CINEMA
Ribellarsi al Conte Dracula...
Attualmente nelle sale ticinesi "Renfield", con un Nicolas Cage d'antologia
Pubblicato il 30.05.2023 04:26
di Carlo Scolozzi
Renfiled vuole sentirsi libero, ma è intrappolato in una relazione tossica. Si potrebbe riassumere così il succo (al gusto di sangue) dell'ultima opera di celluloide sul Conte Dracula, attualmente in proiezione nelle sale ticinesi. Non sveliamo troppo, ma diciamo subito che trattasi forse del miglior film del filone draculesco, ci perdonerete il neologismo. Chi scrive, senza falsa modestia, conosce a menadito il cinema horror e le vette toccate in questa pellicola, beh, sono davvero molto alte. 
Tutto ruota attorno alla figura del servo dell'oscuro signore e alla sua ribellione. E questa è la prima novità: rispetto ai lungometraggi passati, qui non è centrale la figura di "Mister denti aguzzi". Fa invece da corollario ed è ridotto proprio maluccio. Un Nicolas Cage in carne, ossa e... canini ne interpreta alla perfezione questa versione malaticcia ed emaciata. Anche in un essere secolare, che ha sconfitto la morte, gli anni che passano cominciano insomma a farsi sentire.
L'ambientazione è a New Orleans, dove Dracula si sta rimettendo in sesto per tentare l'ennesima scalta al potere millenario. Ma per ritemprarsi ha assoluto bisogno di carne fresca e, in questo senso, la figura di Renfield assurge a un ruolo fondamentale. Quest'ultimo deve insomma procacciare vittime che guarniscano la tavola del Conte a pranzo e cena. Già in passato è stato così ed è tutto filato liscio come l'olio, ma adesso no: la storia ora è diversa. Renfield, capitato un po' per caso in un gruppo d'ascolto ecclesiastico, ha preso coscienza di se stesso e di chi vuole realmente essere. 
Da questo presupposto prende il via l'intera pellicola, che vedrà il vampiro più famoso del cinema allearsi con la potente e "sniffatrice" famiglia mafiosa dei Lobo, vera dominatrice della città. A contrastarla c'è la poliziotta idealista Quincy, che ha un debole per il servo vampiresco, un bel tenebroso di origine controllata. Ad animare la giustiziera in gonnella c'è anche e soprattutto il ricordo del padre ucciso in servizio, in un contesto torbido di forze dell'ordine colluse con la malavita. 
Non manca, eccome, lo splatter in questo film, dove le budella fuoriescono allegramente e gli arti, quali essi siano, si lacerano come se fossero semplici fogli di carta velina. Il sangue scorre a fiotti e l'orgia di plasma è così eccessiva che, seduti in sala, sembra quasi di sentirne quel tipico odore ferroso, tra un pop corn e l'altro. Insomma non manca nulla a questa piccola chicca del cinema horror, sicuramente straconsigliato, ma solo per gli amanti del genere e per gli stomaci forti.