Si raccomanda di abbassare il culo e
passarla in mezzo, prima regola per la costruzione dal basso, che va
bene per le piramidi d’Egitto ma meno per il fotbal. Ma ormai il
verbo è questo, scintillante, dopo lunghi decenni passati a
insegnare ai bambini di tutto il mondo di non passarla mai in mezzo,
piuttosto trombarla nei campi adiacenti (nel senso della palla, sia
chiaro). Ieri a Lucerna si è visto Martin Frydek (in maglia blu,
occhio) tentennare dopo aver avuto a disposizione tutte le modalità
del buon terzino per liberarsi dell’oggetto sferico e arroventato.
Invece ha cercato una specie di copula con Tosetti in blanda
pressione fino al momento clou: traversone al centro della propria
area, nello stesso istante in cui il portiere Müller gli si
avvicinava per farsela dare, la palla, con il compagno Knezevic che
presidiava senza sapere. Grgic del Sion, fischiettando forse Il
triangolo no, l’ha sbattuta nella porta aperta che il povero
portiere provava a richiudere con una corsa disperata. Insomma,
Fridek sarà anche ceco, ma non è che ci veda benissimo. E uno.
Direte: okay, ma perché abbassare il
culo? Beh, guardate Arthur della Giuve (altra tonalità di blu, a
questo punto due indizi fanno una prova), brasiliano e in linea
teorica dotato di tutto l’armamentario. Fa la stessa cosa
dell’oscuro Frydek, ma con movenze da piedi nudi in spiaggia, a
baricentro flesso per scavare il pallone: culo basso e palla al
centro (secondo noi farà scuola), verso l’avversario Gaich, uno di
quegli argentini che si divertono a far disperare i brasiliani, visto
che a farsi gabbare ci si mette anche Danilo. E pam! In gol. E due.
Poi, dopo, gli allenatori che la
scaricano, loro sì, in tribuna, diranno che è stata una cattiva
interpretazione delle loro idee, tra le quali non è più annoverata
quella basilare: palla fuori e (ma è un optional) culo alto.
Ovazione! Direbbe Freak Antoni.