Di Nikolas Muci si
sta parlando ormai da qualche giorno.
A 18 anni, l’attaccante
del Team Ticino sta suscitando l’interesse di tanti addetti ai lavori. È normale quando un giocatore segna a raffica e dimostra un talento cristallino.
Nikolas, che ha
contratto con il Lugano fino al 2022, dovrà presto prendere decisioni importanti
per il suo futuro.
Fondamentale in
quel momento sarà ovviamente anche il ruolo dei genitori, in particolar modo
quello di papà Fabrizio, infermiere al cardiocentro di Lugano e da sempre innamorato
del gioco del calcio.
Fabrizio, stupito
dell’interesse che c’è attorno a Nikolas in questo momento?
“Un po’ sì, anche
se nel calcio le cose vanno velocemente. Oggi sei su, domani sei giù. È una
cosa che ho cercato di insegnare ai miei figli e per questo che anche a Nikolas,
come a suo fratello Alexander (portiere del Winterthur), ho chiesto di abbinare
allo sport anche lo studio”.
Nikolas frequenta
il Liceo scientifico di Lugano (mentre Alexander studia biologia a Zurigo).
“Credo che la
forza di una persona risieda nel cervello ed è per questo che lo studio è
importante. È vero che io ho cercato di trasmettergli la passione del calcio,
anche se non ho giocato a livelli altissimi, ma nel contempo ho sempre creduto
che fosse possibile unire i due percorsi, sport e studio. Oltretutto qui in
Ticino la cosa è fattibile e a questo proposito vorrei ringraziare l’organizzazione
del liceo che gli permette di fare le due cose in maniera intelligente”.
Presto però
Nikolas dovrà prendere delle decisioni importanti sul suo futuro da calciatore.
“Sì lo sappiamo,
sono delle tappe che andranno affrontate. Adesso Nikolas ha il suo manager (Gianluca
Di Domenico) e se ne occuperà lui. In passato ricevevo moltissime telefonate da
parte di presunti procuratori, ora siamo decisamente più tranquilli. Sappiamo
che quello del calcio non è un mondo facile e che si rischia di essere soltanto
della merce”.
Come si svolge il
ruolo di padre in questo momento?
“Da parte mia cerco
semplicemente di restargli il più vicino possibile: il ruolo del papà è quello
di esserci e di ricordargli l’umiltà e la modestia, doti che una persona deve
sempre avere, indipendentemente dalla professione che svolge. Sono uno che ama
il fairplay e mi emoziono quando vedo i giocatori delle squadre giovanili che
si abbracciano prima delle partite. È questo lo spirito che ho cercato di
trasmettere ai miei figli”.
Come sta vivendo Nikolas
questa notorietà?
“Lui è uno che ha
la gioia dentro, si fa tante risate quando sente parlare di lui. L’altro giorno
ha letto un articolo in cui qualcuno lo paragonava a Higuain e non smetteva di
ridere. È normale che anche lui senta un po’ di pressione ma può contare sulla
forza di suo fratello e sua sorella. Sono tutti molto uniti e questo mi riempie
di gioia”.
Il Lugano
vorrebbe tenerlo, la Juve si è interessata, così come altre squadre d’oltre
Gottardo. Come si fa a scegliere?
“Al momento non
possiamo escludere nessuna ipotesi, anche se credo che forse il percorso
migliore sia quello legato a una permanenza in Svizzera. Il Lugano è una bella
realtà e lui è cresciuto nel Team Ticino, oltretutto in questi giorni i tifosi
del Lugano hanno dimostrato di voler bene a Nikolas con delle testimonianze che
ci hanno fatto piacere. L’importante è non bruciare le tappe. Lui parla perfettamente
il tedesco, essendo sua mamma tedesca e non ci sarebbero problemi nemmeno nel
caso di un trasferimento oltre Gottardo".
Non crede che sarebbe bello se un giovane talento ticinese potesse restare in Ticino? Almeno all'inizio della sua carriera...
"Senza dubbio. Infatti non scarto nessuna ipotesi. In quel caso spero che Nikolas possa avere un po' più di spazio e di considerazione di quella che ha avuto suo fratello Alexander".
(nella foto Alexander, Nikolas e papà Fabrizio)