Il
calcio è il romanzo popolare della modernità. I fili dell'ordito si
ripetono. E la trama, sempre la stessa, appassiona, divide e suscita
scalpore. La vicenda Lukaku è il tormentone dell'estate
italiana. Gli interpreti coinvolti sono i migliori possbili. Attori
protagonisti: il belga; il Chelsea; l'Inter; la
Juve. Attori non protagonisti ma che non si ritengono tali: i
tifosi. Il centravanti, specie rara in giro, è un
apparente volubile, viene dipinto come un umorale. La narrazione lo
descrive come in preda di categorie esistenziali che lo inquietano. E
di una madre che ne influenza le sue decisioni. Ma la spiegazione è
semplice: Madama gli offre più della Beneamata, il contratto è più lungo e l'ingaggio è superiore. Questa è la struttura,
quella di cui parlava il barbuto di Treviri, il resto è la
sovrastruttura, ossia l'elemento residuale. La forza di Lukaku è la
debolezza dei club, che pure spendono e mettono tanti denari. Il suo
avvocato ne è consapevole e astutamente fa le sue mosse. Il Chelsea
è la squadra più schizofrenica del biennio. È un compratore
compulsivo. Acquista solo dai 100 milioni in poi. La sua rosa è
pletorica. Non ha nessun progetto. L'esito è scontato. Deve disfarsi
dei calciatori che ha strapagato. E subisce i loro ricatti. L'Inter
deve barcamenarsi. La proprietà vuole l'autofinanziamento. Prima si
cede e poi si prendono i sostituiti. Le trattative impostate, sono
lunghe, necessitano di incastri. La Juve
vive una fase interlocutoria. Elkann ha estromesso Agnelli, ha messo
fine a una gestione che ha prodotto deficit in serie. È stato
assunto Giuntoli per copiare il modello sostenibile impostato a Napoli. Ma il
nuovo corso ha bisogno di tempo. Si deve tamponare, l'idea è
semplice: via il giovane attaccante e dentro quello navigato ma che
in Italia fa la differenza. E il bilancio è quasi salvo. Cercano di
prendersi disperatamente la scena: i tifosi.
Sui social, la loro cassa di risonanza, lo sfogatoio sempre pronto,
esprimono i loro pareri. Dicono di difendere la maglia, i colori, si
consolano e sono convinti di essere ascoltati, si credono i
rappresentanti, retorici, dell'identità. Coinvolte sono Inter e Juve.
Le due non si riconoscono, sono incompatibili, l'una considera
l'altra illegittima. Ergo: Lukaku ha ragione.
Calcio
La scelta ragionevole di Lukaku
La forza del centravanti belga e la debolezza dei club