Marco
Bellinazzo è un’autorevole firma del prestigioso quotidiano
economico Il
Sole 24 Ore.
È uno dei massimi competenti, in Italia, di temi riguardanti
l’economia sportiva, e del business che ruota intorno al mondo del
calcio. È autore del libro “Le nuove guerre del calcio”,
pubblicato da Feltrinelli. Le sue opinioni sono lucide e analitiche.
L'Arabia
Saudita e il calcio
“È
una strategia adottata con altri sport: il golf; il tennis; la
Formula 1. L'obiettivo è ricollare il paese nello scacchiere
internazionale. Vogliono rivestire un ruolo egemone, il calcio è uno
strumento potente. Hanno osservato le mosse del Qatar e degli Emirati
Arabi e hanno deciso che era il momento di scendere direttamente in
campo. È anche una mossa politica astuta che ha dei risvolti al
proprio interno. L'idea è quella di concedere ai giovani una sorta
di modernità e in fondo distrarli. Non c'è niente di estemporaneo.
È tutto calcolato”.
La
Fifa e l'Uefa
“Assistono
e appoggiano l'Arabia Saudita. Non hanno nessuna intenzione di porre
degli ostacoli. La Fifa considera gli arabi dei fedeli alleati.
Infantino ha costruito l'asse Nord-America e paesi del Golfo. Grazie
a loro e agli Stati africani ha una maggioranza netta a discapito
dell'Europa e del Sudamerica. L'Uefa ha stretti rapporti con il
Qatar, aveva bisogno del suo sostegno contro i fautori della
Superlega. Non c'è nessuna volontà di fermare gli arabi, portano
tanti soldi e il movimento ne ha un'assoluta necessità”.
La
Premier
“Il
suo vantaggio sulle altre leghe è incolmabile. Gli inglesi hanno una supremazia
notevole e che è destinata a durare. Doppiano il fatturato messo
assieme della Liga e della Bundesliga. Il successo non si può
contrastare. Hanno anche dei rigidi controlli finanziari sulle
società. Il City sta subendo un'inchiesta di questo tipo. Non fanno
sconti. In realtà, gli altri campionati sono dei vasi di coccio, tra
due vasi di ferro: gli arabi e la Premier”.
La
Serie A
“È
un campionato in crisi di liquidità. Mancano dei grandi investitori.
E c'è l'annoso problema degli stadi. È un torneo di passaggio. I
migliori se ne vanno. È alla ricerca di una sua identità. L'aspetto
positivo è quello che c'è un discreto patrimonio tecnico-tattico”.
La
Juve
“Si
trova in una fase di transizione. Sarà fuori dall'Europa e le
verranno a mancare importanti introiti. Deve abbassare i costi di
gestione e non sarà semplice. Ha una rosa pletorica, i dirigenti dovranno essere
bravi a cedere”.
L'Inter
“La
squadra ha un impianto solido. La finale di Champions ha aiutato i
conti. Ma non basta, ha un indebitamento importante, ogni anno spende
sui 40 milioni di interessi passivi. L'anno prossimo scadrà un
prestito rilevante e si capirà quali sono i piani dei cinesi, o
rilanciano o saranno costretti a vendere il club. Per il momento
vogliono, per cedere le quote della società, una cifra ritenuta dal
mercato troppo alta. L'autofinanziamento non può sempre funzionare”.
Il
Milan
“Ha
i conti in ordine, il prossimo bilancio chiuderà addirittura con un
utile. Gli americani stanno cercando nuove strade, adottano il loro
stile e seguono il loro modello di business. Guardano al futuro,
hanno dei piani precisi, intendono essere innovativi. Si muovono
rispettando l'equilibrio tra costi e i ricavi”.