CALCIO
Mendrisio, una stagione spettacolare
Il presidente Pellegrini si era impegnato a riportare la squadra in Prima Lega: promessa onorata
Pubblicato il 16.06.2023 20:20
di Enrico Lafranchi
C’è voluta l’entrata in scena di Amedeo Stefani (Cio Monti ai tempi in cui il momò era approdato al Malcantone lo aveva messo sul piedistallo: “Un allenatore tanto modesto quanto bravo”) per regalare a Sebastiano Pellegrini la gioia di un campionato già vinto a suon di gol (71, di cui 20 firmati da Riccardo Bini, 13 da Stefano Gibellini, altrettanti da Gabriele Mascazzini), alla vigilia dell’ultima partita contro il Perlen Buchrain, alle 18 di sabato in un Comunale sicuramente vestito a festa. A Mendrisio si spera naturalmente di iniziare un nuovo ciclo, soprattutto con i giovani della regione, obiettivo che il presidente si è posto sin da quando ha assunto il timone della società. La squadra era stata retrocessa in Seconda interregionale nel 2019 al termine di un campionato sulla cui panchina si erano alternati tre allenatori: Mattia Croci Torti, Francesco Ardemagni, Stefano Bettinelli. Ne ripercorriamo i momenti salienti con alcuni degli ‘attori’ principali.
STEFANO BETTINELLI  
L’ex Varese (giocatore ai tempi di Fascetti e dal 2005 per 15 anni tutta la trafila di allenatore dal Settore giovanile alla serie B: oltre 250 partite da professionista), già giocatore del Mendrisio, è stato l’ultimo a dirigere i momò in Prima Lega.
Ed è il primo a rallegrarsi della sospirata promozione.
“Sono veramente felice, premetto che la mia non è solo una frase… Al quarto tentativo finalmente il Mendrisio torna nella categoria che più gli è consona. Spero che nel prossimo campionato possa ritagliarsi un posto importante e magari ambire alla Promotion. La Seconda Interregionale gli andava molto stretta, sia per indotto, sia per i suoi meravigliosi tifosi, sia per la città. Quando dici Mendrisio è un punto di riferimento molto importante anche nel calcio (Bettinelli rivolge un caloroso saluto a Renzo Bordogna, nato calciatore ma diventato big del ciclistico, ndr). Sono orgoglioso di avervi giocato negli Ottanta per cinque anni, la squadra mi è sempre rimasta nel cuore. La retrocessione del 2019 è stata anche per me un grande dispiacere. Mi prendo le mie responsabilità, ma arrivai con la squadra che aveva 3 punti in 15 partite ed aveva già cambiato due allenatori. Me ne rimanevano soltanto 11 per fare il “miracolo”, disputammo un discreto girone di ritorno ma il ritardo cumulato all’andata era troppo consistente per poter essere colmato. Per me rientrare a Mendrisio dopo tanti anni significava tornare a respirare l’aria di casa in un posto, in una squadra, che mi avevano dato tanto come uomo e come giocatore. Avrei accettato questa “sfida” anche se avessero avuto zero punti… Detto francamente pensavo che questo miracolo si potesse avverare, ci credevo per davvero. Mi ci sono buttato anima e corpo, è stato un grande dispiacere ci tengo a sottolinearlo.
Quest’anno ho seguito il campionato, lo hanno dominato in lungo e in largo. Tutte e tre le componenti, società, staff tecnico e giocatori, hanno fatto meraviglie. Mi sono già complimentato con loro a titolo personale ma lo faccio volentieri anche attraverso la stampa. Pellegrini, già compagno di squadra, è una grandissima persona, un grande amico. Come lo sono Luca Roncoroni e Nicola Salerni che è stato mio giocatore quando allenavo la Beretti del Varese”.
 
SEBASTIANO PELLEGRINI
Difficile incontrare per le strade del Magnifico Borgo un tifoso più ‘tifoso’ del Mendrisio come l’avv. Pellegrini. Andrea Cataldo: “’Seba’ è il nostro tifoso numero uno, un tifosissimo che ci trasmette sul campo il suo entusiasmo e il suo dinamismo”.
Dal “Saluto del Presidente” stralciamo questo passaggio: 
“Avevamo iniziato con entusiasmo il nuovo corso stringendo una stretta collaborazione con il FC Lugano e il FC Chiasso affidando la guida tecnica a un giovane allenatore, Mattia Croci Torti. I risultati non sono però arrivati, quindi abbiamo affidato la conduzione a Francesco Ardemagni, già direttore sportivo. Al termine dell’andata i punti racimolati erano pochissimi, soltanto 3, occorreva un miracolo per salvare la stagione. Stefano Bettinelli, già nostro giocatore, ha accettato questa “sfida”, purtroppo la squadra non è riuscita a gettare in campo quel “qualcosa in più" che occorreva per superare gli agguerriti avversari d’oltralpe”.
 
MATTIA CROCI TORTI 
La grinta e la determinazione sono stati i fili conduttori della sua brillante carriera di giocatore, Mattia vi aveva concentrato mille energie (ne aveva, e ne ha tuttora, tantissime), conscio della serietà con cui aveva accettato la nuova ‘sfida’ di allenare il Mendrisio in Prima Lega. Lì per lì una sfida esaltante (Crus era già a Lugano), ma anche rischiosa. Infatti fu costretto a fare le valigie.
Ci aveva manifestato il suo stato d’animo in tutta umiltà e sincerità: 
“Anche se una settimana dopo il mio esonero ero già di ritorno sulla panchina del Cornaredo, ci ho messo tantissimo a elaborare questa delusione. È stata una batosta non avere dato le soddisfazioni a chi ha creduto in me, ai tifosi, alla città. Nella mia vita ho sempre accettato le critiche, ci tengo a precisare che a Mendrisio non me ne sono mai state rivolte a quattr’occhi. Non ho alcun dubbio che ci saremmo salvati, la società si stava ristrutturando. Si era passati da un’estate in cui la gente non veniva al Comunale per restare a vedere il Castello e il Novazzano, a un inverno dove sono arrivati Afonso e Rey, due giocatori di altri palcoscenici come lo erano stati quelli degli anni precedenti Regazzoni, Mira, Vinatzer”. Una presa di posizione da leggere oggi tra le righe…
FRANCESCO ARDEMAGNI 
Ad “Arde” la società dovrebbe costruire un monumento, lo abbiamo detto e scritto più di una volta. Già da giocatore (con fama di bomber, segnava gol a grappoli) il sogno di Francesco era di allenare il Mendrisio. Ha anche assunto il ruolo di direttore sportivo. È stato lui a traghettare la squadra anche nel girone di ritorno della passata stagione. Nel bene e nel male “Arde” c’è sempre. Tanto di cappello.
Su quella sfortunata stagione aveva sportivamente ammesso di avere sbagliato: 
“Mi ritengo il responsabile numero uno di questa situazione, sono subentrato a stagione in corso (dopo il licenziamento di Mattia, ndr). Non avrei dovuto accettare. Ora sento il bisogno di staccare, il Mendrisio me lo porterò comunque nel cuore per sempre,”.
Il Mendrisio chiuse al penultimo posto a 9 lunghezze dal Gossau (sopra la fatidica linea) con un punto in più dell’United Zurigo che oggi disputa da compagine derelitta (penultimo posto) il campionato di Terza Lega.
ANTOINE REY 
Era partito 20 anni fa da Losanna, destinazione il Lugano di Preziosi-Pastorello. Alla Pontaise aveva debuttato appena diciasettenne. “Fu Gabriel Calderon a lanciarmi in LNB l’anno prima del fallimento”. Da ‘signore del centrocampo bianconero’ alla sua esclusione dalla rosa: “Renzetti non volle confermarmi. È stato il momento più brutto della mia carriera, ci tenevo moltissimo a restare almeno un altro anno”. Poi gli ‘incontri ravvicinati’ tra Chiasso (“Bignotti è stata la chiave di volta del mio destino, stavo per rientrare a Losanna”) e Mendrisio: “Devo ringraziare il presidente Pellegrini per avermi dato un’ottima opportunità in campo professionale. Sono felice di giocare, allenarmi e lavorare in questa bella città”.
Del Lugano, nonostante il boccone amaro che gli ha fatto trangugiare Angelo Renzetti, conserva bei ricordi:
“La mia prima stagione in Super League con Zeman la ritengo il momento più bello, come pure l’anno della promozione con Livio e la finale di Coppa, malgrado la sconfitta. Sono stato 8 anni a Lugano, anche la stagione (2015-16) in cui centrammo la salvezza all’ultima giornata battendo il San Gallo 3-0 (Zurigo retrocesso, ndr) non la posso dimenticare”.
ANDREA CATALDO 
È il nostro ultimo ‘ritrattino’, ma Andrea ci scuserà – Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, è un cantautore di grande successo. Scherziamo, Cataldo è da classificare tra i “calciatori bandiera” del calcio ticinese: “Continuo a giocare, la prossima sarà la stagione 15, è il numero che porto sulla maglia… (ride)”. Una fede incrollabile che lo contraddistingue nel difendere la porta di una compagine che nel campionato che sta per concludersi ha trovato subito il passo giusto. La penalizzazione incassata (leggi retrocessione) a ben guardare ha dato al Mendrisio una spinta decisiva. Il capitano: “Un campionato così ‘spettacolare’ come questo non me lo ricordo da anni”.
Estremo baluardo di una difesa granitica (la migliore del Gruppo 4, 5 reti subìte in due partite in cui era assente tra i pali, unici capitomboli stagionali), Andrea dimostra a 39 anni di essere ancora il “numero uno” assoluto.
Dalle pagine sportive di nostri settimanali:  
“Dici Cataldo e pensi alla Challenge League se non alla Super League. Invece il ‘portierone’ si è fermato a Mendrisio, la serie A l’ha solo sfiorata con Pauli Schönwetter a Chiasso mentre in B ci ha giocato poco. Non gli abbiamo chiesto per quante stagioni difenderà ancora la porta del suo amato Mendrisio. Sicuramente per molti. Zoff è diventato campione del mondo a 40 anni, Karl Grob – leggenda del calcio svizzero – ha smesso a 43 anni. Per non dire di Gigi Buffon, classe 1978… (ancora in forza al Parma).
(…) Quella di miglior portiere di PL è una ‘etichetta’ che nessuno può togliere ad Andrea Cataldo. Il capitano è stato festeggiato al Comunale per la sua duecentesima partita in bianco-nero-rosso. Chapeau a questo giocatore da sempre restio a riconoscersi grandi meriti”. 
Questa ‘retrospettiva’, chiamiamola così, vuole essere un nostro tributo al FC Mendrisio/star degli indimenticabili Pier Luigi Rossi (presidente) e Giulio Sebastiani (allenatore), le due ‘anime’ della squadra. Ricordi legati alle grandi imprese di Coppa svizzera ma soprattutto accomunati a persone (ce ne sono tantissime altre) ‘straordinarie’ anche sul piano umano.
(Nella foto, Sebastiano Pellegrini, presidente dalla stagione 2018/19).