CALCIO
Arbitri? La soluzione è la... personalità
Il prossimo anno ci sarà la linea di fuorigioco calibrata, oltre alla Super League con 12 squadre
Pubblicato il 18.06.2023 10:06
di Silvano Pulga
La conferenza stampa degli arbitri elvetici, a fine stagione, trasmessa da Fuorigioco, è passata un po' sottotraccia, dal punto di vista delle reazioni del pubblico. Ci sta, visto il periodo; tuttavia, vale la pena ritornarci, anche dopo qualche giorno, perché sono state dette parole importanti. Le riassumiamo, per chi se le fosse perse: "Ci sono stati tanti momenti nei quali le prestazioni sono state costantemente molto buone, ma non è stato così durante tutto l'arco della stagione" ha detto Daniel Wermelinger, responsabile degli arbitri svizzeri d’élite. "Crediamo ci siano state due fasi nel girone di ritorno con decisioni controverse che ruotavano intorno all'interpretazione della regola del fallo di mano. Tuttavia, il numero di decisioni controverse o addirittura sbagliate a metà del mese di maggio ha portato a discussioni animate. Abbiamo sempre detto che il nostro obiettivo è il maggior numero possibile di decisioni corrette e di prestazioni impeccabili, nella consapevolezza che non riusciremo mai a raggiungere il 100% del risultato, nonostante il crescente supporto tecnologico". In merito a questo strumento Wermelinger è stato chiaro: "Ci auguriamo che il VAR intervenga di meno, e solo in caso di errori evidenti." La stagione 2022/23 è stata la quarta nella storia del massimo campionato elvetico in cui è stato utilizzato il Video Assistant Referee (VAR). Rispetto alla stagione 2021/22, che ha registrato 1266 controlli, quest'anno ne sono stati effettuati un numero leggermente inferiore (1232). In 74 casi l'arbitro di campo ha cambiato la decisione originale, in controtendenza però rispetto a quanto accaduto in precedenza (da 5,6 al 6%).
L'annata che verrà vedrà l'introduzione della linea di fuorigioco calibrata, oltre al cambio di formato del torneo (che passerà, come sappiamo, a dodici squadre). Secondo Wermelinger,  sarà necessario aumentare il personale per gestire le 38 giornate: "Questo vuol dire che avremo bisogno di fino a sei arbitri in più nella Super League, con le stesse conseguenze per la Challenge League". Si è rimarcata la necessità di correggere gli errori arbitrali come si fa per i giocatori: attraverso l'allenamento. Il capo degli arbitri svizzeri è poi tornato su alcuni episodi di questa stagione, ma ha analizzato senza alcuna remora quello di Basilea-Zurigo, facendo anche sentire il dialogo tra l'arbitro di campo e la sala VAR. La conclusione laconica del capo degli arbitri è stata lapidaria: "A questo livello, non sono cose che possono accadere." Interessante anche quanto detto rispetto ai recuperi ("Fin quando la FIFA non darà indicazioni differenti, si andrà avanti con lo stesso metro utilizzato sinora"), ma ciò che è stato per noi più importante è l'aspetto dedicato alla comunicazione: sarà possibile per gli arbitri parlare con la stampa dopo la partita, anche se, per ora, solo per i fatti più controversi (quale sarà il metro per deciderlo, non è stato chiarito). A dimostrazione di questo, la lunga intervista fatta dai colleghi di TeleTicno a Lukas Fähndrich, arbitro della finale di Coppa svizzera, presente in sala, che ha parlato diffusamente degli episodi controversi della sfida.
Che dire? Che il nuovo corso ci piace dal punto di vista della comunicazione (ci mancherebbe, è il nostro lavoro), anche se sarà il tempo a chiarire tempi e modi dell'innovazione. Di sicuro, il fatto che ci sia stata, in tal senso, una presa di coscienza, è sicuramente un'ottima cosa. Certo, considerando quanto sia difficile far parlare un giocatore dopo una prestazione quanto meno interlocutoria, ci fa pensare che non sarà facile vedere un arbitro in quel contesto. E il fatto che la dirigenza dei fischietti sia consapevole che un più che ottimistico e diplomatico 90% di loro sia contrario alla svolta ci racconta di una realtà che sarà difficile vedere attuata, soprattutto nei termini che ci si aspetta noi, professionisti dell'informazione. Comunque, prendiamo atto delle intenzioni: ci sarà tempo per verificarle.
Il resto è la presa d'atto che il movimento, che ha perduto già da alcuni anni i propri mostri sacri, sta lentamente riprendendo quota: l'obiettivo è vedere arbitri rossocrociati nelle massime competizioni internazionali per squadre nazionali maggiori. Certo, va studiato un percorso di crescita: è stato fatto notare come sia intollerabile che un arbitro si faccia condizionare dall'ambiente, per esempio. Ma si può allenare la personalità, durante la settimana? Indubbiamente sono importanti anche altri aspetti (la forma fisica, la preparazione tecnica e regolamentare, il posizionamento in campo, il coordinamento con gli altri elementi della terna); tuttavia, a nostro parere, quella che va allenata di più è proprio la personalità, la quale va di pari passo con l'autorevolezza. Un arbitro con queste caratteristiche sviluppate avrà la capacità di collaborare con il VAR in maniera più paritaria: a volte, dalla tribuna, sembra che chi sta in sala abbia un forte potere di convincimento nei confronti di chi sta in campo. Lo abbiamo scritto più volte, parlando di questo argomento: il VAR deve essere un supporto dell'uomo in campo, al quale spetta la decisione finale. Ma, alla base di tutto, c'è la personalità: che vuol dire sapersi imporre nei casi dubbi e tenere in pugno l'incontro. Certo, si è detto che il VAR deve intervenire di meno. Ma, in realtà, anche se può sembrare lapalissiano, la ricetta per ridurre gli interventi dalla sala è una sola: non sbagliare le decisioni. E, per non farlo, bisogna essere bravi. In fondo, è tutto lì. E la sfida è crescere: come abbiamo già scritto in passato, la gente accetta meno l'errore dell'arbitro, rispetto a quello di un portiere o di un attaccante della propria squadra. Giusta o sbagliata che sia, questa è la sentenza dell'opinione pubblica. Possiamo lavorare per cambiarla, perché no: ma, probabilmente, l'innalzamento della qualità arbitrale è la vera soluzione. Affaire à suivre, insomma.