CALCIO
Il Bellinzona riparte da Muci
Parola a Lorenzo Colombo, preparatore dei portieri: Kiassumbua sta cercando un'altra squadra...
Pubblicato il 20.06.2023 08:18
di Enrico Lafranchi
Il Bellinzona partirà con Muci titolare, su questo non ci sono dubbi. Dopo avere effettuato il ‘tirocinio’ nella U21 del Lugano Alexander era subentrato nella parte finale della scorsa stagione a Joël Kiassumbua. Timido fuori quanto potente tra i pali, Alex si è fatto subito breccia nel cuore dei tifosi.
Ad allenare i portieri granata, che al momento sono Muci, Abazi e Cavin, è Lorenzo Colombo che, dopo alcune esperienze nella vicina Penisola (Legnano in particolare), si è fatto un nome anche da noi, prima a Lugano poi a Chiasso, facendosi apprezzare e stimare per la sua professionalità (Un dirigente parlando di lui aveva detto: “Lorenzo – mi si scusi il giro di parole - è un professionista di rara professionalità”).
Come ben sappiamo la vita del portiere non è sempre rose e fiori. Ne sa qualcosa anche il Bellinzona che in questi ultimi anni ha dovuto ricorrere, addirittura in situazioni di emergenza, a più “numeri 1”. 
Abbiamo avvicinato Lorenzo Colombo lunedì al termine del primo raduno ufficiale avvenuto sul campo C sotto l’incalzare del sole (30 gradi all’ombra dei pioppi).

Da quanti anni si trova in Svizzera? 
“Ne sono già trascorsi sette, ho avuto la possibilità di collaborare a Chiasso e a Lugano. Con il Bellinzona sono al terzo anno”.
Ha iniziato con Gigi Klein, giusto?
“Sì, con Luigino e Alberto Valsecchi. Dopo il brutto infortunio occorso a Yuri (Klein, appunto, ndr) alla Maladière, è arrivato Joël (Kiassumbua). C’erano anche Alex (Muci) e Niccolò (Abazi)".
A proposito, che ne è di Kiassumbua? 
“Joël era in scadenza di contratto. Si sta adoperando per il suo futuro, ha ricevute diverse richieste. Sta valutando le soluzioni che gli si sono finora presentate. Gli auguro buona fortuna”.
Muci che tipo di portiere è?
“È un giovane molto ‘mentalizzato’, molto professionista, nel vero senso della parola. Cura il ‘dettaglio’ della sua figura non solo sul campo ma anche al di fuori. Si applica con il massimo impegno a tutti gli allenamenti. L’anno scorso era al suo primo impatto con la Challenge League, se l’è cavata benissimo. Sto parlando di un ragazzo del 2000, logicamente Alexander deve ascoltare e imparare ancora molto ma siamo certi che ha le qualità per legittimare le sue aspirazioni”.
Come si suole dire, portieri si nasce ma c’è anche chi ha cominciato a giocare a calcio da attaccante… Quali sono le ‘virtù’ che caratterizzano il portiere?
“Oggi il portiere nasce come atleta d’élite, cioè per vocazione, ma lo può anche diventare con tanta dedizione, determinazione e costanza. Non è per niente un ‘processo’ facile ma lavorando sia mentalmente che fisicamente e tecnicamente – tre ‘aree’ molto importanti – non è complicato “creare” un buon portiere”.
Quanto sono importanti i centimetri? 
Sorride… “Purtroppo lo sono, dico purtroppo… Di fatto una casistica molto alta dei gol avviene sulle palle inattive, per cui un portiere alto 1.85/1.87 sarebbe l’ideale. Però se uno è agile e scattante tra i pali e nelle uscite, ha grinta e carattere non è sicuramente da scartare anche se non ha queste ‘misure’. Al di là di queste ‘caratteristiche’ l’altezza è comunque molto importante”.
Il Bellinzona partirà con Alexander e Niccolò? 
“Sì, ma l’area dei portieri sarà sicuramente implementata secondo valutazioni e scelte che farà il mister. All’occorrenza in base anche alle esigenze che ha la società per il futuro, si cercherà un profilo che possa alzare la nostra ‘asticella’ di lavoro. Questo non vuole dire che ne cerchiamo per forza ancora uno da titolare (lo è Muci, ndr). Deve essere un ragazzo che si mette a disposizione del club con tanta voglia di crescere”.
L’età (gli anni in più) in un portiere è sicuramente meno ‘significativa’ dell’altezza (i centimetri in meno). È d’accordo? 
“Beh, io sono decisamente controcorrente… Abbiamo la fortuna a Bellinzona di avere un portiere giovane di grande qualità come Alexander. È giusto che sia lui a giocare. Siamo sempre predisposti a fare giocare il portiere così detto ‘vecchio’, ma perché non dovremmo dare una chance a un giovanissimo?”.
Con Klein sono stati fatti errori di valutazione o quant’altro?
“Assolutamente no, non c’è stato nessun tipo di errore. Gino ha avuto un problema al cuore all’inizio della stagione scorsa. Avevamo vinto la Promotion League con lui, il nostro obiettivo era di ampliare la rosa come stiamo facendo ora. Ci si è presentata l’occasione Kiassumbua, l’abbiamo esaminata e valutata positivamente. L’idea era di partire con due ottimi portieri per fare sì che il migliore giocasse. Purtroppo Klein quando ha giocato a Neuchâtel si è fatto male duramente per cui abbiamo forzatamente dovuto puntare su Joël e Alex. Se non fosse stato così sfortunato Gino avrebbe avuto sicuramente un’altra considerazione. Il suo ottimo ‘cammino’ in Promotion non lo discute nessuno, ne è uscito - come d’altronde tutti - da vincitore con la promozione: sono convinto che la Challenge sarebbe stata per lui  una bella ‘sfida’”.
Lorenzo, il suo lavoro quanto è cambiato rispetto al passato? 
“Se si riferisce al Lugano, lì ho lavorato nel Settore giovanile e con la squadra femminile, era perciò differente. È cambiato nel senso che magari ti interfacci con atleti in momenti diversi di calcio perché alla fine contano molto anche i risultati. Alle volte in alcune dinamiche quando non si va bene il primo a pagarne è anche il portiere. Posso solo complimentarmi con i ragazzi che ho allenato, di errori se ne possono sempre fare – ovvio. Mi ritengo veramente soddisfatto di come hanno lavorato, li ringrazio tutti”.