CALCIO
Riuscirà Yakin a diventare un grande motivatore?
L'importanza degli allenatori ormai è confermata: l'esempio di Croci-Torti
Pubblicato il 21.06.2023 08:26
di Silvano Pulga
Il termine della stagione calcistica, al fischio finale di Svizzera-Romania (chiusura per modo di dire: il Bellinzona ha già ripreso a sudare all'ombra dei castelli, il Lugano ha in programma il raduno venerdì), ci dà lo spunto, vista anche la dinamica della partita citata, per parlare un po' di allenatori, e del ruolo che hanno nel calcio. Certo, i fuoriclasse contano, ti fanno vincere i trofei. Ma non è un caso che, da un po' di tempo a questa parte, le sfide importanti vengano presentate come partite tra i rispettivi allenatori: Croci Torti contro Wicky, Guardiola contro Inzaghi, Spalletti contro Pioli e via discorrendo. La recente ricerca, oltreconfine, di un tecnico che potesse guidare i campioni d'Italia del Napoli, per fare un esempio, è stata seguita come la trattativa per l'arrivo di un fuoriclasse, e la scelta di Rudi Garcia sta facendo versare fiumi d'inchiostro e byte ai vari commentatori della vicina Penisola. Ma non solo: potremmo commentare le voci che danno Carlo Ancelotti candidato certo, alla fine della prossima stagione, a guidare la nazionale brasiliana, a caccia di un titolo mondiale che manca, ormai, da decenni (l'ultima affermazione dei verdeoro, come sappiamo, è datata 2002).
Allenatori al centro di un progetto, quindi, come (e forse più) di certi giocatori. Ma perché il mister è diventato così importante? Va detto che l'uomo in panchina non è più da solo, ormai, ma è a capo di uno staff. E, quindi, non è secondario vedere quali siano i collaboratori di un tecnico: restiamo dell'idea, per esempio, che dietro i successi dell'Inter di Antonio Conte ci sia stato il grande lavoro di Antonio Pintus. Dopodiché, un grande punto di forza di chi guida una squadra di calcio sono sicuramente le sue convinzioni tattiche. Ma non è un caso che una certa duttilità, in questo senso, sia alla base di buoni risultati: l'esempio di Mattia Croci Torti, capace di passare in partita dalla difesa a tre a quella a quattro con grande disinvoltura è un simbolo di quanto sia importante saper leggere la partita, adattarsi alle situazioni contingenti, mettere a proprio agio i giocatori. E qua, si apre il discorso che volevamo fare: quello mentale. Perché questo aspetto (e la partita di Lucerna ce ne ha dato l'ulteriore prova) sta diventando sempre più importante.
Il calcio si gioca coi piedi, come sappiamo. Non solo: si corre, si contrasta, tutti aspetti maledettamente concreti. Potremmo anche dire che, in campo, gli istanti contano. Uno che in questo sport ha lasciato una traccia profonda, tale Johann Cruyff, diceva che aveva ricevuto in dote dalla natura la capacità di capire, con una frazione di secondo in anticipo rispetto agli altri, dove sarebbe arrivata la palla, dove passarla, oppure vedere uno spazio per passare e superare l'avversario. La testa, la mente quindi. Ma non solo come capacità di fare un gesto tecnico, ma come attitudine.
Una squadra è un insieme di persone, che giocano assieme. Il gesto individuale è importante ma, sempre, si tratta della finalizzazione di un lavoro di gruppo. Tanti anni fa (era l'8 settembre del 1996), per dire, assistemmo dal vivo a un'azione personale di George Weah il quale, recuperata palla, al limite dell'area di difesa, dopo un calcio d'angolo battuto dagli avversari del Verona, arrivò in porta da solo, dribblando un numero impressionante di avversari, presentandosi poi davanti all'estremo difensore avversario, che infilo sul palo lontano: anche lì, però, fu importante il lavoro senza palla dei compagni, che gli aprirono gli spazi per puntare la porta dei gialloblù. Le persone, però, sono emotive. Quindi, vanno convinte della bontà degli schemi, per esempio. Nel suo recente intervento a Fuorigioco, Mattia Croci Torti ha raccontato di quanto tempo impieghi a trasmettere ai propri ragazzi la bontà di certe scelte tattiche. I giocatori vanno motivati a mantenere una concentrazione alta: cosa, come sappiamo, estremamente faticosa. Tutto noi siamo stati a scuola da giovani e, da adulti, partecipiamo magari a lunghe riunioni di lavoro: quindi, quando parliamo di soglia di attenzione e di tutto il resto, sappiamo benissimo su che cosa si stia ragionando. Va detto che, trattandosi di esseri umani, i calciatori vanno convinti di quanto sia importante compiere questo sforzo. Vanno persuasi che l'avversario va considerato battuto al fischio finale o, viceversa, che un episodio, una distrazione, un errore della difesa dell'altra compagine possono riaprire un incontro che sembrava ormai chiuso a chiave. Dopodiché, conta la convinzione di chi va in campo: però, se fosse passato un certo messaggio, per quanto riguarda i rossocrociati, pensiamo che a Lucerna sarebbe finita diversamente.
Ecco, siamo arrivati al punto. I grandi allenatori sono, prima di tutto, persone che sanno lavorare sulla testa dei giocatori. Personaggi come Josè Mourinho, Pep Guardiola, Carlo Ancelotti, Antonio Conte hanno senza dubbio capacità tecniche ma, soprattutto, sono dei comandanti di uomini, capaci di far passare un certo tipo di messaggi. Murat Yakin, ieri sera (e anche ad Andorra), ha fatto chiaramente intendere di non esserne ancora capace. Non era facile, ci mancherebbe: siamo a fine stagione, i giocatori sono scarichi. Però, sarebbe bastato mantenere la giusta concentrazione ancora dieci minuti. Con Andorra è andata bene; ma contro una squadra più attrezzata e con altre ambizioni, come la Romania, non è ovviamente bastato. Abbiamo poi ancora in mente l'atteggiamento in Qatar, in occasione della partita con il Portogallo, che resterà un macigno per questa gestione, che pure (va detto) ha portato a casa risultati importanti. Probabilmente, questo è un limite per il ct rossocrociato. Pier Tami ha parlato dell'importanza e della difficoltà di fare il passo ulteriore per salire di livello: questo atteggiamento da parte di chi stava in campo rischia di diventare, col tempo un macigno. Riuscirà Yakin a diventare un grande motivatore, come i suoi colleghi più illustri? Affaire à suivre.