CALCIO
Il cuore che pulsava granata
Ricordo di Oscar Pelli a dieci anni dalla sua scomparsa
Pubblicato il 21.05.2023 06:03
di Enrico Lafranchi
La lunga appartenenza di Oscar Pelli all’Associazione Calcio Bellinzona ci riporta inevitabilmente alla ‘storica’ finale di Coppa svizzera del 1962. Il Bellinzona giocava in cadetteria, l’altra finalista – il Losanna dei nazionali Tacchella, Grobéty, Dürr, Vonlanthen… era una delle compagini più quotate della massima divisione. Dieci anni fa alla scomparsa del caro Oscar avevamo scritto: “Il cuore che pulsava granata ha cessato di battere. Pelli era una persona conosciutissima negli ambienti sportivi cantonali (e nazionali). Non solo sportivi, è stato a lungo Giudice di Pace. Ha dedicato incessantemente la sua vita allo sport della Capitale. A livello di ginnastica (Società Federale), era ‘maestro’ alle scuole superiori (oggi dovremmo dire professore di educazione fisica) sulle orme del padre Giuseppe, esperto IP. Nell’ambiente natatorio era uno dei tecnici più stimati (è stato una colonna della SNB, anche direttore dei corsi di nuoto). In tutti questi ambiti Pelli usava lo sport come strumento educativo. Il suo nome era legato soprattutto all’ACB di cui era anche stato giocatore, preparatore atletico (già nel 1948, costretto a dirigere la squadra in attesa dell’ungherese Payer) e un ottimo allenatore. Quando le cose non andavano bene i dirigenti di quel Bellinzona era lui che andavano sempre a chiamare per metterci una pezza”.
Oscar, sguardo severo, era una persona piena di calore umano. Quello che colpiva di più in lui era la sua semplicità, la sua disponibilità, la sua modestia. Raramente chiamato sotto le luci dei riflettori (d’accordo erano altri tempi), gli hanno riservato troppo poca attenzione anche i libri ACB. Negli anni post-pensionamento erano soliti fiorire nei nostri incontri aneddoti curiosi ed interessanti, tanto per dirne uno nel suo ‘ordine di marcia’ per la finalissima aveva incluso nel programma di giornata una messa per i giocatori. Era felice e orgoglioso, da grande appassionato qual era (ha partecipato anche alla ‘battaglia’, vinta, sostenuta dalla società con l’ASFA) di parlare di quei ragazzi che avevano giocato in un Wankdorf stracolmo di gente bellinzonese e ticinese (oltre ventimila!). La settimana precedente li aveva ‘convocati’ addirittura nel giardino di casa dei suoi genitori per dare loro le ultime ‘consegne’ in vista della partitissima contro, come lui lo aveva definito, lo “squadrone romando”. Gli “eroi” – appellativo che si meritarono all’epoca i granata della bella squadra capitanata da Angelo Pedrazzoli - si chiamavano Rossini, Poma, Simoni, Lurati, Rebozzi, Baldassari, Romagna, Bernasconi, Buzzin, Righini…
Che partita! Lo Sport Ticinese, per la penna di Rinaldo Giambonini, sotto il titolo “Potevano vincere anche i granata” aveva scritto di “risultato bugiardo, al termine dei tempi supplementari di una gara palpitante ed esaltante fra una squadra seconda in classifica di DNA e una (il Bellinzona, ndr) terza in B”. Il direttore del foglio rosa, Aldo Sartori, aveva evidenziato che al di là della sconfitta “il calcio ticinese è uscito a testa alta, così come hanno saputo fare l’HC Ambri Piotta che si è aggiudicato la coppa svizzera e Attilio Moresi che ha vinto il Tour de Suisse”.
Altri tempi, un’altra epoca. Di acqua sotto i ponti ne è passata tantissima. Ma Oscar oggi continua a vivere non solo nel ricordo dei figli Kika e Stefano e dei loro familiari, ma di tutta la città. Non solo la Bellinzona sportiva.