AUTOMOBILISMO
È sempre stato amore nonostante il divieto
In Svizzera, fino allo scorso anno, erano vietati i GP di Formula: intanto ieri a Monza...
Pubblicato il 10.07.2023 07:44
di Silvano Pulga
Se scriviamo 11 giugno 1955, per molti sarà complicato associare questa data a un fatto storico. Ma se aggiungessimo Le Mans, il numero di persone che sanno di cosa stiamo parlando aumenterebbe in modo esponenziale. Sì, ci stiamo riferendo alla tragedia che, ancora oggi, è l'incidente più grave mai avvenuto in un autodromo. Il bilancio fu spaventoso:  84 morti e 120 feriti, molti dei quali segnati irreversibilmente da quell'evento.  Qualcuno avrà visto alcune immagini, del resto facilmente reperibili in rete: durante la 24 Ore la Mercedes-Benz 300 SRL condotta da Pierre Levegh decollò dopo aver urtato la Austin-Healey guidata da Lance Macklin. L'auto piombò in mezzo al pubblico presente in tribuna, incendiandosi e facendo, appunto, una strage. Come tutti sanno, l'eco della tragedia e il conseguente turbamento dell'opinione pubblica portarono all'emissione del divieto, sul territorio della Confederazione, di effettuare gare motoristiche. L'edizione del 1954, vinta da Juan Manuel Fangio, resta così l'ultima del Gran Premio di Svizzera, che si correva sul circuito di Bremgarten, nella capitale federale. Unica deroga quella per le competizioni di auto elettriche, concessa nel 2016.
Va detto che questa limitazione non ha mai scoraggiato, in Svizzera, la passione per i motori. Numerosi sono stati, nella storia, i piloti rossocrociati che hanno partecipato a gare automobilistiche e motociclistiche, a tutti i livelli. In Ticino ricordiamo con affetto Clay Regazzoni, scomparso tragicamente nel 2006 in un sinistro stradale in Italia, dopo aver perso l'uso delle gambe a causa di un incidente in gara a Long Beach il 30 marzo 1980, mentre si trovava alla guida di un'Ensign nel Gran Premio degli USA di Formula 1. Ma sono numerosi quelli in attività, tra i quali, per esempio, Sébastien Buemi, pilota ufficiale della Toyota Endurance, casa con la quale si è aggiudicato quattro edizioni della prestigiosissima 24h di Le Mans, tre delle quali consecutive. Ma, al di là dei conduttori, contano i tifosi: e quelli svizzeri sono davvero tanti anche se, per poter vivere la propria passione in autodromo, sono costretti ad affrontare trasferte all'estero.
Ne abbiamo avuto conferma in questo fine settimana monzese di gare Endurance: in un circuito ieri molto affollato, con le tribune gremite nei punti più spettacolari (rettilineo d'arrivo, prima variante, parabolica) abbiamo notato anche delle bandiere rossocrociate, esposte da appassionati venuti a sostenere i diversi piloti svizzeri in gara: tra loro, oltre al già citato Sébastien Buemi, nel team Iron Dames, anche la bernese Rahel Frey, vincitrice nel 2019 della ADAC 24h Rennen Nürburgring categoria GT: gente di spessore, insomma. Ma, a parte i drappi, a testimoniare la cospicua presenza elvetica nell'autodromo brianzolo erano le targhe dei veicoli incrociati per strada e nei parcheggi: molti i ticinesi (Monza è molto vicina, si sa), ma ampia la rappresentanza proveniente dalla Svizzera interna e dalla Romandia.
Va detto che, agli appassionati, le gare di durata piacciono. Diciamo anche che, in questa edizione, la presenza, dopo tantissimi anni, delle Ferrari ufficiali anche nella categoria regina, la Hypercar (o LMH, dove LM sta per Le Mans), ha fatto da magnete per tanti appassionati magari più tiepidi rispetto al mondo delle gare per le automobili a ruote coperte, che hanno il pregio, rispetto alle più blasonate F1, di utilizzare in gara le soluzioni tecnologiche delle auto di serie di ultima generazione come, per esempio, i motori ibridi. 
Va anche detto che, mentre le vetture di categoria LMH sono di libera progettazione, quelle di LMDh (Le Mans Daytona hybrid) devono sottostare ai dettami dell’IMSA statunitense: obbligo quindi dei fornitori unici per ciò che concerne cambio, batteria e sistema ibrido (obbligatorio per la categoria LMDh facoltativo per la LMH) e solo 4 fornitori di telaio (Dallara, Ligier, Oreca e Multimatic). Va detto che tra le vetture di categoria LMH Ferrari, Toyota e Peugeot sono anch’esse ibride, dal momento che sono equipaggiate con batteria e motore elettrico MGU che agisce sulle ruote anteriori, rendendole a trazione integrale durante alcune fasi della corsa. Specifichiamo che il sistema elettrico si ricarica in frenata. Caratteristiche, queste, che le rendono banchi di prova importanti per la produzione di serie, come scrivevamo sopra. 
Le auto sono inoltre sottoposte al Balance of Performance (BoP) che consente alle stesse di adattare le loro prestazioni rispetto a peso e potenza. Non sarebbe male introdurlo magari nella Formula regina, che in contemporanea correva in Inghilterra, come sappiamo. Ma le logiche sono differenti, almeno per ora.
Tornando alla passione elvetica per le gare motoristiche, la decisione dei parlamentari a Berna del maggio 2022 ha aperto degli spiragli, eliminando il divieto che vigeva, appunto, dal secolo scorso. Questo significa che vedremo a breve un Gran Premio di Formula 1 in Svizzera? Non ne siamo così sicuri, a dire il vero. Va detto, prima di tutto, che il Consiglio federale non era favorevole alla scelta. Simonetta Sommaruga, da ministro dell'ambiente oltre che dei trasporti, aveva sottolineato in aula le sue perplessità: "La domanda da porsi è se sia giusto, nel momento in cui si parla di protezione del clima, di sostenibilità, di inquinamento fonico, autorizzare nuovamente le gare su circuito di veicoli con motori a combustione" (Tvsvizzera.it).
Vanno poi segnalate alcune reazioni, tra le quali quella del Consigliere agli Stati Thierry Burkart:  "Dal 1955, sia le misure di sicurezza in generale che la tecnologia dei veicoli sono migliorate sensibilmente: per questo motivo, un divieto generale non sarebbe più giustificato. Tuttavia nessuno, in Parlamento e nella Commissione preposta, dà per scontato che un giorno, in Svizzera, si svolgerà una gara di Formula 1 classica". Insomma, acqua sul fuoco della passione rossocrociata per i motori, il tutto al netto di eventuali richieste di referendum. Aggiungiamo: tutti conosciamo le traversie che sta attraversando il progetto del nuovo stadio per il calcio a Zurigo, forse l'area più adatta (perlomeno secondo il nostro più che opinabile parere) a ospitare un impianto fisso per competizioni motoristiche, considerando elementi importanti come il bacino d'utenza, la vicinanza ai confini con gli altri Stati interessati e la presenza d'infrastrutture.  Pensare, quindi, che un progetto del genere possa passare, soprattutto in tempi brevi appare, francamente, utopistico.
Potrebbe invece essere molto più realistica la realizzazione di un circuito cittadino (come già avvenuto per le gare delle auto elettriche nel 2019, per esempio), che non avrebbe le caratteristiche di essere un impianto permanente, fermo restando tutte le problematiche di sicurezza, inquinamento acustico e ambientale. Va detto che i problemi non sono di facile soluzione; tuttavia, l'indotto delle competizioni motoristiche per vari settori strategici per la Confederazione (turismo e quindi alberghiero, ristorazione e servizi collegati) sarebbe non indifferente, e anche questo andrebbe preso in esame, per poter prendere delle decisioni.
Accanto a tutto questo, che già crea molte perplessità sul futuro delle competizioni motoristiche nella Confederazione, c'è poi da considerare la politica perseguita dalla FIA negli ultimi anni. Il numero massimo di gare è 24, imposte dai team soprattutto per problemi di budget. Fuori Europa, sono diversi i Paesi che spingono per ospitare la Formula 1: la Federazione Internazionale vorrebbe aumentare i Gran premi fuori dal Vecchio continente, per conquistare nuovi mercati. A dover cedere il passo, gare storiche in Europa: si parla con insistenza, per dire, della cancellazione futura di un appuntamento storico come quello belga di Spa - Francorchamps, chiamato dagli appassionati "L'Università della Formula 1".  Ma c'è chi, addirittura, mette in discussione gare leggendarie come quella di Montecarlo: come bestemmiare in chiesa, insomma. In una situazione del genere, pensare al ritorno del Gran Premio di Svizzera sembra davvero oltre l'immaginazione. 
Dopodiché, competizioni come quelle di ieri a Monza fanno pensare che, in fondo, l'automobilismo sportivo non vive solo di Formula 1. E che di svizzeri disposti a salire a bordo della propria auto (o del motociclo: ne abbiamo contati diversi) per apprezzare il rumore di motori delle auto da corsa anche di altre categorie ce ne sono tanti. E chissà che i più giovani, tra loro, un giorno, non possano ascoltare questo "baccano" per molti (e "musica" per altri) in terra elvetica. Come accadde per i loro nonni e bisnonni.