CALCIO
Il Lugano ha minato le certezze bernesi
Segnale importante dei ragazzi del Crus in vista della finale di Coppa
Pubblicato il 26.05.2023 06:08
di Silvano Pulga
Va bene: non è stata la prova generale del 4 giugno. Il Crus, a fine partita (e anche prima) ha ricordato come le motivazioni delle due compagini fossero differenti: e si sa quanto faccia la differenza, in questi contesti, l’aspetto mentale. Va anche detto che i bernesi non erano al completo (come i ticinesi, del resto), e che Raphael Wicky ha voluto rimescolare un po’ le carte. Però, la vittoria del Lugano è stata meritata e, oltre ad avere messo in cassaforte il terzo posto, mantenendo speranze concrete di approdare addirittura al secondo, è stata il modo migliore di salutare il pubblico di Cornaredo, in attesa di trovare a Berna, tra due settimane scarse, quasi 12.000 ticinesi sugli spalti del Wankdorf.
La squadra bianconera si è infatti ben comportata. Nella prima frazione, pur subendo un po’ la pressione degli avversari, bravi a raddoppiare sui portatori di palla (ma il possesso palla, ci dicono le statistiche, nella prima frazione è stato del 59% a favore dei padroni di casa), i bianconeri hanno rischiato pochissimo, anche sulle palle ferme. Il giovane Serif Berbic, schierato tra i pali al posto di Saipi (squalificato) e Osigwe (infortunato) si è infatti ben disimpegnato sulle palle ferme, facendo leva sulla propria prestanza fisica, uscendo dai pali con sicurezza per annullare il gap di centimetri tra la sua retroguardia e gli imponenti avversari. 
Davanti, invece, Milton Valenzuela, in più occasioni, ha seminato lo scompiglio, assieme a Ignacio Aliseda, sulla fascia di sinistra, con diverse percussioni degne di nota. Peccato che Celar, ieri sera, non fosse particolarmente incisivo (pur trovando la rete nel finale di tempo, annullata per posizione irregolare). Doumbia, in particolare, messo al centro della retroguardia, ha giocato ancora una volta una partita magistrale, opposto a due punte di spessore come Nsame (ieri un po’ in ombra) ed Elia (l’unico a creargli qualche problema, quando partiva in velocità da metà campo). Ma tutto il reparto ha fatto benissimo, rispondendo colpo su colpo alle offensive dei neocampioni di Svizzera. Il tutto a ritmi tutto sommato di livello, a dimostrazione che la squadra, fisicamente, è in perfetta forma. Peccato che, a Berna, mancheranno un paio d’infortunati di lungo corso, come Mai e Mahou, che sarebbero stati importantissimi: ma la sensazione è che il gruppo abbia metabolizzato queste assenze.
Nella ripresa ci si aspettava il cambio di passo degli ospiti che, invece, non c’è stato: non era facile avere maggiore intensità dei padroni di casa anche se, nel primo quarto d’ora, è sembrato che i bernesi avessero messo in campo qualcosa in più. Pur avanzando il proprio baricentro di una ventina di metri, avvicinandosi alla porta bianconera, hanno lasciato qualche spazio dietro. E qua i ticinesi, davvero abili nel gioco in velocità palla a terra, hanno dimostrato cosa possono combinare quando vengono messi in condizione di poterlo fare. E così è stato il Nacho Aliseda, al 77’, a inventare un gol stupendo: palla ricevuta da Arigoni poco oltre la linea di mezzo, dribbling secco sull’avversario, lasciato sul posto, e percussione sulla fascia sinistra (ancora lei…), conclusa da un diagonale rasoterra sul palo lontano, che non ha dato scampo ad  Anthony Racioppi. Nel finale, come lo scorso anno in Coppa, a colpire è stato il subentrato Amoura, messo davanti al portiere avversario dall’altro panchinaro Macek, bravo a recuperare palla a centrocampo, lanciando il compagno. E, questa volta, a differenza di Basilea, l’algerino ha insaccato, superando l’estremo difensore bernese con un delizioso pallonetto. Bello, davvero. E partita chiusa.
Bilancio quindi positivo: il solo Bislimi, forse, non era in serata. Ma il resto del gruppo, undici iniziale e subentrati, ha fatto davvero bene, meritandosi gli applausi nel finale. Una menzione d’onore per Mickael Facchinetti, che abbiamo salutato a bordo campo, a fine gara. Il giocatore, al passo d’addio a Cornaredo, è apparso emozionato e triste per dover lasciare lo spogliatoio, dopo aver offerto, nei minuti che gli sono stati concessi, una buona prova. Si è sempre fatto trovare pronto, dopo aver recuperato da un grave infortunio, e c’è anche del suo in questa stagione. Dove andrà farà bene, ne siamo certi. 
In definitiva, anche se non si deve chiamare prova generale, la squadra bianconera ha ottenuto ciò che voleva. Tre punti importanti, prima di tutto, che mettono un divario incolmabile in classifica col Lucerna al quarto posto, mantenendo la possibilità di sorpassare in exremis il Servette installato al posto d’onore. Il Crus, a fine gara, ha messo l’accento proprio su questo fatto: il campionato è il campionato, siamo in lotta per qualcosa d’importante, alla Coppa inizierò a pensare mercoledì prossimo. Ci sta, naturalmente. Ma crediamo, tuttavia, che qualche certezza, da parte giallonera, abbia vacillato, ieri sera. 
Logico, restano strafavoriti: giocano sul loro campo. Però, il sintetico potrebbe essere amico anche dei bianconeri, che amano giocare a palla bassa in velocità, e usano il lancio lungo solo quando vanno in difficoltà. Ecco, la chiave della finale sarà proprio questa: la capacità, per i bernesi, di soffocare, con il pressing alto, il possesso palla dei ticinesi, costringendoli, per ripartire, a buttare in avanti i palloni, dove una difesa fisica e con tanti centimetri avrebbe buon gioco a controllare, coadiuvata da un centrocampo muscolare, di peso e con i piedi buoni. Diciamo subito, però, che per loro non sarà facile. E, ieri, pensiamo che ne abbiano avuto dimostrazione. Al netto del fatto che, uscendo dal tunnel, si troveranno davanti un muro di quasi 12.000 ticinesi, dove di solito sono abituati a vedere una festa di tifosi loro, con uno spicchietto di supporter ospiti a lato. Qualcosa di simile alla finale contro lo Zurigo, nel 2018. Qualcuno ricorda come andò a finire? 
(nella foto l'allenatore del Lugano Mattia Croci-Torti)