CALCIO
Un portierone a forza 100
Andrea Cataldo vuole spingere il Mendrisio nella stagione del Centenario
Pubblicato il 20.07.2023 09:04
di Carlo Scolozzi
"Guarda i muscoli del capitano" cantava il mitico Francesco De Gregori. Ma erano "di plastica e di metano", mentre quelli del protagonista della nostra intervista sono autentici. Un fisico autentico, scolpito, che esagerando è degno della scultura di un dio greco, sui quali si rincorrono svariati tatuaggi. Coi dovuti paragoni, un Sylvester Stallone o un Arnold Schwarzenegger ante litteram, insomma. Lui è il 39.enne Andrea Cataldo e lo si può tranquillamente etichettare come il metaforico animus pugnandi del Mendrisio, che si è inerpicato sui muri della Seconda Interregionale come un'edera e capace di risalire fino alla Prima Classic. 
Allora Cataldo, siete giunti in una categoria più in linea col vostro blasone. La festa non è mica già finita...
"In effetti la promozione è ancora fresca, lo dico tra virgolette. In un certo senso l'abbiamo archiviata, anche se ne parliamo tuttora in spogliatoio. La carica dovuta al recentissimo salto di categoria deve darci nuova linfa per il torneo che andremo ad affrontare e nel quale, me lo sento, ci toglieremo le nostre belle soddisfazioni".
Sarà un campionato speciale per voi e per il sodalizio del quale difendete i colori.
"Noi vogliamo vincere sempre e per raggiungere questo obiettivo diamo il 100%. Sarà così anche stavolta, a maggior ragione. Il 2024 è infatti l'anno del Centenario e ci teniamo quindi particolarmente a disputare una buona stagione".
Quali saranno le armi, sportive, di questo Mendrisio?
"Prima di tutto la continuità. Punteremo su quella perché abbiamo effettuato pochi innesti. Questi ultimi ci daranno qualcosa in più, ne sono certo, ma è giusto sottolineare che c'è una base molto valida".
Tu hai un doppio ruolo in seno a questa società: parare e... 
"... Trasmettere ai giovani i valori di questo club, introdurli praticamente nel mondo Mendrisio, che è eccezionale. Io che sono qui da ormai quindici anni ho insomma delle responsabilità nei confronti dei ragazzi che hanno qualche anno di meno".
Sei anche il capitano, anche se in quest'ambito c'è un discorso un po' più complesso da fare, perché di leader la vostra squadra ne ha diversi.
"Ah, ho capito. Ti riferisci a gente come Rey, Tito Tarchini e pure Mascazzini. Io non li chiamerei però leader, salirei di un gradino e definirei anche loro dei capitani. Qui di giocatori simbolicamente gallonati ne abbiamo appunto parecchi e ciò è quello che fa la differenza sul rettangolo di gioco".