CALCIO
Doumbia non dev'essere un alibi
Fa discutere il passaggio del centrocampista ai Chicago Fire: la strategia però è chiara
Pubblicato il 26.06.2023 08:36
di L.S.
L’addio di Ousmane Doumbia sta facendo parecchio discutere.
Il tifoso “disfattista” scrive di ambizioni in ribasso e di negletto ruolo di farm-team. Il suo pensiero, in fondo, è comprensibile.
I Chicago Fire sono in difficoltà e rischiano di non fare i playoff per l’ennesima volta? Non ci sono problemi, andiamo a “saccheggiare” il Lugano. Gli prendiamo forse il giocatore più forte, quello che durante la passata stagione ha mostrato il rendimento più costante e gli facciamo attraversare l’oceano. Detto fatto. Facile come bere un bicchier d’acqua. Stiamo parlando di un giocatore polivalente, di una garanzia per l’allenatore Croci-Torti e per i compagni.
Già, una bella gatta da pelare verrebbe da dire. Almeno questo è il sentimento che tutti i tifosi (o quasi) del Lugano stanno provando.
Difficile dar loro torto. Anche perché i tifosi, per antonomasia, reagiscono di pancia.
Guardando però la situazione da un altro punto di vista e volendo essere meno distruttivi, ecco che la partenza di Doumbia potrebbe essere l’occasione per un’ennesima ripartenza.
Di questi periodi, lo scorso anno, con gli addii di Lavanchy, Custodio, Lovric e il ritiro di Maric, il negativismo era di casa a Lugano.
La ricordiamo tutti quella paura fottuta di aver smantellato una squadra che aveva appena vinto la Coppa Svizzera, quella sensazione di primo giorno di scuola che si respirava alla ripresa della preparazione.
“Non parliamo più di progetto”, aveva detto qualcuno sbuffando nervosamente.
Abbiamo visto tutti com’è andata la stagione dei bianconeri: altra finale di Coppa e una stagione esaltante in campionato, conclusa con la seconda qualificazione all’Europa.
E soprattutto la scoperta di alcuni talenti che sembravano non dover sbocciare mai, elementi che fino a qualche mese prima parevano arrivati a Lugano soltanto perché in MLS non servivano più.
E invece l’aria di Cornaredo, il lavoro del Crus e del suo staff e  l’ambiente sereno che si respira da noi, hanno permesso a questi ragazzi di crescere serenamente. Fino a esplodere.
Merito di Chicago o di Lugano? Forse di tutte e due. Anzi, sicuramente della possibilità (e della capacità) di interagire delle due squadre, che rappresenta un enorme vantaggio quando si tratta di programmare e soprattutto di reagire alle varie situazioni.
Joe Mansueto, quando venne a Lugano nel maggio del 2022, disse apertamente che in futuro avrebbe voluto comprare una terza squadra. Il motivo? Per far circolare i giocatori, per permettere loro di trovare l’humus giusto in cui germogliare.
La via ormai è indicata. Potrà far storcere il naso a qualcuno, ma Doumbia, pur forte che sia, è sicuramente rimpiazzabile. E verrà rimpiazzato.
E la sua partenza non dovrà diventare un alibi per nessuno. Staff, giocatori e tifosi devono rendersi conto di far parte di un progetto a lungo termine che non ha come base soltanto Lugano. È qualcosa di più grande e che come in ogni famiglia, per ricevere, ogni tanto bisogna anche dare.
È capitato a Doumbia, in futuro capiterà ancora. Così come dagli Stati Uniti arriveranno nuovi campioncini.
“We are a family” è il nuovo slogan.
In fondo non è così brutto. Basterebbe soltanto aprire un po’ gli orizzonti e ricordarsi chi siamo e da dove veniamo.
(Foto Putzu)