Si torna a casa anche quest’anno ai quarti di finale, eliminati addirittura dalla Germania. Tra l’altro senza alcuni dei suoi pezzi da novanta e con in panchina quel Kreis che diede l’ultimo titolo (con Zanatta) al Lugano nel 2006.
Un incubo che prosegue inesorabile e senza fine. Un’altra grande amarezza, che si può tranquillamente definire fallimento. Il fallimento di un progetto che ormai da anni regala soltanto illusioni.
Dopo un bel girone di qualificazione, la Svizzera cade sul più bello. Come sempre, verrebbe da dire. Non può essere un caso, dev’esserci qualcosa che blocca questa squadra nel momento clou, quando è chiamata a fare il grande passo.
Patrick Fischer non sa darsi pace, ammette i suoi errori ed è particolarmente dispiaciuto per non aver potuto far tacere i suoi detrattori. Come se fosse quello il vero problema.
Ora il problema ce l’ha la federazione, che dovrà decidere cosa fare. Innanzitutto dovrà valutare il lavoro del proprio selezionatore, che dava l’impressione di aver formato un gruppo ben amalgamato e in grado di giocare un hockey convincente, ma che poi è crollato sul più bello. E come detto, non può sempre essere un caso.
C’è qualcosa, nelle preparazioni di queste partite, che probabilmente non va. E dire che ieri, in sede presentazione di questa partita, proprio Fischer si era detto molto ottimista. La sua Svizzera stava meglio rispetto allo scorso anno, era arrivata con maggior energia e grande consapevolezza.
Oggi tutte queste convinzioni si sono letteralmente sbriciolate sotto i colpi di una Germania tutt’altro che trascendentale, ma brava ad approfittare di una Nazionale che è sembrata l’ombra di sé stessa. A partire dal portiere Mayer, scelto al posto di Genoni, per continuare con tutti quei campioni, o presunti leader, che si sono sciolti come ghiaccio al sole.
Qualcuno dovrà pur assumersi delle responsabilità e forse sarebbe anche ora che arrivassero anche delle risposte definitive a queste inattese e scioccanti eliminazioni.
Vediamo se stavolta capiterà qualcosa o come sempre, si ripartirà come se nulla fosse.
Un incubo che prosegue inesorabile e senza fine. Un’altra grande amarezza, che si può tranquillamente definire fallimento. Il fallimento di un progetto che ormai da anni regala soltanto illusioni.
Dopo un bel girone di qualificazione, la Svizzera cade sul più bello. Come sempre, verrebbe da dire. Non può essere un caso, dev’esserci qualcosa che blocca questa squadra nel momento clou, quando è chiamata a fare il grande passo.
Patrick Fischer non sa darsi pace, ammette i suoi errori ed è particolarmente dispiaciuto per non aver potuto far tacere i suoi detrattori. Come se fosse quello il vero problema.
Ora il problema ce l’ha la federazione, che dovrà decidere cosa fare. Innanzitutto dovrà valutare il lavoro del proprio selezionatore, che dava l’impressione di aver formato un gruppo ben amalgamato e in grado di giocare un hockey convincente, ma che poi è crollato sul più bello. E come detto, non può sempre essere un caso.
C’è qualcosa, nelle preparazioni di queste partite, che probabilmente non va. E dire che ieri, in sede presentazione di questa partita, proprio Fischer si era detto molto ottimista. La sua Svizzera stava meglio rispetto allo scorso anno, era arrivata con maggior energia e grande consapevolezza.
Oggi tutte queste convinzioni si sono letteralmente sbriciolate sotto i colpi di una Germania tutt’altro che trascendentale, ma brava ad approfittare di una Nazionale che è sembrata l’ombra di sé stessa. A partire dal portiere Mayer, scelto al posto di Genoni, per continuare con tutti quei campioni, o presunti leader, che si sono sciolti come ghiaccio al sole.
Qualcuno dovrà pur assumersi delle responsabilità e forse sarebbe anche ora che arrivassero anche delle risposte definitive a queste inattese e scioccanti eliminazioni.
Vediamo se stavolta capiterà qualcosa o come sempre, si ripartirà come se nulla fosse.