobiografia “Oro”. Un libro che ripercorre la sua carriera sportiva, ma che racconta anche la storia di una donna. E dietro la forza dell'atleta formidabile, ecco il racconto delle sue debolezze, delle sue insicurezze. Uno stralcio è emblematico. È una confessione, resa manifesta da una parola: dismorfia. È una malattia: la persona non riesce a vedere com'è davvero. Lo specchio rimanda un'immagine che non è reale, ma è quella creata dall'inconscio e, soprattutto, dalle ossessioni. Spiega la campionessa: “Quella che vedi non sei tu, ma la proiezione della tua paura, della tua insicurezza”. Eccola diciassettenne arrivare seconda nella finale mondiale. Durante l'intervista di rito, scoppia in un pianto disperato. Urlando che la medaglia era da “buttare”. Spiega: “Solo l'oro mi avrebbe ripagato della fatica, del dolore, dell'angoscia, della solitudine”. La mamma la guarda dalla televisione e capisce e “si spaventa”, le appare “irriconoscibile, gonfia”. Piovono le critiche, era una ragazzina e avrebbe dovuto “essere felice”. Ma lei non provava nessuna “indulgenza” verso la sua persona. La veneta si trovava da alcuni mesi a Milano e ammette: “Avevo cominciato a ingozzarmi di cibo”. Era capace di mangiare chili di gelato, seguiti da numerose tazze di cereali. E tutto quello che aveva ingerito, la sera puntualmente vomitava: “Era era un po' come ripulirsi la coscienza e anche la mia maniera di metabolizzare il dolore”. La lettura del passaggio non dà tregua. La Pellegrini non esita a dire che tutto questo si chiamava bulimia: “Per me non era il problema, era la soluzione. Il mio modo di dimagrire senza sacrifici mangiando tutto quello che volevo”. Eppure avvertiva che c'era qualcosa di sbagliato, qualcosa che non andava e che il fondo era vicino. Poi la reazione e la consapevolezza che il cammino che stava percorrendo, non l'avrebbe portata da nessuna parte. A soli 17 anni: “Era saltato tutto”, poiché il suo corpo era visibile, pubblico e per un atleta “l'obiettivo non è la bellezza ma la potenza”. Ma c'è sempre un domani, per chi ci crede e chi pensa che ci sia sempre la speranza. E conclude questo, drammatico, passaggio: “Crescendo ci ho fatto pace”, con il suo corpo e con sé stessa.