Non vedremo la finale e la finale non vedrà noi. Loro in
Turchia a correre in calzoncini, noi in Pasquei a suonare. E che non ci vengano
a dire che è meglio la finale neh? Che il City non l’ha mai vinta e che l’Inter
manca dal 2010, che scià e che là, che occorre tifare contro o per, che la
sorpresa, che lo squadrone e il pronostico, che niente gioco, che appagati, che
tesi. Che non ce lo dicano, sarebbe quasi offensivo. Ci sono squadre che
cambiano dieci giocatori all’anno e hanno budget giganteschi, come il City,
eppure la Champions è tabù; L’Inter, che pure spende più del lecito,
ultimamente è meno bauscia, ma sotto sotto ha quell’idea di mondo da salvare.
Noi, gratis. Non la vedremo e lei non vedrà noi, la finalona. Però De Bruyne lo
guarderei di soppiatto, come da un tavolino all’aperto si guarda passare una
cosa sensuale o incantatrice. Anche Onana con quell’aria di attraversare i
binari fischiettando con il treno a due metri. C’è il fervente Acerbi che
sembra inciampare come al circo e poi non è vero. O Rodri che si infila la
maglia nelle braghette come da piccolo, sarà la mamma a dirglielo. Una bella
umanità, bisogna riconoscerlo. Anche il norvegese lì che scuote la terra come
Odino, quel piccolino sardo a centrocampo che incorna tutto. Ce n’è di roba, ma
noi non possiamo, abbiamo un appuntamento dopo 36 anni, abbiamo lavorato senza
un ghell, forse non ci sarà nessuno. Non come loro.
CALCIO
Non ci guarderemo
Non vedremo la finale: loro in Turchia a correre, noi in Pasquei a suonare