Calcio
Lugano, troppi regali
I bianconeri, nonostante la sconfitta, sono una grande realtà del calcio svizzero
Pubblicato il 05.06.2023 06:17
di Silvano Pulga
Non siamo mai stati cultori della sconfitta a testa alta: le finali si vincono o si perdono. Non c'è spazio, normalmente, nell'albo d'oro per definire se la testa fosse alta o meno, a partita finita. A noi, che abbiamo assistito all'atto conclusivo di questa edizione della Coppa svizzera, resterà invece il ricordo di un ambiente fantastico, coi quasi 12.000 tifosi bianconeri che hanno sostenuto la squadra per tutta la durata dell'incontro, applaudendola al fischio finale, e quello di un risultato tutto sommato giusto, ma che sarebbe potuto essere differente. A fine partita, infatti, Mattia Croci-Torti ha parlato di regali fatti agli avversari. Verissimo: due gol, infatti, sono stati incassati da palla ferma, e il secondo di questi è stato frutto di una grossa ingenuità da parte di Saipi. Ma, a sua difesa, va detto che il portiere bianconero ci ha messo la faccia a fine gara: non è da tutti, e gli facciamo i complimenti. Per il resto, lo Young Boys ha giocato una buona parte del primo tempo con grande intensità, pressando alto, ma rimanendo molto corto, per non permettere ai ticinesi di ripartire con efficacia. Grazie al rombo e alla loro fisicità, i bernesi si sono assicurati la supremazia in mezzo al campo; però, va detto, hanno avuto difficoltà a creare palle gol pulite (una sola, con Elia). Per contro, i bianconeri hanno faticato davanti, e sono riusciti a insidiare la porta dei padroni di casa solo con un paio di conclusioni di testa di Arigoni da palle ferme. Celar è stato infatti ben contenuto dalla difesa avversaria, oltre ad aver ricevuto pochi palloni: ma, come detto, sono stati bravi anche i neocampioni svizzeri. Alla fine, semplificando, la partita è stata fortemente indirizzata da due episodi: l'errore di Saipi a fine primo tempo e quello di Espinoza nella ripresa, dal quale poteva scaturire il pareggio, e che ha invece innescato il micidiale contropiede dello Young Boys, che ha di fatto chiuso l'incontro, anche se una zampata di Steffen ha tenuto col cuore in gola i tifosi di casa sino al termine. Nella ripresa, va detto, si è visto un altro Lugano. E i rimpianti crescono, perché forse, con quell'atteggiamento, la partita poteva finire in un altro modo. Certo, dover fare a meno di Macek, infortunatosi nella rifinitura, è stata una disdetta. Il Crus ha insistito con lo stesso schema tattico, inserendo Bislimi: ma l'ex Sciaffusa, assieme a Valenzuela, nel primo tempo è finito preda del rombo di centrocampo avversario. Va però detto che altre squadre, magari, avrebbero perso la testa, finendo travolte. Il Lugano, invece, con un Bottani in gran spolvero, ha prima trovato il gol che ha riaperto la gara proprio grazie al numero 10, e poi ha cercato con determinazione il pareggio contro un rivale il quale, persa la forma fisica della prima frazione, ha inesorabilmente smarrito metri, rischiando di capitolare, pur andando vicino, in un'occasione almeno, al gol che poteva chiudere la contesa. In definitiva, una partita emozionante e divertente, che ha confermato come i bianconeri siano ormai una realtà consolidata e rispettata del nostro calcio: il silenzio di paura dei tifosi bernesi dopo la rete di Bottani ne è stata dimostrazione. Dopodiché, fa bene Martin Blaser a predicare prudenza, e a gettare acqua sul fuoco: il percorso è quello giusto, ma la strada è ancora lunga. E passa, anche, dal non ripetere primi tempi come quello di oggi, o di Lucerna e Ginevra di qualche tempo fa in campionato. Come ha detto Mattia Croci-Torti, agli avversari non vanno serviti regali. Soprattutto quando si tratta di squadre di rango.