Vista
da un'altra angolazione, la reazione dopo la sconfitta di Zurigo è
forse figlia di un po' d'inesperienza a stare a certi livelli. A
voler ben guardare, negli anni passati, di punti lasciati per strada,
di partite perse per degli errori individuali, ne abbiamo viste
tante. Però, questa volta la situazione sembra essere differente.
Come mai? A nostro parere, sono le aspettative ad avere generato un
certo tipo di risposte. Non ci stancheremo mai di scriverlo: la
testa, nello sport agonistico, è fondamentale. Per informazioni,
citofonare Mathieu Van der Poel, giusto per citare un esempio
recente: un altro, cadendo in quel modo, nel momento decisivo di un
Campionato del Mondo su strada preparato da mesi, in fuga da solo,
senza un compagno a dare una mano, magari si sarebbe demoralizzato,
avrebbe pensato al destino cinico e baro. Lui no: si è rialzato, ed
è finita come sappiamo. A dimostrazione che è la testa l'elemento
fondamentale, soprattutto quando hai tutti gli altri argomenti per
offrire una prestazione di primo piano. Oggi il Lugano è consapevole
di essere su un livello diverso rispetto agli altri anni. E questo,
probabilmente, fa sì che certe controprestazioni, certe leggerezze,
non vengano più tollerate. Si è parlato molto di un atteggiamento,
in allenamento, non adatto al clima partita. Sabbatini, a Fuorigioco,
ha detto che la partita era stata preparata tenendo conto della
partenza di Amoura dall'inizio, e che questo ha creato qualche
problema. Difficile, per lui (e anche per noi), collegare un disagio
che ci sarebbe anche potuto stare per i primi 10' di gioco con degli
errori individuali ai quali i suoi compagni sono andati incontro
nella ripresa, ma tant'è. Si è parlato di sirene di mercato, di
Europa e tanto altro. Probabilmente sta accadendo allo spogliatoio
sottocenerino quello che succede a un alpinista non allenato quando
si trova a una quota troppo alta, senza essersi prima acclimatato:
una specie di mal di montagna, insomma. Qualcuno avrà visto, in
settimana, in azione le altre squadre svizzere impegnate in Europa, e
avrà avuto voglia di calcare quei palcoscenici, altri sono
innervositi da offerte che non arrivano, o che non sono considerate
adeguate, chissà. Forse, come ammesso dal Crus a fine partita, il
suo messaggio, questa volta, non è passato: le ipotesi sono tante, e
tutte valide. Secondo noi, molto più semplicemente, il carico
emotivo si è fatto pesante. Lunedì abbiamo fatto il paragone con lo
Young Boys non a caso: i bernesi stanno vivendo la medesima
situazione. Campionato, attesa dell'Europa, voci di mercato per i
giocatori più appetitosi. Però, l'ambiente è più sereno. Non è
un caso, ma acclimatamento a quelle altezze: un po' la differenza che
passa tra un alpinista esperto, guida alpina professionista, e un
appassionato di montagna, in buona condizioni fisiche, preparato dal
punto di vista tecnico ma che, durante la settimana, vive (e si
allena) in pianura. Il secondo potrà raggiungere comunque buoni
risultati, naturalmente: ma dovrà fare un allenamento specifico per
tollerare la quota. Ecco, secondo noi a Lugano siamo in questa
situazione. Il gruppo, nel quale sono stati inseriti tanti giovani
talentuosi ma non in grado, ovviamente, di poter prendere in mano la
squadra, ha bisogno di allenarsi alle quote elevate. Vuol dire
sopportare lo stress di tante situazioni agonistiche differenti, le
voci di mercato, le situazioni estemporanee in partita. Tutto
assieme? Certo. Facile? No, ma è un passaggio indispensabile per
crescere. Il sorteggio europeo non è andato benissimo: in una
situazione già spesso vista in passato,
da
queste parti, l'urna di Nyon ha consegnato ai ticinesi una squadra
non di nome (la quale, quindi, difficilmente porterà allo stadio
tifosi neutrali che, due settimane prima, si saranno visti il
Servette coi Rangers di Glasgow in Champions League), ma tecnicamente
rognosissima anche se, va detto, ha perso per strada due degli
elementi fondamentali nella scorsa stagione. Sono partiti bene, come
lo era il Lugano fino al calcio d'inizio a Zurigo: quindi, è giusto
essere ottimisti, e giocarsela, soprattutto nella testa di tutto
l'ambiente. In conclusione, domenica ci sarà già un'ottima
occasione per riprendere la barra della situazione. L'Yverdon è
squadra che ha dimostrato di saper essere estremamente fastidiosa, e
per il Crus sarà facile andare a toccare certi tasti, chiedendo
attenzione e concentrazione. Poi, è vero, come sanno gli
appassionati, che il lavoro di acclimatamento non lo fai in due
giorni: ma, come in tutte le cose, l'importante sarà imboccare la
via giusta. E la grinta insolita di Bottani, subito dopo il
novantesimo a Zurigo, è un capitale di energia che non dovrà essere
sprecato. A patto, ovviamente, d'instradarlo dalla parte giusta:
perché, come diceva uno vecchio spot di tanti anni fa, la potenza è
nulla senza controllo. E, aggiungiamo, pericolosa.
Calcio
Lugano, quel mal di testa da alte vette
I bianconeri sono consapevoli di essere saliti di livello: adesso le aspettative sono cambiate