CALCIO
A Taverne, ispirandosi a De Zerbi
Andrea Lanza, dopo tre anni di Team Ticino, torna sulla panchina di un club
Pubblicato il 21.06.2023 18:18
di Enrico Lafranchi
Il Taverne ha trovato subito il profilo dell’allenatore che piace al suo presidente. Andrea Lanza è contento di essere tornato ad allenare una squadra di club, figuratevi il Taverne squadra in cui ha giocato in Terza Lega. Un richiamo implicito: “Dopo tre anni con il Team Ticino (U18), che ringrazio per avermi dato questa opportunità, ho colto al balzo la chiamata del presidente Burà”.
Un ritorno a quel calcio che lo ha sempre affascinato e coinvolto: “Prima della chiamata del Team Ticino allenavo il Paradiso, dalla Seconda Lega siamo arrivati in Prima Classic”.
A proposito di ‘profili’ Andrea si ispira a un grande o grandissimo (fate voi): “La crescita di De Zerbi è quella che sto seguendo di più, ho svolto proprio su di lui la mia tesi di Swiss Olympic. Ha ricevuto gli elogi anche da parte di Guardiola, questo ti fa capire che il lavoro porta sempre qualcosa”.
La più bella soddisfazione con la Under 18 qual è stata? 
“Senz’ombra di dubbio la finale di Coppa svizzera con il Servette. Un’esperienza fantastica, una grande emozione. Siamo arrivati in finale anche al Torneo di Bellinzona (persa ai rigori contro la fortissima Union Berlin, ndr), ma quella alla Tissot Arena di Bienne (contro i ginevrini) è  stata veramente da ‘sogno’ per come l’abbiamo preparata e anche giocata: eravamo partiti già il giorno prima per la città orologiera, i ragazzi ne sono rimasti suggestionati. Purtroppo anche lì ci sono stati fatali i calci di rigore, il settimo rigore per l’esattezza…”. 
Allenare questi ragazzi è stato un arricchimento? 
“Assolutamente, mi ha aiutato tanto. È una soddisfazione enorme vederli crescere progressivamente. Durante questi tre anni ho preso diversi diplomi, l’ultimo è lo Swiss Olympic. Adesso mi manca solo l’ultimo, l’UEFA Pro”.
Cambierà di molto il tuo modo di lavorare? 
“Quello che mi è sempre piaciuto in una prima squadra è il rapporto che riesci a creare con i giocatori, nelle giovanili è più difficile. Nell’insieme è molto più importante la gestione della squadra, che praticamente è già formata, mentre con i giovani l’obiettivo è farli crescere individualmente. La prima grande differenza è questa”.
Veniamo alla tua nuova squadra: che idea ti sei fatto, hai avuto occasione di seguire il Taverne quest’anno? 
“Ha disputato una bella stagione, conquistando la salvezza, che era il suo obiettivo, largamente in anticipo. La filosofia della società è chiaramente quella di inserire nella rosa il maggior numero possibile di giovani che devono però essere affiancati da alcuni giocatori di esperienza, come ha fatto il Lugano II. Con Burà abbiamo proprio parlato di questo”.
Avete anche discusso di obiettivi, vi siete posti delle ambizioni? 
“Bisognerà prima capire che squadra andremo a formare. Al momento abbiamo soprattutto parlato della linea societaria che è quella di continuare a inserire giovani talentuosi. Questo è il primo passo, poi vedremo”.
D’accordo, ma di giovani ticinesi non ce n’è un’infinità… 
“Tanti ragazzi non si fermano per forza in Ticino, si spostano volentieri (classico l’esempio di Nikolas Muci che è andato a segnare grappoli di gol a Wil dopo avere salvato – l’anno scorso – la U21 del Lugano dalla retrocessione, ndr). È un po’ questo il problema”.
A distanza di anni da quando ci giocavi che idea ti sei fatto della Prima Lega? 
“Ho visto una decina di partite, soprattutto quelle del Taverne ma anche più in generale, tra le altre Paradiso-Tuggen. È un campionato tosto, molto fisico, le partite sono di grande intensità, bisogna essere pronti anche sul piano mentale, affronti squadre che difficilmente mollano. Ma è anche vero che se guardiamo quest’ultima stagione di PL le nostre squadre si sono fatte valere: le promozioni di Paradiso e Lugano II la dicono lunga… E non solo”.
Infatti:
“Il Mendrisio è salito in PL, in Seconda Inter Collina d’Oro, Gambarogno, Ascona, hanno fatto bene, il Locarno ci sta per arrivare… Questo vuol dire che le nostre squadre sono superiori o comunque se la giocano molto bene, addirittura alla grande. Vedi il Lugano di Mattia Croci Torti che ha fatto una stagione straordinaria con un allenatore del posto, un esempio eloquente per noi. Senza dimenticare il Bellinzona, in cui ci ho giocato, che ha fatto la sua parte in ChL”.
È stata una sorpresa, per te, il volo del Paradiso in Promotion? 
“Assolutamente no, sono riusciti a fare una squadra forte, sono stati bravi a formare un ottimo gruppo di giocatori. Significa che alla base c’è una struttura solida”.
Però a livello di infrastruttura il campo fa "piangere", parlare di ‘stadio’ al Pian Scairolo fa venire l’orticaria… 
“Mi dispiace per i problemi incontrati per la costruzione della tribuna (ostruzionismo di campanile tipico del Ticino, ndr). È un peccato che quando c’è una società che vuole investire le si mettano dei freni (non è che Caggiano pensi a un grande impianto, si tratta di una tribunetta di 300 posti, il pres comunque non demorde, la tribuna si farà: oltretutto abbellirebbe il ‘centro sportivo’, già dotato di nuovi spogliatoi, una ‘scommessa’ da vincere Antonio! - Ndr)”.
Che ne dici dei tuoi ex? 
“Beh, a Paradiso avendo fatto quasi 4 anni ho lasciato il cuore… È un club che per come è organizzato e gestito merita il successo che ha e che avrà anche in futuro. Sento regolarmente il DS Stagno, una persona alla mano sempre a tu per tu con la squadra. A monte c’è una gran ricerca di rapporto umano, è una cosa molto positiva”.
Caggiano? 
“Mi ricordo la prima frase che disse alla squadra quando mi aveva presentato: ‘Il mister è giovane, ha davanti tre partite, se le vince bene se no va a casa…’. Beh, di partite ne abbiamo per la verità vinte un bel po’ di più, sono stati veramente anni stupendi. Ho capito subito di avere a che fare con una persona ambiziosa, un ‘vero’ uomo di calcio. Stagno, anche lui superlativo, inizialmente è stato mio assistente, poi gli è subentrato José Di Stefano”.
Quale è stato il tuo percorso con Caggiano? 
“Sono partito dalla Seconda Lega. Il primo anno siamo arrivati secondi, poi abbiamo vinto due campionati di fila (Seconda regionale e Interregionale)”.
Anche dei tuoi trascorsi a Biasca ti è rimasto il segno? 
“Certamente, anche quello è stato un periodo incredibilmente bello. Con la famiglia Scolari ho fatto diversi anni, abbiamo disputato le finali di promozione con il Münsingen e lo Stade Nyonnais, perdendo quella decisiva con i vodesi che già allora erano una gran bella squadra”. 
Intanto ad Andrea, tifosissimo del Napoli (“sin da ragazzo”) auguriamo di trascorrere splendide vacanze in Sardegna (“adoro il mare”) con Eloise, sua moglie, e la piccola Coraline di tre anni. In attesa del 3 luglio, giorno in cui è fissato il primo raduno sul campo.
In bocca al lupo!