Champions League
Attesa senza speranza
La leggerezza dell'Inter contro la forza del City
Pubblicato il 10.06.2023 03:58
di Angelo Lungo
L'attesa e la speranza sono legate a quello che verrà. La prima è stretta alla realtà, la seconda è una promessa. Una diventerà concreta, l'altra potrebbe essere solo illusione. L'Interismo aspetta: stranamente senza eccessivi strazi esistenziali. La Beneamata ha conquistato una finale, in una maniera che è consona alla sua natura: dove l'improvviso si manifesta in modo dirompente e senza avvertire. Eppure tutto sembra scritto: l'avversario è troppo forte. Non c'è scampo, il destino è segnato. La differenza tecnica è acclarata. Il City è considerato quasi imbattibile, in questo momento si ritiene che non abbia punti deboli. E coronerebbe la sua marcia: un trionfo annunciato e programmato. Sancirebbe la supremazia della Premier e dei suoi facoltosi finanziatori. L'approccio dei milanesi appare blando, lo scopo precipuo è quello di limitare i danni. La stagione è annoverata tra quelle positive. La finale è il premio, oltre non si può andare. La colonna sonora potrebbe essere “Comfortably Numb” dei Pink Floyd. Il libro “L'attesa e la speranza” di Eugenio Borgna. Il film “Fino all'ultimo respiro” di Jean-Luc Godard. Me I nerazzurri si fanno coraggio e rammentano le famose parole di Mourinho: il sogno può prevalere sull'ossessione. Il niente da perdere contro la condanna a vincere. E poi ci sarebbe anche il fato. Nulla si può quando la divinità decide di sconvolgere i piani ambiziosi degli uomini. Eupalla dovrebbe tendere la sua mano magnanima in difesa del più debole. Dileggiare chi si credeva sicuro di sé e padrone del proprio destino, ristabilire l'equilibrio. Come è complicato essere interisti. Una passione senza confini, senza fine e di cui non si può fare a meno. Un legame dove l'incertezza è prevalente, e la volubilità si appalesa di continuo con sfaccettature inedite. Si comprende ma non si capisce. Vienna (1964), Milano (1965), Lisbona (1967), Rotterdam (1972), Madrid (2010) ma da dove è sbucata Istanbul? Nessun presagio, nessuna sensazione. Ma l'atarassia non è consentita. E allora non resta che affidarsi alle parole di quel tale di Recanati, che scriveva: “Senza le illusioni non ci sarà mai grandezza di pensieri, né forza, impeto e ardore d'animo, né grandi azioni che per lo più sono pazzie”. Perché è Giacomo Leopardi il poeta di quelli dell'Inter.