CALCIO
Lugano, un bilancio largamente positivo
Una vittoria a Berna avrebbe addirittura consegnato alla storia questa stagione
Pubblicato il 06.06.2023 05:40
di Silvano Pulga
Come diceva il presidente Renzetti, è arrivato il momento di tirare la riga, e fare il bilancio definitivo di una stagione che, per il Lugano, ha avuto fine l'altroieri. Un'annata che resta, ovviamente, largamente positiva: certo, una vittoria a Berna l'avrebbe consegnata alla storia del club. Tuttavia, l'esito di una singola partita, che tra l'altro ha punito i ticinesi nel risultato, ma dopo una prestazione tutto sommato all'altezza, non fa venir meno quanto di buono messo assieme durante l'anno, in una stagione anomala, propedeutica al cambio di formato del massimo campionato svizzero di calcio, e caratterizzata dai mondiali invernali, con tutto ciò che hanno significato dal punto di vista del calendario e della preparazione atletica.
Come detto più volte, questo Lugano era rifondato rispetto a quello della passata stagione. La squadra di quest'anno è stata la prima veramente messa in cantiere dalla nuova proprietà la quale, dopo il passaggio di consegne, era intervenuta in corso d'opera. Stavolta, invece, le scelte sono state tutte frutto di Mattia Croci Torti e Carlos Da Silva, con la supervisione di Martin Blaser: il quale gioca a fare il manager digiuno di calcio, ma senza riuscirci benissimo. Perché allo stadio è sempre presente, per dire: e anche se, per correttezza, non invade mai il campo sportivo, se non per fissare gli obiettivi stagionali, crediamo che in privato ci metta qualcosa di suo. Il che, ovviamente, va a suo merito: perché questo dirigente, sinora, non ha sbagliato un colpo. E sta dimostrando di essere in grado di guidare una barca molto, molto diversa dal Basilea, dove aveva lavorato, con profitto, anni fa. 
Tornando a parlare di calcio, i risultati sono stati ottimi. Il terzo posto in campionato, assolutamente non scontato vista la concorrenza, è stato raggiunto grazie a un finale di campionato di spessore. Il recupero di parte degli infortunati ma, soprattutto, una nuova consapevolezza, hanno infatti consentito ai ticinesi di terminare l'annata con una regolarità che ha stroncato la concorrenza, eccezion fatta per il Servette, il cui allenatore ha saputo anch'egli arrivare al finale di stagione nel migliore dei modi. Abbiamo sempre detto che i titolari sono 11: e, a Berna, ne mancavano un paio, che avrebbero potuto davvero essere decisivi. Va detto che anche lo Young Boys è stato costretto a fare a meno di Itten e ha dovuto schierare il terzo portiere: però, la profondità della rosa della corazzata giallonera è assolutamente imparagonabile a quella dei sottocenerini. Ma ci ritorneremo.
Lo staff tecnico, Crus in testa, ha fatto un grande lavoro. Nonostante, appunto, le defezioni, si è riusciti a valorizzare diversi giocatori che non partivano titolari, sfruttandone le caratteristiche. Macek, per fare un esempio, era ormai ai margini del progetto, nonostante avesse fatto vedere buone cose negli anni scorsi. Un grave infortunio, però, lo aveva fatto sparire dai radar. Bravo invece lui a lavorare sodo per tornare ai livelli sfiorati in precedenza, e bravo anche lo staff tecnico a crederci, a spronarlo e a dargli la possibilità di giocarsi la sua occasione. Ma l'elenco è più ampio: Aliseda, per dire, è stata una scoperta (su di lui, si dice, ci sarebbe il Monza, notizia delle ultime ore, ma non solo). Ma va detto che il primo a dire che sarebbe stato uno dei nuovi acquisti del Lugano era stato il Crus, a inizio stagione. E molti, vedendo in campo un ragazzotto un po' sovrappeso e con l'aria sempre triste e depressa, avevano sorriso. Ora, a farlo sono il tecnico di Vacallo e l'attaccante argentino.
I meriti dell'allenatore vanno oltre, e sono nella capacità di preparare le partite, adattandosi alla situazione contingente (avversari, disponibilità dei giocatori) e sapendo chiedere ai suoi di farlo anche loro. Doumbia, che ha offerto prestazioni di spessore anche nell'inedito (più o meno: in carriera gli era già accaduto) ruolo di centrale difensivo, ne è un esempio lampante. Certo: ha commesso degli errori anche il mister. Di sicuro, avrà dormito male dopo la finale perché, col senno di poi, qualche scelta differente, nell'undici iniziale, avrebbe magari indirizzato la sfida in un'altra direzione. Ma, del resto, era già accaduto in altre occasioni che la squadra, nella prima frazione, offrisse prestazioni non all'altezza, per poi presentarsi trasformata nella ripresa. E il silenzio dei tifosi del Wankdorf, nei minuti successivi al gol di Bottani, durante la finale di domenica, è stata la cartina al tornasole del grande rispetto che circonda la squadra bianconera, non solo da parte degli addetti ai lavori, ma degli appassionati, che riconoscono i progressi fatti dalla compagine della Svizzera italiana la quale, nel primo anno di militanza nel massimo campionato, aveva incassato, in una partita del girone di ritorno, in questo stadio, sette reti. A zero.
E adesso? Lo scorso anno si ripartiva: il prossimo, invece, si proseguirà un cammino già intrapreso. E il faro, va detto, deve rimanere Martin Blaser. Perché il programma è delineato, e non prevede scorciatoie. Certo: aver affrontato in due occasioni lo Young Boys in queste ultime settimane, battendolo una volta e uscendo sconfitto di misura in un'altra, ma dopo aver disputato una grande prestazione, può far pensare qualcuno di essere ormai arrivato allo stesso livello. Non ancora, invece. Quella bernese, o di Basilea, sono realtà consolidate, che possono contare sugli incassi derivanti da decine di migliaia di spettatori presenti. Dietro, c'è una rete ramificata di osservatori, un'organizzazione che cura anche i minimi particolari. A Lugano, la si sta mettendo in piedi, come dimostrano anche le conferenze stampa di presentazione dei programmi futuri: ma, appunto, i lavori sono in corso. Dopodiché, un'attenta e oculata gestione del capitale umano, a livello sportivo, sta portando frutti forse insperati, vista la rifondazione: la fase a gironi di una Coppa europea è ormai realtà. Ma la strada è ancora lunga, e sarebbe ingeneroso, un domani, accusare il club di non avere abbastanza ambizioni per giocarsi il titolo. La profondità della rosa è un elemento fondamentale, sotto questi aspetti. Ma questa è figlia di una programmazione pluriennale, e di una grande disponibilità economica. Bastava essere al Wankdorf, domenica, per rendersi conto di cosa vogliono dire decine di migliaia di persone allo stadio, a ogni partita casalinga, con le buvettes a girare a tutto vapore, i tifosi con addosso maglie e merchandising ufficiale. Il resto è conseguenza, anche se un'annata tipo quella dello Zurigo dello scorso anno potrebbe essere, tutto sommato, una cosa possibile.
A scanso di equivoci, la prossima stagione, con la campagna europea, sarà senz'altro differente da quella trascorsa. I sottocenerini dovranno affrontare, in Europa, sei trasferte (le partite casalinghe, come noto, si dovranno disputare oltre Gottardo, probabilmente a San Gallo), giocando di giovedì e, soprattutto se si troveranno a giocare la Conference League, in località sovente non facili da raggiungere. Il campionato avrà una nuova formula, come sappiamo: e questo modificherà, non di poco, le prospettive. Sarebbe bello se, come avviene in altre realtà, s'introducesse il posticipo del lunedì, per dare un po' di fiato a chi gioca il giovedì sera: la stagione difficile del Basilea in campionato è stata frutto, anche, del cammino in Europa, esaltante finché vuoi, ma dispendiosissimo. Ecco, la SFL dovrebbe farsi qualche domanda in più, assieme a chi detiene i diritti televisivi. 
In definitiva, il calcio svizzero sta crescendo, potrebbe anche avere una nuova dimensione a livello europeo, e il Lugano del futuro ha tutte le carte in regola per diventarne protagonista. Però, servirà un po' di coraggio. L'idea dei posticipi e degli anticipi per chi è impegnato in Coppa potrebbe essere una strada, per esempio: sinora è stata fatta un'eccezione solo per l'Young Boys, e unicamente alla vigilia di un fondamentale preliminare di Champions League. Andò bene, ma le polemiche furono tante. Ci sarà voglia di affrontarle, di creare qualcosa di nuovo, proseguendo sulla strada intrapresa con la riforma del torneo? Affaire à suivre.  
(nella foto un esultanza del Crus)