Parla un’operatrice a contatto con gli anziani
Voglio essere sereno anche se non posso cambiare il passato
Una relazione si basa sull’ascolto e non sul giudizio
Pubblicato il 23.03.2021 12:26
di Angelo Lungo
Sabrina Lepore ha un’esperienza professionale decennale con gli anziani. È un’operatrice “Validation”, una tecnica che si basa sulle intuizioni di Naomi Feil, una gerontologa di origine tedesca.
 
Che cos’è Validation?
“Significa accompagnare, dichiarare valido. È un metodo di comunicazione, incentrato su un atteggiamento empatico. Si cerca di stabilire una relazione autentica con l’obiettivo di creare un legame di fiducia con la persona che ci sta di fronte. È efficace con gli anziani disorientati”.
 
Come si manifesta il disorientamento?
“È una riduzione della consapevolezza di se stessi e della realtà esterna, si verifica una mancanza di orientamento nel tempo e nello spazio. È un fenomeno piuttosto diffuso tra le persone anziane, dopo gli 80 anni, e fa parte del naturale processo di deterioramento che mente e corpo subiscono con il passare degli anni”.
 
Che si intende per “compiti di vita”?
“Ne parla compiutamente Erik Eriksen. Per tutta la vita ci chiediamo: chi sono Io? E cerchiamo di costruire la nostra identità. L’età della nostra vita va dalla nascita alla vecchiaia. Attraversiamo fasi che hanno specifici compiti, occorre affrontarli e superarli, per procedere a uno stadio successivo in maniera “sana”. Si procede tra “conquiste” e “fallimenti”. Le questioni irrisolte, affettive o professionali, continuano a emergere se non vengono risolte. Questa irresolutezza e tormento sono cause del disorientamento”.
 
E per bisogni?
“Lo psicologo Abraham Maslow ne individua 5: bisogni fisiologici; bisogni di sicurezza; bisogni di appartenenza; bisogni di stima; bisogni di autorealizzazione. In sintesi vogliamo essere amati e sentirci utili. Dare un significato alla nostra vita. Siamo ricercatori di senso”.
 
Come funziona Validation?
“Si parte dal presupposto di avere rispetto per l’anziano. Si deve osservare il suo essere, il suo comportamento e le sue reazioni. Non giudicare il suo porsi anche se appare strano o addirittura bizzarro: sta esprimendo un bisogno, manifestando dei sentimenti attraverso gli strumenti che ha a disposizione. Chiede: ascolto”.
 
Il metodo prevede sedute individuali.
“Si organizza un ambiente protetto, rassicurante. Si adottano tecniche verbali e non verbali, necessarie per sopperire a eventuali difficoltà comunicative. Attraverso domande pertinenti e tramite un contatto fisico, si cerca di entrare in empatia con la persona che si trova al nostro cospetto. Non si vuole comprendere ma accogliere. L’anziano deve esprimere se stesso, manifestare liberamente le sue emozioni, in qualunque spazio e tempo creda di trovarsi, non dobbiamo pretendere di modificare questa sua convinzione”.
 
E sedute di gruppo.
“Consente di trovare o ritrovare la relazione con gli altri. A ogni componente viene assegnato un “ruolo individuale” collegato alla sua vita sociale o privata, al suo vissuto. Si imposta un ritmo cadenzato sulla ripetitività, in modo da generare sicurezza e appartenenza. Si deve permettere un’espressione libera senza il timore di essere giudicati. Lo scopo è di fare emergere un senso di rinnovata utilità, fare percepire di essere ancora valorizzati, fare accrescere la loro autostima. Una sorta di consapevolezza dell’essere ancora vitali, per riassaporare il gusto della dignità e sentire il profumo del ruolo sociale che per anni era stato riconosciuto. Raramente simili esternazioni sono espresse al di fuori del gruppo”.
 
Cosa le resta dopo queste sedute?
“Un privilegio: quello di condividere momenti di vita di una persona; sentire che mi hanno accordato fiducia; essere entrata in empatia, in modo naturale. Cerco lo sguardo degli occhi, osservo i lineamenti del loro viso, stringo premurosamente le loro mani. Non si apre un mondo ma un universo. Ho la sensazione che la vita pulsi e che l’umanità non finisce mai di mostrarsi e stupire”.
 
Cosa pensa della sua professione?
“Mi sono immersa in essa con passione, ardore, curiosità, naturalezza e l’aria non mi è mai mancata. È come vivere tante altre vite, ascoltando storie di persone generose, altruiste, egoiste o gentili. Mi sono imposta una regola: mai giudicare o incedere nel moralismo”.
 
La pandemia?
“È arrivata all’improvviso. Ha sconvolto un mondo, ha reso tutto precario, siamo entrati in un territorio da scoprire come facevano i pionieri. Gli anziani vivono di certezze che magari potrebbero sembrare piccole e il cambiamento è stato radicale. L’auspicio è che quanto prima si possa recuperare un minimo di normalità”.
 
Scrive Leonard Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce”.