Negli
anni '60, capitava sovente che ai bambini venissero regalati modelli
di auto da corsa. Noi non facevamo eccezione, ovviamente e, manco a
dirlo, a un compleanno ricevemmo uno stupendo modello filoguidato
della Ferrari 330 P4. Con calma nostro padre, che lavorava in
un'industria molto attiva nel settore automotive, anche per le
vetture da competizione, ci spiegò come mai quell'auto avesse le
ruote coperte, a differenza di quelle fatte a sigaro senza tetto che
si vedevano ogni tanto in televisione. E, con lo stesso spirito con
il quale nostra madre ci raccontava le favole, c'introdusse al
meraviglioso mondo delle gare Endurance, che ai tempi si
sintetizzavano con tre parole: Campionato mondiale Marche. Avremmo
però dovuto aspettare parecchio per fare il nostro ingresso
all'Autodromo: i nostri genitori, infatti, durante un Gran Premio al
quale avevano assistito da fidanzati, erano stati testimoni del
malore di un bambino, in tribuna, le cui fragili orecchie erano state
travolte dal rombo dei motori dei bolidi di Formula uno, tanto da
doversi allontanare. Tuttavia, sin da piccoli ci capitava di andare
al Salone di Torino, oltre che vedere, in casa, riviste di settore.
E, naturalmente, nella nostra camera facevano sfoggio diversi
modelli, tra i quali quella mitica Ferrari. Col tempo, quindi, ci è
rimasta la passione dei motori. Crescendo, abbiamo finalmente
iniziato a frequentare gli autodromi, inizialmente sotto la guida di
nostro padre, sempre prodigo di spiegazioni tecniche e racconti,
assieme a diversi ingegneri che conosceva, tra i quali Mauro
Forghieri. E quelli sulla 24h di Le Mans erano tra i più
entusiasmanti. Abbiamo, quest'anno, più volte pensato di assistere
dal vivo all'edizione del Centenario: ma ci siamo resi conto, a
inizio primavera, di essere ormai in colpevole ritardo. Il sito, un
mese fa, annunciava il tutto esaurito, e i numeri ci raccontano di
300.000 spettatori presenti nel fine settimana. Monza a settembre, o
Imola in primavera, che sono da sempre il nostro metro di paragone
rispetto all'affollamento di un autodromo, ne fanno 100.000 circa.
Sarà stato un caso, ma questa del centenario ha segnato il ritorno
di una Rossa ufficiale sul rettilineo di partenza, dopo un'assenza
dalla categoria, a livello di vetture della Scuderia, di
cinquant'anni giusti. La morte di Ignazio Giunti, a Buenos Aires, nel
1971, fu senz'altro una spinta importante per arrivare a quella
decisione (e fu Arturo Merzario, come accadde qualche anno dopo al
Nurburgring con Niki Lauda, a gettarsi tra le fiamme per cercare di
salvare il compagno di squadra); tuttavia, molto fu dovuto alla
necessita di concentrare gli sforzi di progettazione sulle vetture
della Formula regina. La lotta con la Ford a Le Mans di qualche anno
prima, immortalata da una recente pellicola con tante imprecisioni e
omissioni (il duello, infatti, tra il Davide italiano e il Golia
statunitense andava raccontato sino in fondo, facendo vedere l'arrivo
in parata di Daytona nella 24h 1967...) aveva insegnato che, per
rimanere leader, serviva un impegno importante. Il Gruppo Fiat, come
sappiamo, puntava ai rallye, che esaltavano le auto di serie, o col
marchio principale o con quello Lancia. Sempre Lancia, negli anni
'80, si ritrovò a duellare con le Porsche nelle gare di durata: ma
questa è un'altra storia. Tornando ai giorni nostri, per Maranello
questa doveva essere un'annata di transizione, opposti alle Toyota,
la Ford dei nostri anni. 5 successi della casa giapponese nelle
ultime edizioni a Le Mans (quattro con alla guida lo svizzero
Sébastien Buemi: 2018, 2019, 2020 e 2022), e tre successi nelle
prime tre gare di questa stagione (con il pilota rossocrociato sul
gradino più alto del podio, in Portogallo). Quello che è accaduto è
stata invece la celebrazione di una vittoria prestigiosissima per il
Cavallino, il cui team aveva ricevuto anche la visita di Charles
Leclerc, nell'inedito ruolo di portafortuna, a omaggiare la prima
fila in rosso al Circuit de la Sarthe: non proprio una scena usuale
in Formula 1, ma tant'è. La corsa è stata una girandola di
emozioni: pioggia, incidenti, sorpassi, guasti, con la Toyota di
Buemi a partire benissimo, inizialmente dando la sensazione di poter
fare il vuoto. Ma ci pensa la pioggia a sconvolgere la classifica,
con la Peugeot numero 94 a prendere momentaneamente la testa della
gara: ora, inizia la lunga notte di Le Mans. La Toyota di Kobayashi
(7) abbandona per incidente, la Ferrari numero 50 di Fuoco accusa un
problema all'impianto di raffreddamento, che compromette la sua gara.
Nel frattempo, la Peugeot, a dritto in una chicane a Mulsanne, lascia
il posto alla Toyota numero 8 di Buemi e alla Ferrari numero 51 di
Guidi. Le due vetture, nella notte, si battono sul filo dei 340 km
orari. L'elvetico non riesce a staccarsi di dosso la vettura
italiana, che vanta una migliore aerodinamica. Il sorpasso della
Ferrari sulla Toyota, alla seconda chicane del rettilineo di Mulsanne,
resterà una delle cose più belle della corsa. Alle 14.20 l'episodio
forse decisivo: la Toyota numero 8, con Hirakawa alla guida, colpisce
la barriera. Rapido pit stop per le riparazioni, ma il vantaggio
della Ferrari 499P sale a 3'22" con poco più di un'ora e mezza
ancora di corsa. Per il Cavallino, è il trionfo, mentre la Toyota
plurivincitrice delle ultime cinque edizioni si deve accontentare
della piazza d'onore. Ma c'è comunque gloria per i colori
rossocrociati: la vittoria, nella categoria LMP2, di Fabio Scherer
(col polacco Jakub Śmiechowski e lo spagnolo Albert Costa) sulla
Oreca 07 Gibson. La
Rossa non saliva sul gradino più alto del podio, alla Sarthe, dal
1965: vale a dire il nostro anno di nascita. Questa era l'edizione
del centenario, la prima senza nostro padre al fianco. Tante
coincidenze, insomma, ma un fascino che non tramonterà mai. Come
quel modello della Ferrari 330 P4, che conserviamo ancora tra i
nostri ricordi più cari. Sentimentalismo? Può darsi. Ma non ce ne
vergogniamo. Ciao papà, guarda come sono belle anche adesso le
macchine delle corse di durata.
Endurance
La Ferrari trionfa a Le Mans
La scuderia di Maranello torna al successo nella 24h all'autodromo di Sarthe dopo 58 anni