Calcio
Luisito
Era un campione, era il regista della Grande Inter
Pubblicato il 09.07.2023 16:48
di Angelo Lungo
Generazioni di interisti sono state cresciute con una narrazione, quella che parlava della “Grande Inter”. Un racconto continuo e incessante, un ricordo tramandato con amore e senza nostalgia. La sublimazione era la recita, come una preghiera, della formazione: Sarti; Burgnich; Facchetti; Tagnin; Guarneri; Picchi; Jair; Mazzola; Milani; Suarez; Corso; allenatore Helenio Herrera. Luis Suarez indossava il numero 10, era il regista geniale e fantasioso, era proverbiale il suo lancio lungo. Andava oltre con il pensiero, le sue non erano semplici geometrie ma traiettorie immaginifiche. Arrivò a Milano dal Barcellona, comprato per 300 milioni, cifra che i catalani utilizzarono per costruire un anello del Camp Nou. Con i nerazzurri vinse tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali, fu Pallone d'oro nel 1960. Era l'Italia degli anni Sessanta. Il paese volgeva lo sguardo speranzoso e sognante verso lo sviluppo. L'orizzonte era il progresso. L'esistenza che prometteva benessere. La democrazia delle opportunità: tutti potevano migliorare il loro tenore di vita. L'ascensore sociale cominciava a funzionare: bastava osare ed essere ambiziosi. Si affacciavano sulla scena pubblica nuovi attori sociali: donne e giovani. Via dal lavoro duro delle campagne, la meta era la città: quella della fabbrica e dei servizi. Contadini che volevano essere operai e forse un giorno i loro figli sarebbero diventati, addirittura, impiegati. Milano era al centro di questa mutazione: volgeva le spalle al Mediterraneo e intendeva replicare il modello del Nord Europa: quello della ricchezza e dell'opulenza. Attraversava quei tempi Angelo Moratti. Si inventò petroliere, in un paese sprovvisto di quella materia prima. Fu un successo. Ma non gli bastava. Scelse il calcio per prendersi la ribalta sociale. Nel 1955 comprò l'Internazionale. Ma niente: tanti soldi spesi e le vittorie che latitavano. Ma l'arrivo di Herrera prima e di Suarez dopo, cambiarono la storia. L'allenatore era chiaro, rivolgendosi ai suoi giocatori, nei suoi dettami: “Se non sapete cosa fare, date palla a Suarez”. Il legame tra il fuoriclasse è Milano è stato indissolubile. Adios Luisito, il tempo lo hai sconfitto, l'Interismo e la Beneamata non ti dimenticheranno, mai.