VELA: FARI PUNTATI SULL'AMERICA'S CUP
Il thriller delle regate
Soffia il vento, volano le barche (di Coppa America)
Pubblicato il 16.03.2021 15:27
di Massimo Schira
Zigzagando tra mascherine e disinfettanti, di recente ho fatto due cose: ordine in alcuni cassetti e guardato parecchio sport in televisione. Parto dal secondo punto, per poi tornare al primo. La scoperta più piacevole delle ultime settimane l’ho certamente fatta guardando le regate della Coppa America di vela (per la verità in differita, visti gli orari un po’ troppo notturni delle dirette). Per due ragioni. Innanzitutto per avermi riportato indietro di qualche anno, al 2007 per la precisione, quando per lavoro fui inviato a Valencia per seguire l’avventura di Alinghi nella difesa della Coppa delle 100 Ghinee, il trofeo sportivo più antico della storia dello sport, approdato quasi incredibilmente in Svizzera grazie alla visione di Ernesto Bertarelli. Secondariamente perché ho visto uno sport che ha saputo far tesoro dei propri errori per proporre una competizione moderna, avvincente ed equilibrata. Questa riscoperta dell’America’s Cup mi ha appunto portato a frugare nei cassetti, alla ricerca dei ricordi di quell’incredibile periodo sportivo, per la Svizzera, e professionale, per me. 
Sportivamente parlando, finalmente il frustrante periodo d’incertezza seguito all’edizione 2007 - quando gli americani mischiarono artificialmente le carte in tribunale pur di riuscire a strappare ad Alinghi il trofeo - può essere considerato superato. Va infatti ricordato che, per molti aspetti, chi detiene il trofeo detta le regole. Da quando i neozelandesi hanno ripreso il controllo sulla Coppa, infatti, hanno sviluppato un concetto molto interessante, che, nonostante il limitato numero di partecipanti di questa edizione numero 36, ha dato indicazioni incoraggianti sotto tutti i punti di vista. La tecnologia estrema applicata ai nuovi AC75 - autentiche “barche volanti” che sfruttano la tecnologia foil per rimanere sollevate dall’acqua e superare i 50 nodi di velocità (100 all’ora, una cosa incredibile) - avvicina singolarmente le imbarcazioni alla Formula 1 dell’automobilismo. Ma i neozelandesi sono andati oltre, interrogandosi sul format della competizione e sfoderando regate da vivere totalmente in apnea anche a livello televisivo. Ecco il vero successo di questa edizione numero 36: le regate sono autentici “thriller” capaci di appassionare anche i meno esperti.
Mentre scrivo, ad Auckland hanno appena annullato la regata numero 10, quella che avrebbe potuto confermare Team New Zealand quale detentore dell’America’s Cup, visto il vantaggio per 6-3 sugli italiani di Luna Rossa (sempre loro, châpeau) in una serie al meglio delle 7. Il vento sul golfo di Hauraki - ricordate il 2003, quando Alinghi fece l’impresa? Ecco il campo di regata è praticamente lo stesso - ha ricordato a tutti di essere il padrone assoluto da quelle parti. Neanche a farlo apposta fuori dalla finestra di casa, il vento da nord scuote gli alberi. Mi viene in mente una cosa: chissà cosa ne pensa Ernesto Bertarelli? Basta chiedere a Google per scoprire che negli scorsi giorni il patron di Alinghi ha rilasciato una lunga intervista a tema velico sulla Tribune de Genève. Ve ne riporto un passaggio, in risposta alla domanda su un possibile interesse futuro di Alinghi per il nuovo format dell’America’s Cup. “Non si sa mai… Tutto dipenderà da cosa deciderà il vincitore dell’edizione numero 36 per la prossima edizione, la 37a quale Defender. Tra gli aspetti che vogliamo vedere evolvere c’è forzatamente la questione delle condizioni di partecipazione per le nuove squadre, che devono essere sostenibili sul piano della competizione sportiva. Oltre beninteso alle misure che verranno adottate per rendere la partecipazione più abbordabile. L’America’s Cup rappresenta l’Everest della vela e il Protocollo che ne definisce le regole, in qualche modo, è il bollettino meteo… Non ci si lancia in un’ascensione all’Everest se le previsioni del tempo sono pessime fin da subito”. Come dire che non è tutto oro quello che luccica, ma… 
Per adesso buon vento a Luna Rossa e Te Rehutai. A sognare Alinghi riprenderemo tra qualche giorno.