CICLISMO
Il Tour dei matti fuori controllo
Questa corsa è così bella perché saltano pronostici e tattiche
Pubblicato il 07.07.2023 10:59
di Giorgio Genetelli
Come il cane della mascarpa, che fuggiva dai sassi bianchi proprio per le ripetute indigestioni di ricotta, anche qua si fatica a lasciarsi andare del tutto all’emozione. Troppo forti ancora i ricordi delle processioni ematocrite di Armstrong o Pantani, la ferrea guardia di Indurain o Rominger, le sporadiche follie di Zülle o Virenque, le bistecche di Contador e Valverde, i misteri di Gianetti e l’abbaglio di Dufaux, la sparizione medica di una serie di figure minori quali Rijs o Riccò, gli estrogeni del Pollo Rasmussen. Fine del mini-elenco. Troppo evidenti protervia e mancanza di coraggio di un ciclismo ammalato che per anni ha emanato fascino, sì, ma sinistro, come un racconto di Kafka. Infinito: i nomi sono da voluminoso elenco telefonico, e come lui spariti.
Però forse ci siamo: i sassi bianchi non fanno più così paura e sono tornati i campioni verosimili. Questo Tour de France è così bello perché saltano pronostici e tattiche: un giorno spara petardi Hinley e romba Vingegaard, il giorno dopo spruzza lava Pogacar e gli altri due sbigottiscono. Sono Pirenei ammantati di genio e strafalcioni, come gli eroi dell’Ariosto, uno dei quali morì proprio su queste montagne. Qui, ora, non muore nessuno e col ciclismo la tragedia a cento all’ora è sempre lì, Gino Mäder sarà vivo ogni giorno per ricordarlo. Non si muore per davvero, ma quante cadute nelle terribili volate per lanciare gli impresentabili velocisti verso una vittoria di duecento metri (a quando l’abolizione delle volate con più di dieci corridori?).
Ma, tornando all’argomento. Nemmeno le squadre sembrano più in grado di tenere in quadro la gara e si alternano a tirare e scoppiare. Pogacar sembra viaggiare da solo tanto la UAE è dissennata; Vingegaard spreme la Jumbo, si appoggia a Kuus e a Van Aert, due che sfiancano tutti, loro stessi, i compagni, e fiaccano pure il capitano; Hinley ha una Bora che è come difendere in due contro cento - titolo di un’avventura straordinaria di Tex e Carson, e naturalmente loro funzionano.
Uno spettacolo, da vivere con fremiti e ancora un pizzico di scetticismo, anche se negli ultimi due anni i soli casi di positività sono dovuti al Covid (sperando che non sia il coperchio per tutte le pignatte, notoriamente fabbricate dal diavolo).
Comunque, il sottoscritto ignorante aspetta solo una data. Il 9 luglio, cioè domenica, dopo quasi quarant’anni, torna il Puy-de-Dôme, luogo di nascita della sua nonna e dell’arrancare misero dell’Opel Corsa sulla rampa vulcanica in un lontano ottantanove. Chissà cosa faranno i verosimili campioni? Boh, non lo sanno neanche loro. Intanto, oggi, probabile volata di massa acefala. Dita incrociate.