Calcio
Lupi irpini
Una passione sportiva che parte da Avellino e arriva in Svizzera
Pubblicato il 18.06.2023 10:00
di Angelo Lungo
L'Italia degli anni Ottanta voleva mettersi alle spalle un decennio complicato, intendeva diventare moderna, la speranza era a portata di mano, si poteva viverla e consumarla. Eppure esistevano dei territori interni, poco raccontati e ancora nascosti. L'Irpinia è una terra verde e rappresenta l'identità di una provincia che si chiama Avellino. È un luogo dove il paesaggio diventa mistero. Il silenzio dell'umano, le parole sono della natura. Pendii dolci e verdi. Lo sguardo è posto verso l'orizzonte, oltre si può andare con l'immaginazione, ma poco importa, quello che si vede incita a rimanere immobili e riporta ad ancestrali equilibri. Il frastuono della contemporaneità è lontano, costituisce un residuo che svanisce, un orpello senza valore. Rumore e velocità sono retaggi, pastoie destituite, costruzioni senza fondamenta. Ecco il silenzio, ecco la lentezza. Percepirsi piccoli e sentirsi speciali davanti a uno spettacolo che non è semplicemente estetico. Esserci nel tempo: significa fermarsi, interrompere la corsa della quotidianità. Eppure all'improvviso ci fu la ribalta nazionale, l'Avellino nel 1977-78 fu promosso in Serie A. E per dieci anni il miracolo verde ha viaggiato per la penisola, sfidando i mitici squadroni del Nord. Non è la passione quello che lega i tifosi alla loro squadra, è amore: purezza e orgoglio lo contraddistinguono. Ma tanti irpini sono partiti, alla ricerca di occasioni migliori. E sono stati accolti dalla Svizzera, che è sempre stata ospitale e magnanima. Soccorso Cresta, assieme al gruppo di cui fa parte, è un irpino trapiantato in Ticino. È toccato a lui organizzare un incontro, giunto alla decima edizione, “Lupi irpini in Svizzera”. L'ultimo si è appena tenuto a Lugano (zona Breganzona), ospite d'eccezione Andrea Manzo. Alcuni si sono sobbarcati una trasferta di oltre 900 km giungendo da Venticano. Altri sono calati da Zurigo (come Gino) e da Bienne (come un altro Soccorso). Lo scrittore Milan Kundera sostiene che il tempo umano avanza in linea retta e non in cerchio. L'uomo non può essere felice, perché “la felicità è desiderio di ripetizione”. Certo, è stata la serata della memoria e dei ricordi, ma non è stata nostalgica. Dietro c'è un pensiero: raccontare che l'Avellino ha vissuto il calcio di alto livello. E che la sua gente non smette di crederci, non è illusione, è un sogno. Essere “lupi” è un principio ordinatore. E quando i verdi furono retrocessi, un tifoso disse: “Un irpino si inchina solo davanti a Dio”.