OFFSIDE
Allenatori contro società: è guerra!
Spalletti lascia, Sarri minaccia, Allegri resta: quando i contratti fanno la differenza
Pubblicato il 29.05.2023 10:05
di L.S.
Luciano Spalletti lascia il Napoli. Ha detto di essere stanco, di voler un anno sabbatico. Lo ha comunicato durante una cena al presidente De Laurentis. Almeno questa è la versione ufficiale, poi è ovvio che il motivo deve essere un altro. Quale? Probabilmente non sarà d’accordo con il “progetto” Napoli, che tende a vendere i giocatori più richiesti sul mercato. E almeno un paio di loro potrebbero riempire le tasche del numero uno partenopeo. Si sa come va il calcio: quest’anno sei un fenomeno, l’anno dopo non ti confermi. De Laurentis non vuole assumersi questo rischio e probabilmente preferisce intascare subito. Ha ragione o torto? Il tempo lo dirà.
E Spalletti? Non facciamolo passare per un eroe, è semplicemente un buon allenatore che ha vinto uno scudetto e che adesso vuole approfittare del suo momento. L’apice è stato toccato e il rischio di riscendere a bassa quota non gli garba. Non lo prende nemmeno in considerazione. Vuole vincere, o perlomeno lottare per riuscirci. E vuole più soldi, inutile prenderci in giro. Se avesse avuto il contratto di Allegri alla Juventus sarebbe andato via? Si sarebbe preso l’anno sabbatico? Non credo.
Infatti il tecnico juventino resta in sella, o perlomeno ha manifestato l’intenzione di farlo. Vorranno cambiarlo? Bene, lo pagheranno. Con o senza Europa, con o senza grandi giocatori, con un simile contratto si resta.
Anche Sarri ha manifestato qualche malumore: ha sentito di qualche partenza illustre e vorrebbe, dopo il secondo posto di quest’anno, restare competitivo anche in futuro. Magari giocandosi qualche carta in più in Europa, dove, per il secondo anno consecutivo, ha visto la Roma arrivare in finale. E la cosa deve bruciare.
E allora che fa? Anche lui “minaccia” Lotito.
Sembra ormai una guerra aperta tra allenatori all’apice e società.
I primi, reduci da una grande stagione, vogliono passare alla cassa, esercitando un pressing mediatico sui club. Amati dai tifosi, sono la locomotiva dei loro sogni, consci che quando le cose vanno male sono proprio loro i primi a essere sacrificati.
E adesso si “vendicano”, passano al contrattacco. Cavalcano l’onda.
Ognuno difende i propri interessi, sia economici che professionali. La poesia non esiste, inutile farsi tatuare lo scudetto sul braccio o baciare le maglie. Non ci sono santi, non ci sono eroi. C’è soltanto della gente che una volta salita sul carrozzone vuole andare sempre più forte e stare sempre più in alto.
Sono tutti uguali, non c’è un migliore o un peggiore.
È soltanto il calcio. Anzi, la vita.