La seconda settimana
del Giro d’Italia si è chiusa con la vittoria di Brandon McNulty a Bergamo e
con Bruno Armirail ancora in maglia rosa. Domani è in programma la seconda
giornata di riposo, da martedì si entra nell’ultima e decisiva settimana.
Sarà una settimana
decisiva perché ancora una volta i big sono stati ad aspettare. Nei primi 14
giorni di corsa non si è visto nulla, nessuno scatto, nessuna azione di
squadra. L’attuale classifica generale è frutto soltanto dei distacchi causati
dalle due tappe a cronometro. Il copione è sempre lo stesso: dopo pochi
chilometri la fuga va via, il gruppo lascia fare e arriva al traguardo con 7,
10 ma anche oltre 20 minuti di distacco. Certo, la pioggia e il freddo non
hanno aiutato i corridori. Covid e maltempo hanno decimato le squadre, e una
delle edizioni fin qui più brutte del Giro d’Italia ha dovuto far fronte anche a
situazioni non semplici che hanno portato a ritiri eccellenti (Evenepoel su
tutti).
Finora si sono viste
cadute, litigi, scioperi, ammiraglie che investono corridori, risse a bordo
strada tra meccanici e ciclisti. Ma, se si escludono i corridori in fuga, mai
uno scatto. Mai nemmeno una progressione per testare la condizione degli
avversari. Soltanto lunghe e noiose passeggiate con qualche surreale tentativo d’allungo
su salitelle di poche centinaia di metri.
Escludendo la
passerella finale di Roma e la tappa per velocisti di mercoledì, rimangono
soltanto 4 giorni a disposizione dei corridori per provare a fare la differenza.
Il Monte Bondone di martedì potrebbe essere la prima occasione. Qualcuno si
inventi qualcosa.