CALCIO
"Un passo indietro? Non è un problema..."
Damiano Meroni, allenatore del ‘nuovo’ Chiasso, racconta le sue prime sensazioni
Pubblicato il 18.05.2023 07:15
di Enrico Lafranchi
Una settimana dopo quello che avevamo previsto in merito alle sue dimissioni dal Taverne, è arrivata conferma dell’arrivo di Damiano Meroni sulla panchina del FC Chiasso 1905. La società si dichiara onorata di avere riportato finalmente al Riva IV un allenatore ticinese, per di più tifoso rossoblù dalla sua nascita… Meglio tardi che mai, direte. Certo è imbarazzante, e anche un po’ scomodo che si sia arrivati a Meroni con tanto ritardo. Fosse andata diversamente – cioè con l’estroso tecnico di calcio regionale sulla panca del club della città di confine in tempi diversi (recenti o trascorsi) - saremmo però qui a riconoscere tra le tante “vittime” anche l’allenatore della ‘porta accanto’. Oggi dobbiamo invece rallegrarci che un presidente di nome Marco Armati abbia affidato proprio a Meroni questa delicata quanto impegnativa missione. Quella di ridare credibilità al calcio di Chiasso (inteso come prima squadra), ricreando – praticamente dal nulla – un ampio e rigoroso rapporto non solo con i tifosi, ma anche con la città, le sue autorità, la sua popolazione, gli sponsor con cui non godeva più credito da quando, campionato dopo campionato, si è continuato a rivoltare l’organico con giocatori provenienti da quasi ogni parte del mondo, pressoché mai dalla zona (o scaricati negli anni con tanto di ben servito: ci sono “casi” eloquenti!). Eppure in tempi non così remoti il Mendrisiotto oltre che essere denominato (come tuttora) ‘terra di ciclismo’ – grazie in particolare a un appassionato e autorevole dirigente come Renzo Bordogna, a lungo presidente del VC Mendrisio – aveva fama di produrre “talenti calcistici” (uno su tutti, Claudio Sulser partito esattamente 50 anni fa da Mendrisio destinazione Vevey). È il caso di dire che c’è stata in città una scarica di adrenalina!.
Armati nel dare il benvenuto al “cittadino di Chiasso Meroni” fa notare come “Damiano incarni perfettamente i valori di territorialità e appartenenza che la società tiene fortemente a trasmettere in questa ripartenza”. Precisa inoltre che “non solo Meroni ricoprirà il ruolo di allenatore della prima squadra ma che funzionerà anche da consulente per il Settore giovanile, la base su cui costruire il futuro della società”. 
Saranno in tanti a riavvicinarsi al FC Chiasso, la città in prima fila, statene certi. Il cammino è lungo e arduo, c’è tanto da recuperare. Bisognerà armarsi di pazienza e fiducia, ma siamo convinti che il ‘gruppo” Armati-Meroni (dentro il quale c’è qualche nome legato da una vita al sodalizio) possa ancora regalare ai fedelissimi tifosi rossoblù la gioia di sognare.
Damiano, che cosa ti ha spinto ad accettare la panchina del Chiasso?
Due fondamentalmente i motivi. Si concludeva un ciclo a Taverne con quattro anni splendidi e pieni di soddisfazioni dal lato sportivo e umano, quelli passati nel sodalizio del presidente Burà. A quel punto la proposta da parte del club di confine non poteva passare inosservata e non poteva non intrigarmi. Dopo avere discusso sulle intenzioni di come ripartire e su quali basi, non c’è voluto molto ad accettare la proposta. Il blasone e la storia del Chiasso hanno comunque avuto un peso e fatto il resto… Sicuramente anche delle responsabilità, che in questi giorni ho già avvertito”.
In passato non hai mai ricevuto un’offerta, una proposta di allenare la squadra?
“Per la verità sì. A memoria poteva essere l’anno 2009, quando alla presidenza c’era Giona Pifferi. La cosa era praticamente fatta, poi all’ultimo minuto, a livello professionale non mi fu data la possibilità del part time, che in un primo tempo sembrava possibile. Da lì sfumò il tutto”.
Non hai pensato a un salto all’indietro passando dalla Prima Lega al calcio regionale?
“Se avessi avuto problemi a scendere di quattro o cinque categorie, a perdere una sicura partecipazione al tabellone principale di coppa svizzera 23/24 avrei detto di no. Se non è andata così è perché non risulta un fattore determinante per la mia persona e per il mio modo di pensare”.
Armati è da considerare un po’ l’eroe del Chiasso che rinasce dalle ceneri: ti sente anche tu un “eroe”?
“Beh, per quanto mi riguarda la parola “eroe” mi sembra fuori luogo, per una persona cosciente di partire dal nulla o – per meglio dire - da una buona squadra di Allievi A con l’intento di costruire qualcosa di nuovo”.
Con quale spirito assumerai questa “missione”?
“Sapendo che sarà una sfida. Ci vorrà il coinvolgimento di tutti per rimettersi in… sella: comitato, collaboratori, simpatizzanti, tifosi”.   
Non parliamo di obiettivi, qual è oggi la cosa più importante?
 
“Riportare la gente al campo, riavvicinarla al club. La territorialità e lo spirito di appartenenza devono essere un valore elevato”.  
“Armatevi e partite” è un popolare film degli anni Settanta con Ciccio e Franco. A cinquanta anni di distanza questo titolo, che è anche un proverbio, sembrerebbe calzare a pennello per coloro che si stanno animando nel ridare vita al glorioso FC Chiasso 1905.