Il Locarno è stato
brillantemente promosso in Seconda Interregionale. La squadra del presidente Mauro
Cavalli ha l’ambizione di salire più in alto. Nella stagione 1985-86 era salita
in Lega nazionale A insieme all’AC Bellinzona. Ne vogliamo parlare?
L’Illustrazione Ticinese
scriveva: “Dopo 33 anni il Locarno è rientrato in serie A, a distanza di 6
anni dall’exploit compiuto da Rolf Blättler che aveva permesso alle “bianche
casacche” di festeggiare nella stagione 1980/81 la promozione in B dopo un
interminabile periodo trascorso tra gli “anonimi” della prima divisione. La
città del Verbano ha salutato in maniera trionfale l’avvenimento”.
FASCINO DEL DERBY
In Challenge League avevamo
quattro squadre! Anche il derby sopracenerino vedeva il Lido e il Comunale nereggianti
di folla (sui diecimila spettatori). Il rush finale del campionato fu…
elettrizzante. La situazione era stata ‘radiografata’ così”: “Tre squadre
ticinesi sono in lotta per la promozione, una lotta fratricida. I maligni sono
pronti a scommettere che ci scapperà una bella frittata, che sarà l’allenatore
dello Chênois Roberto Morinini a rompere le uova nel paniere a Peter Pzamandy e
ad Antonio Chiandussi. Ma sicuramente c’è anche il Lugano che spera di
festeggiare la promozione con un’altra nostra compagine”. Finì invece che i
bianconeri, allenati da Marc Duvillard, dovettero accontentarsi del terzo posto
(a due lunghezze dalla coppia al vertice della classifica).
CHIANDUSSI
Antonio Chiandussi era alla
guida di quel pimpante Locarno: “Non mi sento assolutamente un ‘eroe’ –
aveva dichiarato. Per la “Città del Festival” il popolarissimo Toni (altri
tempi) era stato paragonato, appunto, al mitico personaggio di Ian Lancaster Fleming,
l’agente 007 James Bond, interpretato sul grande schermo, a cavallo di quegli
anni, da Roger Moore (“Bersaglio mobile”) e Timothy Dalton (“007 Zona pericolo”),
due film di grande successo. Ma, lasciamo da parte la ‘bondomania’…
Chiandussi aveva così commentato
l’impresa: “Se sono riuscito a concludere felicemente questa avventura è
grazie allo spirito di sacrificio di tutto il gruppo”.
Un’avventura che purtroppo ha
avuto brevissima durata. Nel campionato dell’anno dopo (stagione 86-87) il
Locarno ritornava in cadetteria insieme ad altre tre formazioni: La
Chaux-de-Fonds, Vevey e Wettingen”. Il simpatico Toni era stato buon (o
cattivo?) profeta: “Anche se l’avventura in A dovesse rimanere legata soltanto
a quest’anno, è importante che la nostra politica rappresenti una continuazione
dei programmi del club. I nostri tifosi (lo stadio del Lido si riempiva di
gente entusiasta) devono sapere che per costruire una squadra solida e
sicura per evolvere in serie A occorre un certo tempo”.
Curiosa una domanda che il
giornalista gli aveva posto: ‘Ritiene che dopo un simile exploit si possa
scongiurare un’altra caduta in verticale? L’allenatore, portato al settimo
cielo dal presidente Michele Pedrazzini - che per scaramanzia si faceva
cogliere dai fotografi dietro la porta con l’ombrello anche quando c’era il
sole – lo aveva escluso: “È una cosa assolutamente inimmaginabile con le
attuali strutture e un tale team di dirigenti e giocatori. Ci sono senz’altro
le premesse per fare bella figura in lega nazionale anche in futuro”.
CHE SQUADRA!
Il ‘cast’ per la verità era
strepitoso: Pauli Schönwetter, Kurt Niedermayer, Pierluigi Tami, Bruno Abächerli,
Claudio Tedeschi. Ma c’erano altri ‘attori’ di tutto rilievo: Michele Nicora,
Paolo Bernasconi, Armando Rossi (tutti e tre gol-keeper), Winfried “Winnie”
Kurz e un giovanissimo Davide Morandi che dopo avere fatto parte della rosa in
serie A era passato al Tresa per poi tornare a giocare con i bianchi in Prima
Lega.
MORANDI
Davide aveva avuto come
allenatori Halama, Brenna e Morinini. Sentite (non c’è bisogno di auricolari!)
che cosa aveva detto dell’allenatore dei tresiani: “Tengo a ringraziare
molto Vincenzo (Brenna) che con la sua mentalità vincente mi ha stimolato al
massimo. Mi ha aiutato a maturare anche come uomo”. E a proposito di
Roberto (Morinini): “Ero in procinto di firmare per il Bellinzona ma Roberto
ha usato con me argomenti convincenti. Non mi pento della decisione che ho
preso”. Il settimanale GxG aveva raccolto queste sue ‘confidenze’: “Tra
noi giocatori e anche con l’allenatore c’è un’intesa bellissima. Sembra di
vivere in un altro mondo, non ho mai trovato un ambiente così sincero e fresco
come il nostro: Locarno è la mia squadra, la mia piazza”.
PEDRAZZINI
Il calcio ticinese, si
leggeva sui nostri quotidiani, era ritornato quello battagliero di una volta: “Locarno
e Bellinzona sono pronti a rituffarsi nell’avventura con la A maiuscola”. A
sorprendere ed emozionare il presidente Pedrazzini era stata l’affluenza
all’ultima partita con il Le Locle e la notevole partecipazione di gente in
Piazza Grande sotto una pioggia scrosciante: “È una dimostrazione di quanto
sia profondo l’attaccamento della città, anzi di tutta la regione, alla squadra”.
BLÄTTLER
Il Locarno era stato
retrocesso nel 1953 e due anni dopo aveva conosciuto l’onta (così si era
scritto) della caduta in Prima Lega. Era stato Blättler a distanza di ben 26
anni a togliere la squadra dal ‘purgatorio’ del calcio svizzero (ovvero la PL).
Anni dopo nella città del Verbano ci eravamo incontrati con Rolf per farci
spiegare il motivo della sua uscita dal calcio. Ci disse: “Quando ero alla
testa della squadra Olimpica, Berna mi chiese se fossi disposto a fare
l’allenatore professionista. Non me la sono sentita di prendere una decisione
così importante. Il calcio è sempre molto imprevedibile, avrei anche dovuto
cambiare domicilio. A Locarno sto benissimo, ho un lavoro in campo assicurativo
che mi dà grosse soddisfazioni. Oggi lo stadio non è più tutto per
me”.
Rolf alle partite ci andava
comunque ancora, soprattutto – da ex bianconero e biancoceleste – a quelle del
Lugano e del GC.
SUPER BOMBER
Su L’Eco dello Sport rileviamo
che il suo sogno sin da bambino era di poter vestire un giorno la maglia del
Grasshopper e calcare le gesta del leggendario Alfred Bickel, rossocrociato per
18 anni che con le ‘cavallette’ ha giocato il suo 400.esimo match all’età di
38. Sogno che è riuscito a realizzare! Per tre stagioni di seguito (1965-67) il
‘locarnese’ è infatti risultato capo-cannoniere di LNA con 71 reti. Erano anni
– viene specificato – in cui nelle nostre formazioni militavano attaccanti con
un grande fiuto del gol. Basti pensare a Fritz Künzli, Mucho Frigerio jun., Bert
Theunissen, René Quentin, Giuliano Robbiani, Vincenzo Brenna!
Blättler ha vestito 22 volte
la maglia rossocrociata nel periodo 1966-1973 segnando 13 gol. Ancora vivo
nella memoria quello realizzato al Wankdorf contro l’Italia nel 1970, rete
azzurra di Mazzola. Con Karl Odermatt e Köbi Kuhn, Blättler formava la linea mediana
più famosa della nazionale.
CONCLUSIONE
Abbiamo preso come titolo di
questo ‘amarcord’ lo stesso usato 35 anni fa, evidentemente per un altro
Locarno. Una società che è dovuta ripartire da zero ma che è riuscita a
costruire anche in questi ultimi anni qualcosa di grandemente positivo. Affermando
la propria dignità anche nel calcio regionale e continuando a coltivare e a
realizzare le proprie aspirazioni. Oggi come ieri e come sarà domani il FC
Locarno è una società in fiore!