Calcio
L'Arabia Saudita alla conquista del calcio ma non solo
Nel mirino anche altre discipline, i soldi non mancano
Pubblicato il 14.06.2023 05:47
di Angelo Lungo
È il paese di riferimento dell'area mediorientale, non fosse altro perché è dove si trova La Mecca. È il più grande Stato arabo dell'Asia occidentale. Conta una popolazione di 34 milioni di abitanti, di cui il 63 per cento ha meno di 30 anni. È l'Arabia Saudita. Vuole modernizzarsi, almeno in parte, e ha scelto di andare in fuga. La mossa ha una matrice: è astuzia politica. La strategia è chiara: puntare sullo sport. Nel mirino: calcio; golf; sport motoristici; eSport. L'orizzonte è il 2030, l'obiettivo è organizzare l'Esposizione universale. Ma il vero scopo è conquistare l'assegnazione di un Mondiale di calcio. È stato mobilitato il PIF (l'Arab Public Fund), è uno dei più grandi fondi sovrani al mondo, ha un patrimonio stimato di oltre 620 miliardi di dollari. I soldi non mancano e sono utilizzati in maniera spudorata. Le cifre impiegate sono astronomiche e inimmaginabili. Gli ingaggi che hanno ottenuto Ronaldo e Benzema non hanno nessun criterio: sia sotto il punto di vista economico che sotto quello tecnico. E la campagna acquisti non è certamente terminata. Gli investimenti riguardano sport che hanno una popolarità planetaria. Autentici grimaldelli sociali e potenti attrattori delle masse. A dirigere la Lega professionistica del calcio è Garry Cook. L'inglese è un manager sportivo di notevole livello, ha esperienze con la Nike e con il Manchester City. Gli acquisti dei giocatori sono centralizzati dalla Lega e poi distribuiti tra i vari club. È il “soft power”, consiste nella capacità di persuadere e convincere gli altri, senza utilizzare strumenti forti o coercitivi. I mega eventi danno legittimità e permettono un ritorno d'immagine che non ha pari. L'Arabia Saudita ha osservato le mosse del Qatar e degli Emirati Arabi e ha deciso che valeva la pena di scendere in campo. Agisce con una potenza economica inaudita, non ha remore. Non si fa influenzare da eventuali critiche. Il modello di sport occidentale è cresciuto a dismisura e ha bisogno di soldi, poco importa da dove arrivino. Gli arabi sono consapevoli, la categoria nominata come “mercato” concede e giustifica ogni tipo di operazione, i limiti sono superati perché considerati dei meri ostacoli.