Questa sediola è il pubblico del San
Giacomo. Le sue sorelle, e sono 37mila, stanno sugli spalti a seccare
dal freddo, senza amorevoli sederi a dar loro un senso. Ci vuole uno
sforzo immenso per crederci ancora e sempre. Però, fuori dallo
stadio sì che gente ce n’è, più di tremila dicono i solerti
comunicati. Tremila tifosi ammassati ai cancelli, mentre dentro il
sarcofago Basilea e Lucerna mettono in scena una partita perfino
bella, nel suo modo spettrale di essere. Fanno un gran baccano i
fans, sono lì per protestare contro tutto, dirigenza, confinamento,
solitudine. Sono autorizzati, i ragazzi, talmente autorizzati che non
c’è quasi servizio d’ordine e addio distanziamento asociale.
Mascherine quasi tutti, okay, più birrette, fumogeni, petardi e
qualche razzo. La sediola sembra quasi vibrare, come se alle sue
spalle la Muttenzerkurve ruggisse di nuovo come ai tempi belli.
Alla pausa devo andare al cesso e passo
davanti alle inferriate che chiudono l’accesso allo stadio e li
vedo, aggrappati alle sbarre che urlano e fanno gestacci a chi come
me transita di lì, certamente perché siamo dei privilegiati mentre
loro devono stare fuori. Li capisco, alzo un pollice per solidarietà
e per risposta ricevo dito medio in numero consistente. Meglio
lasciar perdere. Ma li capisco davvero: è assurdo doversi ammassare
fuori, mentre dentro si potrebbe stare belli comodi e distanziati. Ma
i protocolli non avanzano, nessuna testa grigia ci pensa.
Torno al posto, la partita va avanti e
il Basilea vincerà, senza meritare troppo, ma con quattro gol che
per la prima volta da tempo immemorabile riempiono il vuoto
scatenando boati. Che sono vagiti, più che altro, ma magari è una
vita che rinasce.
Alla fine, i fans stazioneranno per ore
sulle strade rendendole intransitabili, senza nessun controllo. E
pazienza se per altre manifestazioni, neanche tanto lontane, si è
fatto sfoggio di caschi scudi manganelli.
Anche la sediola è d’accordo con me:
è stato bello lo stesso. Ma ora riaprite gli stadi.