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Le mani arabe sul calcio
È una precisa strategia, le opinioni di un grande esperto
Pubblicato il 15.07.2023 11:29
di Angelo Lungo
Marco Bellinazzo è un’autorevole firma del prestigioso quotidiano economico Il Sole 24 Ore. È uno dei massimi competenti, in Italia, di temi riguardanti l’economia sportiva, e del business che ruota intorno al mondo del calcio. È autore del libro “Le nuove guerre del calcio”, pubblicato da Feltrinelli. Le sue opinioni sono lucide e analitiche.
L'Arabia Saudita e il calcio
“È una strategia adottata con altri sport: il golf; il tennis; la Formula 1. L'obiettivo è ricollare il paese nello scacchiere internazionale. Vogliono rivestire un ruolo egemone, il calcio è uno strumento potente. Hanno osservato le mosse del Qatar e degli Emirati Arabi e hanno deciso che era il momento di scendere direttamente in campo. È anche una mossa politica astuta che ha dei risvolti al proprio interno. L'idea è quella di concedere ai giovani una sorta di modernità e in fondo distrarli. Non c'è niente di estemporaneo. È tutto calcolato”.
La Fifa e l'Uefa
“Assistono e appoggiano l'Arabia Saudita. Non hanno nessuna intenzione di porre degli ostacoli. La Fifa considera gli arabi dei fedeli alleati. Infantino ha costruito l'asse Nord-America e paesi del Golfo. Grazie a loro e agli Stati africani ha una maggioranza netta a discapito dell'Europa e del Sudamerica. L'Uefa ha stretti rapporti con il Qatar, aveva bisogno del suo sostegno contro i fautori della Superlega. Non c'è nessuna volontà di fermare gli arabi, portano tanti soldi e il movimento ne ha un'assoluta necessità”.
La Premier
“Il suo vantaggio sulle altre leghe è incolmabile. Gli inglesi hanno una supremazia notevole e che è destinata a durare. Doppiano il fatturato messo assieme della Liga e della Bundesliga. Il successo non si può contrastare. Hanno anche dei rigidi controlli finanziari sulle società. Il City sta subendo un'inchiesta di questo tipo. Non fanno sconti. In realtà, gli altri campionati sono dei vasi di coccio, tra due vasi di ferro: gli arabi e la Premier”.
La Serie A
“È un campionato in crisi di liquidità. Mancano dei grandi investitori. E c'è l'annoso problema degli stadi. È un torneo di passaggio. I migliori se ne vanno. È alla ricerca di una sua identità. L'aspetto positivo è quello che c'è un discreto patrimonio tecnico-tattico”.
La Juve
“Si trova in una fase di transizione. Sarà fuori dall'Europa e le verranno a mancare importanti introiti. Deve abbassare i costi di gestione e non sarà semplice. Ha una rosa pletorica, i dirigenti dovranno essere bravi a cedere”.
L'Inter
“La squadra ha un impianto solido. La finale di Champions ha aiutato i conti. Ma non basta, ha un indebitamento importante, ogni anno spende sui 40 milioni di interessi passivi. L'anno prossimo scadrà un prestito rilevante e si capirà quali sono i piani dei cinesi, o rilanciano o saranno costretti a vendere il club. Per il momento vogliono, per cedere le quote della società, una cifra ritenuta dal mercato troppo alta. L'autofinanziamento non può sempre funzionare”.
Il Milan
“Ha i conti in ordine, il prossimo bilancio chiuderà addirittura con un utile. Gli americani stanno cercando nuove strade, adottano il loro stile e seguono il loro modello di business. Guardano al futuro, hanno dei piani precisi, intendono essere innovativi. Si muovono rispettando l'equilibrio tra costi e i ricavi”.