FUORI ORARIO
Quel Locarno dato per rotto…
37 anni fa le ‘bianche casacche’ navigavano sulla rotta del successo
Pubblicato il 13.07.2023 07:34
di Enrico Lafranchi
Il Locarno è stato brillantemente promosso in Seconda Interregionale. La squadra del presidente Mauro Cavalli ha l’ambizione di salire più in alto. Nella stagione 1985-86 era salita in Lega nazionale A insieme all’AC Bellinzona. Ne vogliamo parlare?
L’Illustrazione Ticinese scriveva: “Dopo 33 anni il Locarno è rientrato in serie A, a distanza di 6 anni dall’exploit compiuto da Rolf Blättler che aveva permesso alle “bianche casacche” di festeggiare nella stagione 1980/81 la promozione in B dopo un interminabile periodo trascorso tra gli “anonimi” della prima divisione. La città del Verbano ha salutato in maniera trionfale l’avvenimento”. 
FASCINO DEL DERBY
In Challenge League avevamo quattro squadre! Anche il derby sopracenerino vedeva il Lido e il Comunale nereggianti di folla (sui diecimila spettatori). Il rush finale del campionato fu… elettrizzante. La situazione era stata ‘radiografata’ così”: “Tre squadre ticinesi sono in lotta per la promozione, una lotta fratricida. I maligni sono pronti a scommettere che ci scapperà una bella frittata, che sarà l’allenatore dello Chênois Roberto Morinini a rompere le uova nel paniere a Peter Pzamandy e ad Antonio Chiandussi. Ma sicuramente c’è anche il Lugano che spera di festeggiare la promozione con un’altra nostra compagine”. Finì invece che i bianconeri, allenati da Marc Duvillard, dovettero accontentarsi del terzo posto (a due lunghezze dalla coppia al vertice della classifica). 
CHIANDUSSI
Antonio Chiandussi era alla guida di quel pimpante Locarno: “Non mi sento assolutamente un ‘eroe’ – aveva dichiarato. Per la “Città del Festival” il popolarissimo Toni (altri tempi) era stato paragonato, appunto, al mitico personaggio di Ian Lancaster Fleming, l’agente 007 James Bond, interpretato sul grande schermo, a cavallo di quegli anni, da Roger Moore (“Bersaglio mobile”) e Timothy Dalton (“007 Zona pericolo”), due film di grande successo. Ma, lasciamo da parte la ‘bondomania’…
Chiandussi aveva così commentato l’impresa: “Se sono riuscito a concludere felicemente questa avventura è grazie allo spirito di sacrificio di tutto il gruppo”.
Un’avventura che purtroppo ha avuto brevissima durata. Nel campionato dell’anno dopo (stagione 86-87) il Locarno ritornava in cadetteria insieme ad altre tre formazioni: La Chaux-de-Fonds, Vevey e Wettingen”. Il simpatico Toni era stato buon (o cattivo?) profeta: “Anche se l’avventura in A dovesse rimanere legata soltanto a quest’anno, è importante che la nostra politica rappresenti una continuazione dei programmi del club. I nostri tifosi (lo stadio del Lido si riempiva di gente entusiasta) devono sapere che per costruire una squadra solida e sicura per evolvere in serie A occorre un certo tempo”.
Curiosa una domanda che il giornalista gli aveva posto: ‘Ritiene che dopo un simile exploit si possa scongiurare un’altra caduta in verticale? L’allenatore, portato al settimo cielo dal presidente Michele Pedrazzini - che per scaramanzia si faceva cogliere dai fotografi dietro la porta con l’ombrello anche quando c’era il sole – lo aveva escluso: “È una cosa assolutamente inimmaginabile con le attuali strutture e un tale team di dirigenti e giocatori. Ci sono senz’altro le premesse per fare bella figura in lega nazionale anche in futuro”.
CHE SQUADRA!
Il ‘cast’ per la verità era strepitoso: Pauli Schönwetter, Kurt Niedermayer, Pierluigi Tami, Bruno Abächerli, Claudio Tedeschi. Ma c’erano altri ‘attori’ di tutto rilievo: Michele Nicora, Paolo Bernasconi, Armando Rossi (tutti e tre gol-keeper), Winfried “Winnie” Kurz e un giovanissimo Davide Morandi che dopo avere fatto parte della rosa in serie A era passato al Tresa per poi tornare a giocare con i bianchi in Prima Lega. 
MORANDI
Davide aveva avuto come allenatori Halama, Brenna e Morinini. Sentite (non c’è bisogno di auricolari!) che cosa aveva detto dell’allenatore dei tresiani: “Tengo a ringraziare molto Vincenzo (Brenna) che con la sua mentalità vincente mi ha stimolato al massimo. Mi ha aiutato a maturare anche come uomo”. E a proposito di Roberto (Morinini): “Ero in procinto di firmare per il Bellinzona ma Roberto ha usato con me argomenti convincenti. Non mi pento della decisione che ho preso”. Il settimanale GxG aveva raccolto queste sue ‘confidenze’: “Tra noi giocatori e anche con l’allenatore c’è un’intesa bellissima. Sembra di vivere in un altro mondo, non ho mai trovato un ambiente così sincero e fresco come il nostro: Locarno è la mia squadra, la mia piazza”.
PEDRAZZINI
Il calcio ticinese, si leggeva sui nostri quotidiani, era ritornato quello battagliero di una volta: “Locarno e Bellinzona sono pronti a rituffarsi nell’avventura con la A maiuscola”. A sorprendere ed emozionare il presidente Pedrazzini era stata l’affluenza all’ultima partita con il Le Locle e la notevole partecipazione di gente in Piazza Grande sotto una pioggia scrosciante: “È una dimostrazione di quanto sia profondo l’attaccamento della città, anzi di tutta la regione, alla squadra”. 
BLÄTTLER
Il Locarno era stato retrocesso nel 1953 e due anni dopo aveva conosciuto l’onta (così si era scritto) della caduta in Prima Lega. Era stato Blättler a distanza di ben 26 anni a togliere la squadra dal ‘purgatorio’ del calcio svizzero (ovvero la PL). Anni dopo nella città del Verbano ci eravamo incontrati con Rolf per farci spiegare il motivo della sua uscita dal calcio. Ci disse: “Quando ero alla testa della squadra Olimpica, Berna mi chiese se fossi disposto a fare l’allenatore professionista. Non me la sono sentita di prendere una decisione così importante. Il calcio è sempre molto imprevedibile, avrei anche dovuto cambiare domicilio. A Locarno sto benissimo, ho un lavoro in campo assicurativo che mi dà grosse soddisfazioni. Oggi lo stadio non è più tutto per me”. 
Rolf alle partite ci andava comunque ancora, soprattutto – da ex bianconero e biancoceleste – a quelle del Lugano e del GC. 
SUPER BOMBER
Su L’Eco dello Sport rileviamo che il suo sogno sin da bambino era di poter vestire un giorno la maglia del Grasshopper e calcare le gesta del leggendario Alfred Bickel, rossocrociato per 18 anni che con le ‘cavallette’ ha giocato il suo 400.esimo match all’età di 38. Sogno che è riuscito a realizzare! Per tre stagioni di seguito (1965-67) il ‘locarnese’ è infatti risultato capo-cannoniere di LNA con 71 reti. Erano anni – viene specificato – in cui nelle nostre formazioni militavano attaccanti con un grande fiuto del gol. Basti pensare a Fritz Künzli, Mucho Frigerio jun., Bert Theunissen, René Quentin, Giuliano Robbiani, Vincenzo Brenna!
Blättler ha vestito 22 volte la maglia rossocrociata nel periodo 1966-1973 segnando 13 gol. Ancora vivo nella memoria quello realizzato al Wankdorf contro l’Italia nel 1970, rete azzurra di Mazzola. Con Karl Odermatt e Köbi Kuhn, Blättler formava la linea mediana più famosa della nazionale. 
CONCLUSIONE
Abbiamo preso come titolo di questo ‘amarcord’ lo stesso usato 35 anni fa, evidentemente per un altro Locarno. Una società che è dovuta ripartire da zero ma che è riuscita a costruire anche in questi ultimi anni qualcosa di grandemente positivo. Affermando la propria dignità anche nel calcio regionale e continuando a coltivare e a realizzare le proprie aspirazioni. Oggi come ieri e come sarà domani il FC Locarno è una società in fiore!