CALCIO
Lugano, non sarà un po' troppo?
Il club vuole il terzo posto in campionato, la finale di Coppa e il passaggio dei gironi in Europa
Pubblicato il 20.07.2023 10:01
di L.S.
La parte relativa agli obiettivi da raggiungere è da sempre un capitolo particolarmente atteso ad ogni conferenza stampa di inizio stagione.
È successo anche ieri con il FC Lugano, impegnato quest’anno su ben tre fronti: campionato, Coppa Svizzera ed Europa.
E il club non ha certo usato l’arma della prudenza al momento di esporre i propri obiettivi: primi tre posti in campionato, altra finale di Coppa da raggiungere (e magari vincere) e passare la fase a gironi della Coppa europea che si disputerà (Europa League o Conference che sia).
L’asticella, giusto dirlo, è stata messa altissima. Forse anche troppo, verrebbe da dire.
Perché se è vero che i sogni sono qualcosa che a volte ci fanno vivere meglio, è innegabile che raggiungere i tre traguardi auspicati vorrebbe dire rasentare la perfezione. Cosa che nel calcio è difficilmente ottenibile, anche se le ultime due stagioni del Lugano ci sono andate molto vicine.
Fare esercizio di prudenza e mettere le mani avanti non significa essere pessimisti, ci mancherebbe, ma soltanto guardare in faccia la realtà delle cose. Soprattutto in questo momento della stagione, in cui il Lugano deve annoverare la perdita di due pilastri come Doumbia e Daprelà e convivere con l’incertezza del recupero di Mai.
Da qui la sensazione, nonostante l’arrivo di Grgic e di qualche giovane talento su cui però bisognerà lavorarci, che i bianconeri, almeno per il momento, non siano più forti rispetto alla scorsa stagione.
Il mercato è ancora lungo, è vero, e alcune situazioni in uscita (soprattutto la posizione di Celar) andranno chiarite al più presto.
È anche vero che questa dirigenza ci ha abituato a grandi colpi dell’ultima ora (ricordate Steffen?) e la sensazione è che nel caso di bisogno, anche quest’anno nulla verrà lasciato al caso.
È comunque innegabile che l’Europa, per esperienze passate (non solo in casa bianconera), rappresenti una variabile da non sottovalutare per le nostre squadre. Giocare il giovedì (tra l’altro sempre in trasferta nel caso del Lugano) e la domenica, se non si dispone di una rosa lunghissima e fortissima, può diventare un’incognita di non poco conto.
Qualche anno fa Lombardi, presidente dell’Ambrì, parlò di Playoff, per poi pentirsene amaramente, mentre alla Corner Arena lo slogan “titolo in tre/cinque anni con McSorley” è ancora lì a fare da sottofondo di un cocente fallimento tecnico. E lo scorso anno, per restare nel calcio, nessuno ha dimenticato il sogno promozione del Bellinzona di Bentancur, che sullo slancio del salto di categoria in Challenge League, aveva mirato altissimo. Decisamente troppo.
L’ambizione è legittima, è spesso il motore del successo, ma forse, in questo momento della stagione, con un mercato ancora da valutare e un’Europa (tra l’altro passare i gironi di Europa League o di Conference non è proprio la stessa cosa…) da “studiare”, sarebbe stato meglio aspettare un po’ prima di lanciarsi in roboanti proclami.
In fondo, come recitava una famosa canzone, che fretta c’era?