CALCIO
Le pazzie del calciomercato
La Serie A italiana è diventata terreno di caccia per le squadre della Premier League
Pubblicato il 22.06.2023 07:00
di Silvano Pulga
Non c'è nulla da fare: ogni amante della Pedata non sfugge alle sirene del calciomercato. Le partite sono insostituibili a livello di coinvolgimento, naturalmente e, perlomeno in Svizzera, inizieranno presto, anche se nelle prossime settimane sarà tempo, soprattutto, di amichevoli. Tuttavia, le sessioni di trasferimento hanno una dote in più: fanno sognare. La realtà, naturalmente, è quella che conta: ma le pagine dei giornali (e, ora, anche dei siti) con le tabelle delle trattative in essere e dei trasferimenti conclusi hanno un fascino senza tempo. Uniamoci il periodo estivo, con le giornate più lunghe che sembrano non finire mai; magari, un periodo di vacanza che lascia più tempo per informarsi, e il gioco è fatto. E, del resto, a differenza di ciò che accade nella tarda primavera, nei pronostici estivi possono vincere tutti: e, forse, qua sta la magia dell'estate calcistica.
In Ticino hanno le idee chiarissime. Non sappiamo se la dirigenza del FC Lugano abbia confidenza con gli algoritmi: quello che è certo è che, sinora, sono arrivati dei giovani con potenziali di crescita ma, soprattutto, con fisico e centimetri. Magari ci ha messo lo zampino l'algoritmo, chissà: di sicuro, bisognerà aspettare qualche settimana per capire, visto che al raduno di domani, a Cornaredo, ci saranno ancora diversi assenti (i giocatori recentemente impegnati con le nazionali), senza contare le probabili uscite, magari di peso. Non è un mistero che qualche elemento abbia aspirazioni importanti; e, del resto, la filosofia societaria è proprio quella di creare una rampa di lancio che consenta a giocatori talentuosi di crescere, per poi spiccare il volo. Certo, la vetrina europea potrebbe convincere qualcuno a restare ancora un po': e proprio l'impegno oltreconfine chiede una rosa ampia, che consenta alla compagine bianconera di essere competitiva anche (e soprattutto) in campionato e in Coppa. Tante ipotesi, tanti sogni appunto. Nel frattempo, ieri sono usciti i calendari del campionato: sognare sì, ma intanto gli addetti ai lavori iniziano a programmare i propri impegni personali facendo lo slalom tra partite in casa, trasferte, sorteggi europei eccetera, tutte cose maledettamente concrete, ma che rendono l'occuparsi di sport un lavoro bellissimo.
Oltreconfine, invece, i sogni sembrano essere diventati incubi, in particolare in quella grande e operosa metropoli che si trova a pochi chilometri a sud della frontiera. Abbiamo scritto più volte, nel corso della stagione appena finita, ridimensionando il calcio italiano e il suo presunto ritorno nell'Olimpo della Pedata europea, nonostante i risultati n Champions League. Troppo entusiasmo da parte di tifosi (e commentatori...) della vicina Penisola, e anche di qualche ticinese innamorato del calcio tricolore, in particolare di quello meneghino il quale, a scanso di equivoci, fa battere forte anche il nostro cuore, come noto. Ora, sta emergendo la realtà, cruda e del tutto in controtendenza rispetto a sogni e aspettative, forse troppo ingenue.
Le milanesi ( e non solo: De Laurentiis, a Napoli, ha chiaramente fatto capire che non si tirerà indietro di fronte a offerte serie per i suoi gioielli) sono diventate terreno di caccia per i club inglesi, e non solo. Siti e giornali sono pieni di indiscrezioni, più o meno fondate, sulle trattative che coinvolgerebbero alcuni dei talenti più interessanti della Serie A. Ma come sarebbe a dire? Non doveva essere, quella passata, la stagione del cambio di rotta? Del ritorno del calcio italiano (e, soprattutto, milanese) al posto che gli compete in Europa?
I fatti oggettivi sembrano andare in un'altra direzione. Non ci sono giocatori incedibili, e questo nonostante i ricavi della Champions di quest'anno e una politica (da parte del Milan, perlomeno) di sostenibilità e bilanci in ordine. I tifosi continuano a sognare, le campagne abbonamenti vanno a gonfie vele nonostante prezzi tutt'altro che popolari, perlomeno per lo standard italico. Ma ciò che emerge non è certo la volontà di mettere in piedi squadre che possano, nell'immediato, provare a scalfire il predominio inglese in Europa (due vittorie su tre nelle competizioni UEFA). Anzi, proprio da oltre Manica stanno arrivando le proposte più allettanti per l'argenteria della casa.
Non solo: la recente asta dei diritti televisivi della Serie A si è chiusa con un nulla di fatto. Lega e club avevano aspettative piuttosto ottimistiche in materia, e i commenti di Gravina, dopo le sentenze della giustizia sportiva sulle inchieste che vedevano coinvolte la Juventus, andavano verso una direzione precisa. La realtà è che, ormai, la Serie A interessa sempre meno, all'estero. E si teme che, anche in patria, sempre meno gente abbia voglia di spendere soldi per vedere le partite in tv, al netto del problema, sempre attuale, della pirateria.  E non è un caso che chi ha soldi da investire (tanti, però) decida di farlo per club di Premier, anche di seconda fascia. Non siamo mai stati grandi amanti del calcio inglese, e quindi non lo conosciamo molto: ma siamo in grado di paragonare il palmarès del Newcastle con quello del Milan, al netto dei rispettivi bacini d'utenza, che farebbero pendere (anche quelli) il piatto della bilancia in Lombardia. Però, riusciamo nel contempo a vedere quanti sono i followers totali, sui vari social, delle squadre di serie A e di quelli della Premier League. Solo club del calibro del Real Madrid e, in parte, del Barcellona (che gode ancora dell'effetto Messi) riescono a tenere botta, sotto questo aspetto. Economicamente, in Europa, ci sono poi il Bayern di Monaco, supportato da una gestione finanziaria di grande livello, ma che è un'esclusività germanica (bavarese, aggiungeremmo, che è una distinzione fondamentale, come ben sa chi è pratico di cose tedesche) e il PSG (finché dura, ma qua ci sono anche logiche più geopolitiche).
Il Milan ha vinto l'ultima Champions nel 2007, l'Inter nel 2010, la Juventus nel millennio passato, anche se ci è andata vicino tante volte negli ultimi lustri. Il resto è conseguenza, compresi gli introiti del marketing e dei diritti televisivi. Perché può far sorridere, ma anche in Inghilterra si cerca la sostenibilità. Solo che fatturati e incassi sono decisamente diversi. E, anche se non troveremo mai la parola ricavi sul tabellino di una partita, non è un mistero che il budget sia il fondamento di tante affermazioni sportive. Certo, il calcio regala anche magie come quella di Istanbul: però, la realtà ci dice che i grandi nomi intimidiscono, quando te li trovi davanti. E ti tolgono la voglia di osare, come abbiamo già scritto commentando la finale di Champions League.
Ecco, la realtà del calcio di vertice della vicina Penisola è questa, piaccia o meno a tifosi e commentatori d'oltreconfine: un calcio di seconda fascia, ottimo per far crescere talenti da portare poi in Inghilterra. I sogni del calciomercato, che rallegravano la nostra gioventù,  si stanno insomma trasformando in incubi. Il problema è che il pubblico, dai brutti sogni, preferisce stare lontano.   
(nella foto il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis)