È
arrivato il punto decisivo. E abbiamo assistito a una scena iconica.
Il campione disteso per terra, gambe divaricate, braccia allargate e
sguardo rivolto verso il cielo. Tutto è compiuto, un atleta, e un
grande uomo, varca la soglia della leggenda. E alla fine è arrivato
il ventitreesimo Slam. Nessuno come lui, con un colpo dietro l’altro
è entrato nella storia del tennis accanto a Serena Williams. Novak
Djokovic odiato e amato dal pubblico, inizialmente perché visto come
l’intruso nella rivalità tra Federer e Nadal e in seguito per le
sue posizioni su argomenti spinosi. È dotato di una personalità
straripante. Sempre fedele a sé stesso anche quando si è ritrovato
ad avere buona parte dell’opinione pubblica contro di lui. Questo
sicuramente non gli è valso il premio simpatia, ma ha dimostrato per
l’ennesima volta che gioca non per ottenere consensi ma solo per
vincere. E lo fa, con coerenza e passione. È iniziato sotto la
polemica il suo cammino verso il trionfo al torneo di Parigi.
Nonostante ciò è riuscito a dimostrare che è il migliore di
sempre, piaccia o no. Per l’ennesima volta ha messo in campo e
mostrato al mondo la sua forza mentale. La superiorità tecnica
rispetto a tutti i suoi avversari è evidente, ma poi ci vuole
davvero dell'altro. Il suo avversario, il norvegese Ruud, ha giocato
un buon primo set ma non è riuscito a sfruttare le occasioni avute.
Per lui è la terza finale di Slam persa. Il serbo è da anni che ci
ha abituato, con lui i match cambiano molto velocemente e così è
stato. Nole ha una straordinaria mentalità da vincente, ha una
volontà che fa la differenza, ribalta le partite anche quando sembra
in balia di troppi errori. E ora per l’uomo dei record manca solo
il Grande Slam, impresa fallita nel 2021. Ha 36 anni, ma i suoi
giovani rivali li vede dall'alto in basso, per il momento non c'è
partita.
Tennis
Il migliore
Djokovic si consegna alla storia