Calcio
Lugano, quel mal di testa da alte vette
I bianconeri sono consapevoli di essere saliti di livello: adesso le aspettative sono cambiate
Pubblicato il 09.08.2023 07:00
di Silvano Pulga
Vista da un'altra angolazione, la reazione dopo la sconfitta di Zurigo è forse figlia di un po' d'inesperienza a stare a certi livelli. A voler ben guardare, negli anni passati, di punti lasciati per strada, di partite perse per degli errori individuali, ne abbiamo viste tante. Però, questa volta la situazione sembra essere differente. Come mai? A nostro parere, sono le aspettative ad avere generato un certo tipo di risposte. Non ci stancheremo mai di scriverlo: la testa, nello sport agonistico, è fondamentale. Per informazioni, citofonare Mathieu Van der Poel, giusto per citare un esempio recente: un altro, cadendo in quel modo, nel momento decisivo di un Campionato del Mondo su strada preparato da mesi, in fuga da solo, senza un compagno a dare una mano, magari si sarebbe demoralizzato, avrebbe pensato al destino cinico e baro. Lui no: si è rialzato, ed è finita come sappiamo. A dimostrazione che è la testa l'elemento fondamentale, soprattutto quando hai tutti gli altri argomenti per offrire una prestazione di primo piano. Oggi il Lugano è consapevole di essere su un livello diverso rispetto agli altri anni. E questo, probabilmente, fa sì che certe controprestazioni, certe leggerezze, non vengano più tollerate. Si è parlato molto di un atteggiamento, in allenamento, non adatto al clima partita. Sabbatini, a Fuorigioco, ha detto che la partita era stata preparata tenendo conto della partenza di Amoura dall'inizio, e che questo ha creato qualche problema. Difficile, per lui (e anche per noi), collegare un disagio che ci sarebbe anche potuto stare per i primi 10' di gioco con degli errori individuali ai quali i suoi compagni sono andati incontro nella ripresa, ma tant'è. Si è parlato di sirene di mercato, di Europa e tanto altro. Probabilmente sta accadendo allo spogliatoio sottocenerino quello che succede a un alpinista non allenato quando si trova a una quota troppo alta, senza essersi prima acclimatato: una specie di mal di montagna, insomma. Qualcuno avrà visto, in settimana, in azione le altre squadre svizzere impegnate in Europa, e avrà avuto voglia di calcare quei palcoscenici, altri sono innervositi da offerte che non arrivano, o che non sono considerate adeguate, chissà. Forse, come ammesso dal Crus a fine partita, il suo messaggio, questa volta, non è passato: le ipotesi sono tante, e tutte valide. Secondo noi, molto più semplicemente, il carico emotivo si è fatto pesante. Lunedì abbiamo fatto il paragone con lo Young Boys non a caso: i bernesi stanno vivendo la medesima situazione. Campionato, attesa dell'Europa, voci di mercato per i giocatori più appetitosi. Però, l'ambiente è più sereno. Non è un caso, ma acclimatamento a quelle altezze: un po' la differenza che passa tra un alpinista esperto, guida alpina professionista, e un appassionato di montagna, in buona condizioni fisiche, preparato dal punto di vista tecnico ma che, durante la settimana, vive (e si allena) in pianura. Il secondo potrà raggiungere comunque buoni risultati, naturalmente: ma dovrà fare un allenamento specifico per tollerare la quota. Ecco, secondo noi a Lugano siamo in questa situazione. Il gruppo, nel quale sono stati inseriti tanti giovani talentuosi ma non in grado, ovviamente, di poter prendere in mano la squadra, ha bisogno di allenarsi alle quote elevate. Vuol dire sopportare lo stress di tante situazioni agonistiche differenti, le voci di mercato, le situazioni estemporanee in partita. Tutto assieme? Certo. Facile? No, ma è un passaggio indispensabile per crescere. Il sorteggio europeo non è andato benissimo: in una situazione già spesso vista in passato, da queste parti, l'urna di Nyon ha consegnato ai ticinesi una squadra non di nome (la quale, quindi, difficilmente porterà allo stadio tifosi neutrali che, due settimane prima, si saranno visti il Servette coi Rangers di Glasgow in Champions League), ma tecnicamente rognosissima anche se, va detto, ha perso per strada due degli elementi fondamentali nella scorsa stagione. Sono partiti bene, come lo era il Lugano fino al calcio d'inizio a Zurigo: quindi, è giusto essere ottimisti, e giocarsela, soprattutto nella testa di tutto l'ambiente. In conclusione, domenica ci sarà già un'ottima occasione per riprendere la barra della situazione. L'Yverdon è squadra che ha dimostrato di saper essere estremamente fastidiosa, e per il Crus sarà facile andare a toccare certi tasti, chiedendo attenzione e concentrazione. Poi, è vero, come sanno gli appassionati, che il lavoro di acclimatamento non lo fai in due giorni: ma, come in tutte le cose, l'importante sarà imboccare la via giusta. E la grinta insolita di Bottani, subito dopo il novantesimo a Zurigo, è un capitale di energia che non dovrà essere sprecato. A patto, ovviamente, d'instradarlo dalla parte giusta: perché, come diceva uno vecchio spot di tanti anni fa, la potenza è nulla senza controllo. E, aggiungiamo, pericolosa.