HOCKEY: LA PAROLA A CHRISTIAN STUCKI
I derby vinti, Pelletier e il futuro dell'Ambrì
Christian Stucki fa il punto sulle nostre due squadre lanciando uno sguardo al futuro
Pubblicato il 16.03.2021 09:58
di L.S.
Cinque derby, cinque vittorie. Il Lugano è lanciatissimo verso i playoff.
Per l’Ambrì, a meno di grosse sorprese, la stagione sembra purtroppo agli sgoccioli.
Con Christian Stucki abbiamo analizzato il momento delle due squadre, partendo proprio dai derby.
Christian, il Lugano li ha vinti tutti finora: troppo più forte o l’Ambrì sbaglia qualcosa?
“Il Lugano dispone di una rosa di qualità maggiore rispetto all’Ambrì e che abbia vinto tutti i derby non è sorprendente”.
Dove può arrivare questo Lugano che sembra piuttosto in forma?
“Dove possono arrivare lo sceglieranno loro, hanno dimostrato che nonostante qualche striscia di risultati negativi hanno avuto la capacità di risorgere come collettivo e ritornare sui loro livelli.
Sarà importante in questa fase delicata della stagione economizzare bene le energie e cercare di cavalcare l’onda positiva senza accontentarsi. Inciampare di nuovo e distogliere l’attenzione è tremendamente facile a questi livelli”.
Quali sono i meriti di Pelletier?
“Quando ti comunicano che hai la possibilità ad inizio stagione di poter ingaggiare dei giocatori a titolo di prestito provenienti dalla NHL, ci sono degli aspetti a cui un allenatore deve far fronte e saper gestire. Si creano delle dinamiche e fastidi all’interno dello spogliatoio non indifferenti tra giocatori, si crea più competizione, c’è chi prende il tuo ruolo solo perché ha un nome più altisonante e chi magari, seppur stava giocando bene, si ritrova in tribuna. Un allenatore deve essere abile a saper comunicare e dare importanza ad ogni singolo giocatore, quindi, se valutiamo i risultati della squadra, nonostante la partenza da mesi di giocatori di spessore, la resa del collettivo e la loro posizione in classifica, gran parte del merito va sicuramente dato a Pelletier”.
Cosa sarebbe giusto fare con l’allenatore canadese: confermarlo, cambiarlo o aspettare il risultato finale?
“Penso che la programmazione della stagione successiva non possa dipendere unicamente dal risultato finale, bisogna tenere in considerazione e valutare più elementi.
Se si crede che la persona alla guida della squadra abbia sposato l’identità e la filosofia del club indipendentemente dal risultato immediato, bisognerebbe dare una continuità.
Qualora invece si avesse già deciso la separazione, per rispetto umano sarebbe corretto comunicarlo; fatto che purtroppo ho vissuto anche io da giocatore in prima persona e che in questo business di incertezze, purtroppo si tende a trascurare. Solo se sei stato coinvolto puoi essere sensibile a questo aspetto”.
Come valuti la stagione dell’Ambrì se non dovesse arrivare tra le prime dieci?
“È difficile valutare la stagione della squadra non essendoci la retrocessione, che solitamente rappresentava l’obiettivo da centrare. I media tendono ad aumentare le aspettative e cercano di mettere pressione ma lo staff è molto bravo a non alimentarle e riesce a mantenere il focus unicamente sulla squadra”.
Si poteva fare di più? Eventualmente cosa?
“Penso che l’Ambri non debba cambiare radicalmente, deve mantenere la linea intrapresa quattro anni fa anche perché all’interno dello staff tutti remano nella stessa direzione e un altro cambiamento potrebbe causare confusione e trasmettere incertezza in tutto l’ambiente. Però è opportuno fare delle considerazioni e capire dove si può migliorare alla luce di questa stagione e non solo. Purtroppo in tutte le categorie del settore giovanile dagli U-15 in avanti escluso U-17 Top sono nel basso della classifica, una filiera che sembra mancare di materia prima di qualità. Visto che 4 anni fa si è voluto rivoluzionare tutto e riprendere la filosofa e l’identità di club formatore a lungo medio termine bisognerebbe a mio modo di vedere investire nello scouting, con persone adatte al ruolo in grado non solo di scoprire giovani talenti ma di accaparrarseli e trattenerli nonostante gli svantaggi logistici e finanziari a cui deve far fronte rispetto ad altri club più blasonati e con maggiori risorse. La nuova pista potrebbe essere un mezzo trainante.
Così facendo partendo dal basso della filiera aumentando il talento delle squadre, alzeresti l’intera asticella e ti assicureresti migliori risultati, maggiore visibilità e consolideresti credibilità nella direzione in cui vuoi andare come club formatore e soprattutto si creerebbe di conseguenza una mentalità vincente all’interno del club, così da trasformare una vittoria da eccezione a normalità;
Si tratta di un aspetto determinante per lo sviluppo, la crescita e l’ambizione di un giovane”.
Ieri Lombardi ha scritto una lettera in cui dice che non è stata la peggior stagione, colpa della riduzione dei salari, del covid e dell’assenza di pubblico e degli errori arbitrali. È però convinto che l’Ambrì raccoglierà in futuro i frutti del lavoro di Cereda e Duca. Sei d’accordo?
“Ho letto la lettera e ci tengo a dire la mia. Oltre alla stima e la gratitudine che nutro nei suoi confronti ho percepito delle sensazioni diverse, lettera scritta non da una figura che rappresentava unicamente una società, ma da un uomo in prima persona che esprime i propri sentimenti e una persona che li esprime non è mai giudicabile. Forse, bisognerebbe ricordarsi che senza di lui al timone, la realtà Ambrì, probabilmente non ci sarebbe nemmeno più.”
L’etica del lavoro quotidiano di Duca e Cereda Cereda è giusta ma il frutto del lavoro dipenderà dallo sviluppo dei giovani ticinesi, della qualità dei giocatori svizzeri e l’innesto di stranieri che facciano la differenza ad ogni partita”.
Quello di venerdì è stato forse l’ultimo derby alla Valascia: ricordi e pensieri?
“Di ricordi ne ho parecchi, dal mio esordio agli spareggi per la retrocessione e al freddo che si pativa a gennaio. Ma se si parla di derby, sicuramente il mio primo goal in LNA, ancora oggi qualcuno sconsolatamente me lo ricorda”.