Kevin
Durant è una delle stelle del basket della pallacanestro
statunitense. Ma oltre a essere un fuoriclasse sul parquet, ha
dimostrato di avere indiscusse abilità forensi. È diventato un
“avvocato” e ha ottenuto una clamorosa vittoria. Durant viene
descritto come un taciturno, non chiacchiera molto, sembra che sia dotato di una
dialettica poco convincente. Per lui le parole costituiscono un
temibile avversario, fa meno fatica con le difese schierate in campo.
Ma ha deciso che doveva parlare e perorare una causa. Ha chiamato il
commissioner Adam Silver e lo ha convinto, argomentando e spiegando.
Risultato: l'Nba ha tolto la marijuana tra le sostanze proibite per i
suoi giocatori. Il provvedimento è stato ratificato il primo luglio.
Niente più controlli, multe, eventuali sospensioni per i recidivi.
La star dei Phoenix Suns è stato intervistato dalla CNBC, nel corso
della conversazione ha confessato che ha trovato il coraggio di
rivolgersi al temuto e inflessibile Silver. “In realtà l'ho chiamato
e gli ho chiesto di togliere la marijuana dall'elenco delle sostanze
vietate. Non ti influenza in alcun modo negativo. Sentivo che fosse
arrivato il tempo di affrontare la questione”. Si sono incontrati
direttamente, il commissioner ha subito capito: “Ha sentito l'odore
della sostanza. Beh, quando ci siamo visti me l'ha annusata addosso,
non c'è stato bisogno di molte parole. A questo punto è come il
vino. Nella Nba lo fanno tutti”. La nuova regola fa
parte del contratto di lavoro appena firmato e che sarà valido per i
prossimi sette anni. Durant è sicuro: “Le cose sono cambiate in America e nel mondo, l'uso della marijuana non è più stigmatizzato
pubblicamente come in passato”. La Nba vuole concentrare i propri
sforzi per individuare e combattere l'uso di sostanze ritenute più pericolose
come cocaina e ormoni della crescita, doping che influenza e altera
prestazioni e risultati.
Basket
La Nba liberalizza la marijuana
Un avvocato molto speciale ha perorato la causa