Chi dice di non
avere pronosticato che il Locarno sarebbe tornato prima o poi in Seconda
Interregionale, mente sapendo di mentire. Chi invece pensava che ce l’avrebbe
fatta centrando quattro promozioni dirette è stato un veggente. Già perché
praticamente nessuno di quei 500 presenti al primo incontro ufficiale delle
Bianche Casacche, il 30 agosto 2018 contro il Moesa 2, avrebbe pensato che
neanche 5 anni dopo le Bianche Casacche avrebbero ottenuto il pass per tornare
a giocare in una categoria intercantonale. Già, 5 stagioni, tra le quali una
cancellata per Covid e un’altra monca, ma non per questo non dominata.
Nessuno pensi che
il percorso netto delle Bianche Casacche sia stato una passeggiata di salute:
il primo, difficilissimo passo, fu quello di saldare i debiti ancora pendenti
lasciati dalla precedente gestione. E credetemi, non erano bruscolini. Poi si trattò
di risalire la china di volta in volta, vincendo sempre, senza possibilità di sbagliare,
con l’obbligo di centrare la promozione ad ogni tentativo. Prima la quinta, con
il Moderna a fungere da spauracchio, poi la quarta, con l’Intragna come cimento
più impegnativo. Poi la terza, con i fattacci di Semine, uno spartiacque,
ingigantito da social e da voglie di ingiustificato giustizionalismo da parte
di chi dovrebbe sempre avere la barra dritta per giudicare. Seguito poi dalla
partita-spareggio del Lido contro il Ravecchia, battuto di misura davanti a
1500 spettatori contati per difetto, forse il giorno in cui si è capito che sì,
la scalata sarebbe stata ancora dura, ma che l’affetto della piazza era
comunque rimasto intatto. E poi la trionfale stagione di Seconda Lega,
praticamente senza avversari, con il neo della sconfitta contro il valoroso
Balerna in semifinale di Coppa, l’unico trofeo sfuggito in questi quattro anni
alle Bianche Casacche. Poi lo spareggio contro l’Iliria Soletta, trasformato in
trionfo grazie ad un primo tempo dominato in lungo e in largo nella partita di
andata, davanti, di nuovo, a più di mille spettatori.
Non è stato
facile portare a termine una piccola impresa, i cui protagonisti principali
sono pochi: il primo presidente del nuovo Locarno, Sergio Debernardi, che il
Covid si è portato via in una triste giornata, l’ennesima, di chiusure
pandemiche. Poi c’è il suo successore, Mauro Cavalli, stessa pasta, stesso
apparente carattere inscalfibile e burbero, ma uomo dei fatti, in un mondo del
calcio troppo spesso popolato da caciaroni inconcludenti. Poi c’è Claudio Vassalli,
uomo ombra, ma indispensabile. Come pure Bruno Walther, magazziniere,
brontolone, ma col Locarno tatuato sul cuore. Poi, nel settore tecnico, il
condottiero Remy Frigomosca, il vice Giordano Assuelli e l’allenatore dei portieri Ivan Dellamora. Last but not least, dietro la scrivania il
tuttofare Antonio Straci ed Emanuele di Zenzo, che ha introdotto quel tocco di
professionalità che serve, quando ti chiami FC Locarno. Chiedo venia se ho
dimenticato qualcuno.
Adesso inizia il difficile, perché bisogna cambiare
davvero ritmo. Professionalità, know-how e attaccamento ci sono. Per salire
ancora servono spalle larghe e polmoni ben allenati. La piazza ha dimostrato
che c’è quando viene coinvolta. Gli elementi sono a disposizione, serve un
collante, ancora più forte di quello attuale. La ricerca inizierà non appena
smaltita la sbornia, figurata e reale, della promozione maggiormente agognata.
E c’è da scommettere che la scalata non si fermerà qui. Solo due squadre, per
chiudere, possono fregiarsi del titolo onorifico di imbattute contro la
corazzata di bianco vestita: l’Arbedo e il Gorduno. Complimenti anche a loro.
(Era il 18 maggio 2019, dopo la partita contro i Portoghesi: i giocatori del Locarno festeggiavano la promozione in Quarta Lega. Era il primo passo verso la risalita) (FOTO GABRIELE PUTZU)